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Re: Il genio eterno
Ven Ott 14, 2022 3:38 pm
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Giorgione
Dom Ott 09, 2022 8:18 pm
Giorgione, La tempesta, 1502-1503 circa.
Olio su tela, 82x73 cm. Venezia, Gallerie dell'Accademia-
Si sa molto poco della breve vita di Giorgione o Giorgio Zorzi , il significato di molti suoi quadri è ancora oscuro per gli studiosi.
Troverete se volete le info QUI
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Re: Il genio eterno
Lun Ago 29, 2022 2:52 pm
Giove e Teti di Jean-Auguste-Dominique Ingres interpreta l’episodio dell’Iliade nel quale la madre di Achille supplica Giove di spingere il figlio a combattere nuovamente.
Jean-Auguste-Dominique Ingres, Giove e Teti, 1811, olio su tela, 324 x 260 cm.
Jean-Auguste-Dominique Ingres, Giove e Teti, 1811, olio su tela, 324 x 260 cm.
Aix-en-Provence, Museo Granet
Jean AQuiuguste Dominique Ingres, grande pittore dell'Ottocento, è nato a Montauban (Francia) il 29 agosto dell'anno 1780. Primo di cinque figli, compie il suo apprendistato presso la bottega paterna. Nel 1791 entra nell'Accademia di Tolosa come allievo del pittore Roques, appassionato cultore di Raffaello, e in seguito del paesaggista Briant.
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Re: Il genio eterno
Lun Lug 18, 2022 11:20 pm
“Il riposo durante la fuga in Egitto”
di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio.
Pittore (1571 - 1610)
Analisi completa dell'opera QUI
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Re: Il genio eterno
Dom Giu 05, 2022 5:01 pm
Pentecoste del pittore Giotto anno 1291-1295, affresco, 500 x 400 cm, fascia superiore della controfacciata della Basilica superiore di Assisi.
Se volete saperne di più su Giotto di Bondone cliccate QUI
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Re: Il genio eterno
Lun Mag 30, 2022 8:42 am
LE CONSEGUENZE DELLA GUERRA, anno 1637-1638, olio su tela, 206 x 305 cm,
Galleria Palatina, Firenze.
Rubens
Per saperne di più su questo Artista cliccare Qui
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Re: Il genio eterno
Ven Mar 04, 2022 8:55 pm
Nascita di Venere
Sandro Botticelli (Firenze 1445 - 1510)
Data
1485 c.
Museo
Collezione
Collocazione
Sala 10-14
Tecnica
Tempera su tela
Dimensioni
172,5 x 278,5 cm
Nota come “Nascita di Venere”, la composizione raffigura più precisamente l’approdo sull’isola di Cipro della dea dell’amore e della bellezza, nata dalla spuma del mare e sospinta dai venti Zefiro e, forse, Aura. La dea è in piedi sopra la valva di una conchiglia, pura e perfetta come una perla. L’accoglie una giovane donna, identificata talvolta con una delle Grazie oppure con l’Ora della primavera, che le porge un manto cosparso di fiori; alla stagione primaverile rimandano anche le rose portate dai venti. Il tema del dipinto, che celebra Venere come simbolo di amore e bellezza, fu forse suggerito dal poeta Agnolo Poliziano.
E’ molto probabile che il committente dell’opera sia da ricercarsi all’interno della casata dei Medici, sebbene non si abbiano notizie del dipinto prima del 1550, quando Giorgio Vasari lo descrive nella villa medicea di Castello, proprietà del ramo cadetto della famiglia Medici fin dalla metà del XV secolo. Avvalora questa ipotesi anche la raffigurazione degli alberi di aranci, considerati un emblema mediceo per l’assonanza fra il nome della famiglia e quello con cui queste piante erano note, ‘mala medica’.
Diversamente dalla “Primavera”, dipinto su tavola, la “Nascita di Venere” fu realizzato su tela, un supporto non di rado impiegato nel Quattrocento per pitture decorative destinate alle residenze signorili.
Botticelli prende ispirazione da statue di epoca classica per l’atteggiamento pudico di Venere, che copre la nudità con i lunghi capelli biondi, i cui riflessi di luce sono ottenuti tramite l’applicazione di oro; anche la coppia dei Venti che vola abbracciata è una citazione da un’opera antica, una gemma di età ellenistica posseduta da Lorenzo il Magnifico.
Testo
Daniela Parenti
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Re: Il genio eterno
Dom Feb 20, 2022 8:00 pm
Battesimo di Cristo
Paolo Caliari detto il Veronese
Caratteristiche
Descrizione
Data
1580 c.
Museo
Palazzo Pitti
Collezione
Galleria Palatina
Collocazione
Sala dell'Iliade
TecnicaOlio su tela
Dimensioni
196 x 133 cm
San Giovanni Battista costituisce una presenza ricorrente nel catalogo del Veronese sia in veste di protagonista (come ne ‘La predica’ alla Galleria Borghese di Roma), sia di co-protagonista (come negli esempi plurimi del Battesimo di Cristo) o di gregario di lusso in composizioni di più vasto impegno.
Osservando poi nello specifico le tele di soggetto analogo che costellano la sua produzione, sembra quasi che l’artista abbia qui voluto compendiare le esperienze precedenti portandole a definizione. L’attenzione si focalizza infatti sulla scena del primo piano, senza aggravi strutturali di aperture paesaggistiche o incursioni di committenti. La centralità dell’elemento trinitario è confermata dalla terna degli angeli così come dall’asse lungo il quale si succedono la colomba dello Spirito Santo, la ciotola del Battista e la testa di Cristo, in parte raccordati dal tronco dell’albero. Veronese si concentra dunque sull’interpretazione che l’episodio del Battesimo di Cristo assume nei vangeli sinottici, non solo eliminando i dettagli non pertinenti, ma anche recuperando dalle prove giovanili la posa del Cristo a braccia incrociate. Un dettaglio assai significativo che allude alla Crocifissione, ricordando come il Battesimo ne sia una prefigurazione. Scegliendo di farsi battezzare nel Giordano a scopo di purificazione, come faceva Giovanni con i suoi seguaci, Gesù accetta di fatto di condividere i peccati degli uomini entro un percorso di sofferenza e redenzione che culminerà sulla Croce. Una scelta suggellata dalla voce del Padre e conclamata dalla discesa dello Spirito Santo in forma di colomba, a ricomporre appunto con Gesù le tre persone della SS. Trinità, e avverando così la profezia avanzata dal precursore, riguardo all’avvento del Messia “colui che battezza con Spirito santo e con fuoco”.
Il dipinto si trovava originariamente presso l’Oratorio della confraternita dei Fiorentini ad Ancona e da un’iscrizione presente sul verso apprendiamo che fu riparato in sacrestia per il pericolo «d’esser danneggiato da sorci, dall’humido, e da altro disastro». Numerosi sono infatti i guasti che presentava quando giunse a Firenze nel 1667 a seguito dall’acquisto da parte di Ferdinando II de’Medici. Il Granduca, appassionato di pittura veneta qual era, gli assegnò un posto di privilegio in Tribuna, affidandolo però prima alle cure di Baldassarre Franceschini, detto il Volterrano che lo «rassettò», effettuando interventi conservativi e di reintegro, nonché disegnando una nuova cornice, poi realizzata da Jacopo Maria Foggini. Non molto tempo dopo, nel 1699, l’opera entrò però nelle mire del Gran Principe Ferdinando che lo volle per la sua collezione, incaricando nell’occasione Niccolò Cassana del ritensionamento e ampliamento della tela.
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Re: Il genio eterno
Ven Gen 21, 2022 9:43 pm
Adorazione dei pastori
Livio Mehus
(Oudenaarde 1627-Firenze 1691)
Caratteristiche
Descrizione
Data
1670-1680 c.
Museo
Palazzo Pitti
Collezione
Galleria Palatina
Tecnica
Olio su tela
Dimensioni
73 × 88 cm
Quest’opera, con al centro la sacra famiglia circondata da un gruppo di pastori e contadine accorsi a rendere omaggio al piccolo Gesù, ci offre un’interpretazione intima e raccolta dell’episodio evangelico.
Il fulcro della scena è costituito dalla Vergine, colta nell’atto di sollevare un lembo del lenzuolo per coprire il figlio. La scena è dominata dalla luce emanata dal Bambino, che irradia le figure circostanti. Questo è un esempio tipico della pittura “a lume di notte”, che trova in Correggio uno dei primi e più alti punti di riferimento.
Le dimensioni ridotte del dipinto lasciano pensare che si trattasse di un quadro da stanza, destinato alla devozione privata e le espressioni dolci e affettuose ed i gesti appena accennati ma eloquenti dei protagonisti richiamano la cosiddetta “poetica degli affetti” in linea con quanto operato da Federico Barocci e Correggio.
Sullo sfondo si apre uno squarcio di cielo, acceso da bagliori e percorso da nubi striate, che sembrano preannunciare un temporale. Questo particolare attesta il chiaro interesse di Mehus per la descrizione naturalistica e la resa degli effetti atmosferici, temi assai cari alla tradizione pittorica
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