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Ven Gen 07, 2022 10:54 pm
<<A proposito>> bisbigliò lei, <<ti ricordi di quello che mi avevi detto poco tempo fa?>>
<<Bé, se mi spieghi ne sarei felice.>>
<<Ti dovrò chiedere una cosa, mi avevi riferito, potrei sapere cosa?>>
<<Avevo anche detto “finito il caso”. E’ forse finito?>>
<<Come la fai lunga>> borbottò Cassandre, desiderosa di sapere, <<se devi dirmi qualcosa, dimmela e basta!>>
Maurice la guardò dolcemente, <<sarà una cosa che, penso, ti farà tanto piacere.>>
<<Allora non me la dici?>>
<<Non ora.>>
<<Che bast..do!>>
Decisero di fare dei turni per permettere al compagno di concretizzare un sonnellino. Il primo a dormire, dopo aver lanciato una moneta, fu Maurice. Cassandre si accomodò sul seggiolino tenendo d’occhio lo schermo del computer.
Il giovane russava come un bisonte e lei, con benevolo sadismo, lo toccava dentro per fargliela smettere.
Qualche minuto più avanti, in un riquadro che controllava la strada, si presentarono due fari di un’automobile che si avvicinavano sulla larga provinciale. Visto il traffico praticamente inesistente, Cassandre iniziò ad esaminare le immagini. La vettura, fatta la curva più in basso, iniziò a rallentare sino ad accostarsi un po’ più in su della piccola mulattiera che portava nel bosco alle spalle dell’abbazia. I fari si spensero e vi fu un attimo di pausa. Dopo una decina di minuti, dal buio del piccolo sentiero si notava scendere una figura lontana che camminava verso la vettura. Quando l’immagine umana uscì dal bosco, Cassandre notò che portava addosso un saio da frate. Senza attendere oltre, svegliò Maurice che, sfregandosi gli occhi e mugugnando frasi senza senso, si alzò dalla brandina e si avvicinò allo schermo.
<<Quello che scende nella mulattiera mi sembra proprio un frate>> bisbigliò la giovane.
Quando il monaco si approssimò alla vettura, dalla stessa scese un individuo con addosso anch’egli un saio. Era un figuro corpulento, almeno sembrava esserlo alla visione verde dei raggi infrarossi. Il grosso uomo aprì e sollevò il cofano del portabagagli. Con evidente fatica ne estrasse un piccolo corpo avvolto in una coperta.
<<Guarda>> asserì Maurice, <<o è un bimbo o un nano, non ci sono alternative.>>
<<Allora ci siamo!>> esclamò Cassandre.
La sorta di monaco che era sceso dalla mulattiera, lo agguantò e lo caricò sulle spalle. Tra i due vi fu un colloquio breve, dopo il quale si divisero e l’estraneo che era arrivato con la vettura salì sulla stessa e rimase fermo in quel luogo.
Con il piccolo carico umano, il frate iniziò a risalire la mulattiera. La neve, rimasta dai giorni precedenti, si presentava insidiosamente scivolosa, pur se non alta.
<<Muoviamoci>> disse Cassandre, iniziando a mettersi addosso una giacca a vento appesa sul porta abiti, <<forse abbiamo in mano la soluzione.>>
Il compagno non attese oltre e si infilò anch’egli un pesante giaccone.
Presero le armi, un passepartout, una pila e aprirono la porta scorrevole del furgone scendendo direttamente sulla strada principale, avendo cura di girare lontano dalla macchina in sosta per non farsi scoprire. Vi era molto buio, solo il lattiginoso chiarore della mezza luna rischiarava il contesto invernale. Imboccata la mulattiera, iniziarono cautamente a seguire le orme lasciate dal monaco che, passo dopo passo, era scomparso tra gli abeti. Masson aveva spiegato a loro di una sorta di baita inserita nel terreno, ma non era andato oltre al dire che aveva trovato la porta quasi marcia serrata a chiave.
<<Guarda>> mormorò Cassandre, quasi tremante dal freddo e dalla paura, <<le orme escono dalla mulattiera e deviano nel bosco.>>
Maurice fece cenno di seguirle, procedendo a rilento per non farsi scorgere dal monaco. Le fronde degli abeti erano piegate forzatamente dal carico della neve. Oltre alle orme lasciate dal frate, si notavano svariate impronte di animali selvatici, dalla larghezza, probabilmente volpi, lupi, o anche cinghiali, che in quella zona erano di casa. Per non farsi scorgere, non accesero la pila procedendo con particolare attenzione. Qualche minuto dopo, arrivarono in un punto del bosco dove dovettero arrestarsi. Ad una trentina di metri da loro, lo sconosciuto stava trafficando con una chiave in una porta di legno vecchia e quasi marcia, proprio al centro di una parete in sasso larga una decina di passi. L’individuo spostò il piccolo carico umano inerte da una spalla all’altra e, con un forte strattone, aprì il fradicio battente. Poco dopo richiuse e scomparve in quella sorta di rifugio interrato per la maggior parte della sua costruzione.
I due giovani si avvicinarono con cautela e accesero la pila, non avendo più il pericolo di essere avvistati. Cassandre levò la pistola dalla tasca della giacca a vento e si girò verso Maurice, <<dai, prova ad aprirla>> bisbigliò, indicando la porta imputridita. Lui prese la maniglia ruggine e la fletté verso il basso con estrema lentezza, <<è chiusa>> mormorò.
<<Prova con il passepartout.>>
Lui lo estrasse dalla tasca del giaccone e iniziò ad inserire le varie chiavi che lo componevano.
Mentre il compagno le provava tutte, Cassandre si diede un’occhiata intorno. Notò, verso il basso, l’abbazia lugubre e silenziosa stagliarsi verso il cielo quasi a voler sfiorare la mezza luna infilata in mezzo alle guglie. Abeti, pini e alberi spogli imbiancati dalla neve, erano fitti intorno a quella sorta di capanna alpina occultata nel terreno.
<<Si apre!>> disse lui sottovoce.
Uno scricchiolio nei cardini ruggini, precedette l’apertura del battente. Cassandre tese le mani e puntò la pistola verso il buio dell’interno. Maurice accese la pila e iniziò ad entrare. Non vi era luce, il piccolo pianerottolo in cemento grezzo finiva, un paio di metri più avanti, in una scala sempre in
cemento che scendeva nell’oscurità. Puntando la pila, si accorsero che i gradini giravano in una chiocciola perfetta ma molto stretta. Con circospezione incominciarono a scendere con le gambe tremanti. Maurice non aveva mai partecipato a operazioni di polizia di quella problematicità, anzi, quando parlava con amici e colleghi, si definiva un “topo d’ufficio”. Cassandre, di fatto, nonostante avesse conseguito la laurea in criminologia, non aveva mai avuto a che fare con delle armi vere. In quel momento, si sentiva un pesce fuor d’acqua. Dalla sua, la giovane aveva la caparbietà che si era sempre sentita nel cuore. Ma ora era un fatto diverso, di una truce realtà sconcertante.
Il silenzio accompagnava i loro passi giù per la scala a chiocciola. Finita la stessa, la luce della pila si scontrò con un’altra porta chiusa. Maurice provò ad aprirla con cautela, ma, anche quella, era serrata a chiave. Estrasse quindi il passepartout e iniziò a provare le varie chiavi inserendole nella toppa. Non si sentivano rumori, solo una sorta di mugugno si espandeva nell’aria come se fosse a chilometri di distanza. All’apertura del battente, una flebile luce illuminò il viso di Maurice che, brandendo la pistola, inserì la testa guardando all’interno. Sotto una luce tremolante di candele, vide un locale molto grande e lugubre. Nel mezzo, un lungo tavolo di legno vecchio che sosteneva un corpo piccolo nudo che si dibatteva nel suo sangue. Era legato mani e piedi ed aveva uno straccio nella bocca che gli impediva di urlare. Dalle fattezze e dalla struttura, Maurice si accorse che si trattava del corpo di un nano. Con irruenza entrò puntando la pistola verso il tavolo, <<polizia!!>> gridò, <<questa è un’operazione di polizia, siete circondati!>>
Nonostante le sue intimazioni, non ebbe risposta. A parte il nano agonizzante, la sorta di grande locale pareva privo di forme di vita, tanto che i due giovani entrarono e iniziarono a controllare il contesto intorno con le pistole puntate.
<<Qui non c’è nessuno>> mormorò Cassandre.
Con la ferocia di una tigre, un frate uscì dall’angolo buio a tergo della porta. Aveva un bastone tra le mani e correva verso Maurice. Il giovane percepì i passi svelti dietro di sé e, con l’arma tra le mani, si girò con un attimo di ritardo. La sorta di monaco imbestialito, calò il bastone con brutalità sul collo del poliziotto, il quale, con il buio negli occhi, si accasciò con un rantolo soffocato.

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Ven Gen 07, 2022 10:53 pm
Cassandre puntò l’arma verso l’individuo iracondo intimandogli di buttarsi a terra. Quasi in contemporanea percepì alle sue spalle una voce nota, quella che aveva sentito nel registratore. Si girò con uno scatto e rimase impietrita di fronte al nuovo venuto. <<Tu!!>> urlò spaventata, <<non puoi essere tu!!>>
L’individuo, con il saio di un frate addosso, le si avvicinò, <<io, Cassandre, sono proprio io!>> disse appressandosi a lei.
<<Ma perché?!>>
Non fece in tempo ad avere una risposta, che la specie di monaco le impiantò una siringa nel braccio premendo immediatamente il cilindro di entrata del liquido.
Cassandre restò immobile a fissarlo con gli occhi spalancati nell’incredulità. Dall’incredulità passò all’annebbiamento della vista. Il varco al buio dello svenimento, si espresse con il suo corpo che si abbatté al suolo.

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Gio Gen 06, 2022 10:58 pm
Lunedì ho l'appuntamento con il mio editore...che mi ha già detto che mi darà il codice ISBN e lo metterà in commercio..perché lo sta leggendo e ha dichiarato che sta venendo un giallo micidiale....se lo dice lui....

CAPITOLO N° 24
Di pomeriggio inoltrato, Cassandre e Maurice tornarono a casa. Erano le sette e, dalle finestre del piccolo appartamento, notarono alcuni fiocchi di neve bagnata scendere dal cielo ombroso. Si sentivano stanchi ma contenti dei loro progressi nelle indagini. Quando erano usciti dall’ufficio di Lucas, il grande capo aveva assicurato che, non appena in possesso della striscia del DNA, l’avrebbero inserita nel database della Gendarmerie per la comparazione con tutte quelle degli elementi schedati registrati nel sistema. Certamente sarebbe stata una verifica come un’altra, ma nulla poteva essere lasciato al caso.
L’acqua della doccia accarezzava lo splendido corpo di Cassandre, dandole ristoro e benessere. Si sentiva importante, in quel momento, tutti gli sforzi che avevano fatto lei e il compagno si erano rivelati un successo. Certo, non avevano alcuna certezza, ma già il fatto di per sé scandiva una evidenza delle prove e dei reperti che erano riusciti a elaborare. Vi era poi un altro quesito da porsi: se stavano prendendo un abbaglio, che figura avrebbero fatto? No, nella sua mente era certa, no, non si stavano arrampicando sugli specchi, i fatti erano quelli, non v’era ombra di dubbio!
Un gustoso effluvio di carne ai ferri le si inserì nelle nari, quando uscì dalla doccia con indosso un accappatoio azzurro bordato di blu.
Maurice stava facendo saltare sulla piastra due fiorentine acquistate qualche ora prima.
<<Ti piacciono?>> le chiese con fare compiaciuto.
<<Oddio, avrei preferito dell’aragosta ripiena di caviale, comunque mi posso accontentare.>>
Lui rimase senza parole.
<<Oppure dei gamberoni al whisky, li hai mai mangiati?>>
Maurice la prese e la baciò con irruenza, <<io preferirei una Cassandre in salsa tartara>> ironizzò poco dopo.
<<Che schifo, non mi è mai piaciuta la salsa tartara.>>
<<Neanche a me, ma una Cassandre liscia sarebbe un ottimo piatto.>>
Lei arrossì leggermente, ma poi ricordò le parole che il compagno le aveva detto qualche ora prima. <<Cosa intendevi dire, quando nel pomeriggio mi hai detto “finito il caso dovrò chiederti una cosa”?>> chiese.
<<E’ finito il caso?>>
<<No.>>
<<Allora ne riparleremo a suo tempo.>>
<<Certo, voglio dire, è come mettere davanti alla bocca di un affamato un pollo arrosto per poi toglierglielo appena cerca di addentarlo.>>
Si sedettero a tavola con il sorriso sulle labbra e con sguardi eloquenti maliziosamente dolci.
Qualche minuto dopo, il telefono fisso squillò il suo fonema. Maurice rispose ancora con la carne in bocca, <<pronto?>> ….<<oh, sì, Lucas, l’ascolto….>>….<<ma dove?….nel palazzo del vescovo!….non ci posso credere!>>….<<ma chi l’ha trovato?>>….<<va bene, ci rechiamo subito là!>>
Il giovane attaccò la cornetta e si mise a fissare nel vuoto.
<<Mi sono persa qualcosa?>> chiese Cassandre, notando il suo mutismo.
<<Il….segretario….del vescovo….>> balbettò lui.
<<Non dirmi che….!>>
<<Sì, l’hanno trovato morto nella sua stanza….>>
<<Morto?! Morto come?>>
<<Morto, cassandre, sai cosa vuol dire “morto”?>>
<<So cosa vuol dire “morto”! Ma intendevo se morto ammazzato o per cause naturali.>>
Maurice portò la mano alla gola e la passò da una parte all’altra, <<Lucas mi ha detto sgozzato.>>
Velocemente, e senza più parlare, finirono la cena, si vestirono, e con la vettura si recarono davanti al palazzo del vescovo.
Un nugolo di luci blu roteanti illuminavano la notte davanti al grande immobile religioso. I poliziotti, a decine, entravano dal portone principale per i controlli di rito. Lucas era lì fuori ad aspettarli e, quando scesero dalla macchina, accolse i due giovani con fare serio e compunto, <<Cristo santo, un omicidio non capibile!!>> esclamò.
<<Non tanto>> affermò Cassandre, valicando l’enorme portone d’entrata.
Percorrendo i lunghi corridoi che portavano nelle stanze degli ecclesiastici, lei, Lucas e Maurice, non si scambiarono parole. La fretta di raggiungere la stanza dell’omicidio, non ne poneva le basi. Davanti all’alloggio del segretario del vescovo vi erano i poliziotti, il vescovo in persona e molti prelati con i visi smunti e le mani tremolanti. Gli agenti, vedendo il grande capo Lucas, fecero largo nella calca di curiosi.
<<Non capisco….>> balbettò monsignore, <<non capisco.>>
Guidati da Martin Picard, gli esperti della Scientifica con un camice bianco addosso s’industriavano a fare i dovuti rilievi.
<<Oh, Lucas>> disse Picard salutandolo, <<è proprio un brutto omicidio!>>
Di fatto, il corpo supino del prete era riverso a pancia in giù nel mezzo di una pozza di sangue semi raggrumato.
<<E’ morto da molto?>> domandò Cassandre, avvicinandosi alla salma.
Picard fece una smorfia, <<diciamo un’ora, massimo due, non è ancora raffreddato.>>
La giovane si appressò al cadavere e, nonostante fosse la prima visione di un morto ammazzato, cercò di controllare se vi fosse qualche indizio da rilevare. Guardando attentamente, si accorse che il dito indice della mano destra era allungato in una maniera strana: come se lui avesse voluto scrivere un qualcosa con il polpastrello. Cassandre si avvicinò e controllò accuratamente. Nel sangue, in fase di solidificazione, parevano scorgersi delle lettere. La giovane chiese se qualcuno della Scientifica avesse per caso una lente d’ingrandimento. Fu subito accontentata. Da una prima occhiata non trasse nulla di importante, ma poi, guardando con cura attraverso la lente, si accorse che vi erano delle lettere in parte quasi annullate dall’espandersi del sangue fresco.
<<Maurice>> invitò lei, <<prova a osservare anche tu, mi sembra di riconoscere delle lettere.>>
Lui prese la lente e controllò attentamente, <<sì, ci sono delle lettere, ma sono quasi irriconoscibili.>>
<<Volete dire che prima di morire abbia tentato di segnare un nome?>> chiese Lucas.
Quasi annullate dalla dilatazione del liquido vitale rosso, s’intravedevano confusamente tre lettere dell’alfabeto.
<<La prima potrebbe essere una “M”>> spiegò Maurice, avvicinando maggiormente la lente, <<la seconda una “A”, la terza mi parrebbe una “S”.>>
Cassandre si fermò a riflettere. “MAS”, che significato potrebbe avere una parola del genere?
<<Hai controllato bene?>> chiese a Maurice.
<<Per quanto si possa esaminare una scritta nel sangue raggrumato, sì.>>
La mente della giovane iniziò a fare ipotesi: “MAS”, poteva essere maschio, oppure massone, quante parole iniziavano con “MAS”? Un’infinità!
Cassandre estrasse la macchina fotografica digitale che aveva sempre con sé, ed incise la scritta zoomandola sino a grandezza dello schermo. Poi fece ulteriori foto al cadavere. <<Per avere la garanzia che vi sia scritto “MAS”, bisognerà inserire la foto nel computer dei rilievi e farla analizzare da un esperto fotografico della Gendarmerie.>> asserì, rimettendo la macchina nella borsa.
Un cenno di Lucas, confermò la sua affermazione.

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Gio Gen 06, 2022 10:55 pm
Alla mattina presto, Masson e Neveu furono svegliati dall’abate priore fra’ Vincent, che disse loro se volevano recarsi alla messa mattutina per le orazioni del primo crepuscolo. Il commissario disse che non si sentiva bene e Neveu dichiarò di voler accudire il compagno. Il monaco aveva esternato un viso sorpreso, ma i due poliziotti rimasero indifferenti alle sue rimostranze facciali.
Quando fra’ Vincent se ne fu andato, commissario e vice entrarono in una vivace discussione.
<<Abbiamo raccolto le prove che dovevamo raccogliere, cosa ci stiamo qui a fare?!>> abbaiò Masson.
Neveu si accigliò, <<se non altro, per aprire la porta della dependance che abbiamo scoperto stanotte fuori dal convento.>>
<<Ma sì, dai, Adrien, abbiamo raccolto il piccolo pezzo di pergamena del vecchio libro, la scrittura dell’abate, non credo che ci sia altro da fare! Peraltro c’è anche il rischio di far scoprire la nostra vera identità!>>
Neveu insistette un po’, ma cambiare le decisioni di Jacques Masson era come chiedere ad un leone di diventare erbivoro.
<<Ok, capo, allora prepariamo i bagagli e andiamocene da qui. Diremo che abbiamo il desiderio di vedere San Pietro e che vogliamo partire subito per l’Italia.>>
<<C’è un’ultima cosa che dobbiamo fare>> asserì Masson, fissando la finestrella con la luce tagliata dalla griglia di ferro, <<dobbiamo riuscire, in un modo o nell’altro, a farci rivelare nome e cognome di fra’ Vincent. Potrebbe sempre servire.>>
<<Anche quello di fra’ André>> ribatté Neveu.
<<Quello ce l’abbiamo già, si chiama Andrea Poretti, questo mi è stato detto da Maurice e Cassandre.>>
Neveu deglutì, <<non credo che l’abate priore abbia l’intenzione di darci i suoi dati.>>
<<Basterà dire che vogliamo inviargli una cartolina da Roma, e vedrai che ce li darà.>>
Verso le sette, i due poliziotti erano seduti nell’ufficio di fra’ Vincent. Il monaco li guardava con sospetto per la veloce guarigione del commissario, <<allora le è passato tutto?>>
<<Sono malori che ogni tanto mi affliggono. Meno male che durano poco e se ne vanno velocemente come sono venuti.>>
L’abate li scrutò con fare inquisitorio, ma poi, quando loro si alzarono per salutarlo, lasciò perdere.
<<A proposito, fratello>> disse Neveu con viso innocente, <<vorremmo inviarle una cartolina da San Pietro, sa, per ringraziarla dell’accoglienza. Avremmo bisogno dei suoi dati.>>
Fra’ Vincent si mise a riflettere, ma poi, <<sono convinto che scrivendo l’indirizzo del “Convento del Sole”, fra’ Vincent, la vostra cartolina giungerà tranquillamente al sottoscritto.>>
<<Con le poste del giorno d’oggi?!>> intervenne Masson.
<<Siamo l’unico convento della zona, non capisco perché la posta non dovrebbe arrivarci.>>
Il commissario gesticolò, << abbiamo già avuto delle brutte esperienze in ambito postale, ci sono ritornate indietro lettere e cartoline perché prive dei dati anagrafici.>>
<<E va bene>> cedette il monaco, <<Vincent Roux. Anche se sono convinto che la spedizione andrebbe a buon fine pure senza nome e cognome.>>
<<Ecco, fratello, a questo punto ne abbiamo la garanzia.>>
Un mugugno del monaco terminò il colloquio.
Caricati i bagagli sul vecchio furgone, i due poliziotti partirono slittando nella spessa neve. Giunti alla fine della strada del convento, trovarono la provinciale bagnata ma ripulita da qualche mezzo spartineve.
<<Vincent Roux>> bisbigliò Masson, fissando lo sguardo sui prati imbiancati, <<potrebbe essere una coincidenza, ma la ragazza dell’incidente che ci ha menzionato Cassandre si chiama Alexiane Roux.>>
<<Capo>> replicò Neveu, <<in Francia ci saranno milioni di persone con quel cognome…>>
<<Puo darsi….>> mormorò il commissario, <<può darsi…>>
Giunsero alla Gendarmerie intorno alle due di pomeriggio, con alle spalle un viaggio saturo di inconvenienti dovuti alla neve, al traffico e al sonno che chiedeva di essere ascoltato. In effetti, avevano fatto a turno nella guida lasciando al compagno lo spazio per qualche breve sonnellino.
Masson si recò da Lucas e Neveu da Picard per le analisi della pergamena del libro e della scrittura di fra’ Vincent. Quando Neveu raggiunse il compagno nell’ufficio del grande capo, garantì che entro un’ora avrebbero avuto le analisi dei reperti raccolti al convento.
Il commissario chiarì a Lucas ciò che avevano fatto e ciò che non avevano portato a termine.
<<Abbiamo un cadavere in più>> spiegò il grande capo, <<hanno trovato il segretario del vescovo sgozzato nella sua camera al vescovado.>>
<<Ovvio>> ribatté Masson, <<era l’unico a sapere chi fosse l’assassino senza volto.>>
<<Ci sono anche dei segni dell’alfabeto che il prete ha cercato di scrivere nel suo sangue prima di schiattare. Stiamo aspettando le conferme dall’esperto informatico, ma sembra che la scritta iniziasse con un “MAS”.>>
<<MAS?!>>
Lucas si strinse nelle spalle, <<Cassandre e Maurice sono giù nell’ufficio analisi computerizzate che ci stanno lavorando.>>
Commissario e vice scesero al piano sotto ed entrarono.
Cassandre corse incontro allo zio e l’abbracciò, <<ti voglio bene. Come è andata al Convento del Sole?>>
<<Poi ti spiegherò, e voi come sta andando?>>
Cassandre si risedette a fianco dell’esperto che con il database faceva comparare il DNA di Alexiane Roux a tutti quelli di individui schedati alla Gendarmerie. Alla destra dello schermo del computer si notava una striscia simile ad un codice a barre che restava fissa, a sinistra, in successione rapida, scorrevano gli altri codici per il raffronto con il DNA della ragazza disabile.
<<Come stai notando>> spiegò Cassandre, <<siamo riusciti ad avere il codice genetico della giovane dell’incidente e lo stiamo confrontando con personaggi schedati. Successivamente dovremo fare le analisi delle foto scattate da me ieri sera alle tre lettere dell’alfabeto trovate nel sangue del segretario del vescovo, penso che tu già sappia dell’omicidio.>>
<<Certamente>> rispose lui, <<abbiamo appena parlato con Lucas e mi ha detto che la scritta trovata nel sangue dovrebbe essere “MAS”.>>
Neveu scambiò quattro chiacchiere con Maurice, poi si sedette a fissare lo schermo del computer. La successione dei codici durò almeno mezz’ora, dopodichè l’esperto tirò le somme, <<non abbiamo nulla di attinente, il DNA di Alexiane Roux non ha riscontri nel nostro database. Probabilmente il padre della giovane non ha la fedina penale sporca, ossia, un perfetto sconosciuto.>>
Cassandre consegnò la macchina fotografica al tecnico, il quale, dopo aver collegato i cavi USB, iniziò a elaborare le fotografie.
Nello schermo dell’elaboratore uscirono le immagini della scritta nel sangue così come erano state impresse. Lavorando su alcuni tasti, la figura iniziò ad ingrandirsi sino quasi a sfuocarsi. Ma l’esperto si affaccendò a riportarla in una visione nitida e chiara. <<Come ben vedete anche voi, sono evidenti le lettere dell’alfabeto scritte nel sangue, si tratta di una M, di una A e di una S. “MAS”, per l’esattezza.>>
Cassandre, Maurice, Masson e Neveu, si scambiarono sguardi silenziosi ma eloquenti. <<MAS>> mormorò il commissario, <<come massoneria….mastodontico….mascara….insomma, non è di facile interpretazione.>>
<<Masson>> disse Maurice arrossendo un po’
Cassandre si accigliò, <<Cristo santo, Maurice, non dire stron.ate, vuoi che mio zio sia l’assassino dei nani? Ma cosa ti salta in mente?>>

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Gio Gen 06, 2022 10:54 pm
<<Per carità>> aggiunse il giovane, <<ho solo detto la prima cosa che mi è saltata all‘occhio.>>
Intorno alle quattro, tutti si sedettero intorno al tavolo posto nella sala conferenze. Una telefonata di Lucas alla Scientifica confermò che di lì ad una decina di minuti sarebbero state pronte le comparazioni della pergamena e della scrittura sottratte al Convento del Sole a quelle ritrovate negli omicidi.
Il grande capo aveva i capelli più rossi del solito e, per il suo alto rango, si era posto a capotavola, <<bene>> iniziò, <<qualche considerazione da fare?>>
Masson tirò un sospiro, <<credo che sia logico aspettare il responso della Scientifica.>>
<<Concordo>> si aggiunse Cassandre.
Il bussare alla porta, interruppe le conversazioni.
L’entrata di Picard diede adito ad euforia. Il viso del direttore scientifico era aperto e sorridente, <<ci siamo>> asserì, sedendosi a fianco di Lucas, <<abbiamo confrontato il coriandolo di pergamena con la carta antica usata per le poesie, il risultato è positivo, si tratta dello stesso materiale senza ombra di dubbio. Per quanto riguarda la scrittura, il perito calligrafo ha certificato essere la stessa usata nelle poesie, ragion per cui, le prove sono schiaccianti e innegabili.>>
<<Quindi>> si aggiunse Masson, <<l’analisi del capello inchioda fra’ André, alias Andrea Poretti, la scrittura incastra fra’ Vincent, alias Vincent Roux…..>>
<<Puoi ripetere, zio?>> lo bloccò Cassandre.
<<Scusa, mi ero dimenticato di dirtelo, il vero nome e cognome di fra’ Vincent è Vincent Roux.>>
<<Come fai a saperlo?>>
<<Glielo abbiamo estorto con un trucco. Il monaco, naturalmente, non è al corrente delle nostre indagini in corso, men che meno del fattore Alexiane Roux, voglio dire, non sa assolutamente nulla. Per questo mi ha dato così facilmente il suo cognome.>>
<<Allora potrebbe essere il padre di Alexiane Roux!>>
<<O lo zio.>>
<<Sì, ora mi viene in mente>> intervenne Maurice, <<la zia di Alexiane Roux, Elvire, ha detto che lei e la mamma della giovane avevano un fratello che è scomparso molti anni fa e non s’è più visto. Potrebbe essere fra’ Vincent!>>
<<Io direi di non aspettare oltre>> sentenziò Lucas, <<spicchiamo mandato di arresto e mettiamo dentro i due frati….>>
<<Non sono d’accordo>> subentrò Cassandre, <<se noi arrestassimo i due monaci, il nome dello sconosciuto che confessava gli omicidi non salterebbe mai fuori. Del resto questo personaggio, chiamiamolo “MAS”, come le lettere impresse nel sangue, non può essere nessuno dei due frati che non si sono mai mossi dal Convento del Sole.>>
<<Capisco….capisco….>> mormorò Lucas, mentre rifletteva, <<allora che intenzioni hai?>>
La giovane rifletté un attimo, ma poi, <<di scoprire l’identità di questo “MAS” che, per me, è il vero padre di Alexiane Roux. Abbiamo la voce, il DNA, manca solo un piccolo tassello per scoprirlo….>>
<<Non tanto piccolo>> intervenne lo zio, <<è come avere una casa ma non la chiave per entrare.>>
<<Io ho notato una cosa>> subentrò Maurice, <<ma forse è stata un’impressione, comunque ho constatato una certa similitudine facciale tra Cassandre e Alexiane Roux. Il fatto della somiglianza, mi ha lasciato leggermente sconcertato.>>
<<In che senso?>> interloquì Masson.
<<Ripeto, forse è stato un abbaglio, ma la somiglianza l’ho notata. Io, per conto mio, farei l’analisi del DNA a te>> disse additando Cassandre, <<insomma, se metto insieme la somiglianza a quella ragazza, la voce dell’assassino incisa nel registratore che tu conosci bene, ma alla quale non sai dare un volto, e la scritta “MAS” rilevata nel sangue del prete, credo che ci possa dare da riflettere.>>
La dolce melodia del cellulare di Lucas si espanse nella sala conferenze. Dopo qualche minuto di conversazione, il grande capo chiuse la comunicazione. <<Hanno interrogato tutti i preti del vescovado, compreso il vescovo in persona. Uno dei religiosi ha dichiarato di aver fatto entrare un frate sconosciuto che si era presentato per un appuntamento con monsignore. Dice di non averlo visto in faccia, ma di aver notato un naso fortemente aquilino. E’ stato fatto accomodare nella sala d’attesa, ma poi è scomparso e non s’è più visto.>>
Vi fu un attimo di silenzio, a seguito del quale Masson intervenne, <<penso che abbiate già capito chi sia questo frate con il naso aquilino, non abbiamo ad avere dubbi. Ed è altrettanto chiaro chi sia stato ad uccidere il segretario del vescovo….uhm….il rapitore di nani!>>
Il silenzio invase la sala conferenze per un po’, tempo dopo il quale Cassandre ebbe un sussulto e si alzò in piedi, <<e va bene!>> disse, leggermente irata, <<adesso vado alla Medicina Legale e mi faccio fare il prelievo di sangue! Ma credo proprio che stiamo prendendo un granchio!>>
<<Puoi farlo anche qui da noi alla Scientifica>> intervenne Lucas.
La giovane si alzò contrariata e uscì dalla sala conferenze per dirigersi verso il reparto del dottor Picard.

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Gio Gen 06, 2022 12:39 pm
ALE 51 ha scritto:Per i lettori assidui di libri dell'antico Egitto, ai tempi di Ramses, Nefertari e altri faraoni...consiglio i romanzi di Christian Jacq...io li ho letti tutti e sono affascinato da quelle storie dell'antico Egitto....ho una libreria fornitissima e sono un divoratore di libri..dalle trilogie di Ken Follet, ai gialli di Dan Brown, alle avventure di Clive Cussler (da poco deceduto) a tantissimi altri scrittori fantastici...insomma mi nutro di libri come del cibo...anche i giovani di oggi dovrebbero leggere di più....ma li vedo sempre attaccati ai telefonini a cliccare i tasti spasmodicamente.
I libri sono la culla della cultura.


:bya bya:


Ciao @ALE 51   Fantasink & company - Pagina 3 1f603  anche io  sono appassionato dei romanzi di Jacq , la letteratura di quel genere , poi dell Antico Egitto , mi piace proprio . Leggo alcuni libri degli autori che hai citato ma non ne tengo una collezione . Mi piace spaziare e cambiare autore , per l'appunto nell 'argomento accanto a questo ho inserito alcuni titoli se ti piacciono dimmi che ne pensi.
Ecco il link , https://ilcarosello.forumattivo.com/t57-libri-di-autori-vari  magari , se vuoi pubblica un titolo con la foto della copertina , potrai osservare che io ho fatto delle mie foto ai libri che ho letto e che rileggo con piacere anche qualche tempo dopo. 

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Mer Gen 05, 2022 11:09 pm
Fresco di giornata:

CAPITOLO N° 23
Avevano cenato con i frati, Masson e Neveu, ed erano rimasti meravigliati dal silenzio che regnava in quella sorta di vecchia chiesa tramutata in locale mensa. I monaci parlavano poco e, ciò che affermavano, era attinente ai fatti del convento e non deviava mai in altri argomenti esulanti la loro organizzazione nell’abbazia. Avevano conosciuto fra’ André, e si erano fatti un’opinione positiva nei suoi riguardi. Il frate sorrideva, ammiccava, tutto si poteva pensare di lui ma non che fosse un assassino. Se non ci fossero state le prove del suo coinvolgimento, sarebbe stato il caso di pensare che Cassandre e Maurice si fossero sbagliati nei suoi riguardi. A fine cena, altri monaci, compreso fra’ Vincent, si erano avvicinati ed informati sulla loro strutturazione nel convento dei frati Francescani a Parigi. Masson aveva mentito in ogni sua parola, inventando luoghi, situazioni e fatti, assolutamente ingannevoli. Se qualche monaco avesse visitato il convento del “Cristo Risorto”, nella grande città francese, avrebbe scoperto la loro identità menzognera. Non andò così, la fortuna si fletté dalla loro parte e, dopo una mezz’oretta di chiacchierii, tutti si ritirarono nelle loro celle attendendo la messa delle dieci serali.
L’orecchio di Masson si appoggiò all’interno della porta della stanza di clausura per captare qualsiasi rumore nel corridoio. Non percependo nulla, aprì e si sporse scrutando prima a destra e poi a sinistra. Non essendoci anima viva, il commissario andò a bussare lievemente sulla porta del compagno, il quale, dopo aver aperto, lo fece entrare nel massimo silenzio possibile.
<<Cosa ne dici sui due frati?>> chiese Neveu.
Masson si strinse nelle spalle, <<non so che dire….fra’ Vincent sembra un comune abate priore sia nel fisico che nel modo di fare. Fra’ André è anche simpatico. Pare quasi impossibile che siano implicati in vicende così truci.>>
<<C’è da chiedersi se tua nipote e Maurice non abbiano preso un granchio.>>
Il commissario si accigliò, <<le prove sono ben chiare e nette, il capello, la terra, il crocifisso, non sono granchi!>>
<<Tra una mezz’oretta dovremo andare a messa, dopo come hai intenzione di comportarti?>> chiese Neveu.
<<Già….a messa….sono decenni che non ci vado, speriamo che nostro Signore non mi lanci un fulmine. Comunque ci terremo in contatto con il cellulare, quando tutto si sarà calmato, penso intorno a mezzanotte usciremo e inizieremo a ispezionare l’abbazia.>>
<<E cosa, nello specifico?>>
<<Neveu!>> s’irrigidì Masson, <<come faccio a dirti cosa se non conosciamo nulla di questo gigantesco monastero! Chissà quante stanze, corridoi, scantinati, penso che non basterebbe un mese a controllarlo tutto!>>
Alle dieci esatte si recarono a messa, seguiti da un frate sconosciuto che li aveva accompagnati in chiesa. Ce la misero tutta a cercare di ripetere le litanie dei frati in preghiera, ma non fecero una bella figura, anzi, furono massacrati a vista nei loro grossolani errori e imprecisioni nelle orazioni pressoché sconosciute. Quando uscirono per ritornare nelle celle, tutti parlottarono guardandoli con sospetto.
<<Non abbiamo fatto una bella figura>> bisbigliò Neveu, quando si lasciarono per entrare nelle stanze.
Dopo che si chiuse la porta alle spalle, Masson si recò di fronte al piccolo lucernario e diede un’occhiata all’esterno notando una forte tormenta che si abbatteva sulle pinete circostanti. Il bianco della neve, che cadeva lenta, rischiarava la notte mostrando un contesto simile ad un quadro naif appena acquerellato.
La vibrazione del suo cellulare, lo distrasse da quelle visioni natalizie.
<<Jacques, direi che è giunta l’ora di darci da fare, almeno ci muoviamo un po’, fa un freddo cane in queste celle!>>
<<Ancora una decina di minuti>> replicò Masson, <<vengo io a chiamarti.>>

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Mer Gen 05, 2022 11:08 pm
Chiusa la comunicazione, il commissario si sedette sulla branda e si assorse in un nugolo di pensieri. Secondo il suo punto di vista, ciò che stavano facendo era tempo perso. Lui avrebbe preferito intervenire in forze e fare irruzione nel monastero con i distintivi spianati. Ma Lucas dava ragione a Cassandre. Non gli andava troppo giù questo fatto, certo, i due giovani avevano fatto passi da gigante, ma ora lui avrebbe dovuto ubbidire a sua nipote come un semplice poliziotto sta ai comandi del grande capo. Del resto, Cassandre non aveva tutti i torti, considerava lui, l’arresto dei due frati non avrebbe concluso le indagini, anzi, le avrebbe complicate. <<mi sa proprio che andrò in pensione>> bisbigliò quasi stizzito.
Intorno alle undici, decise di andare da Neveu per iniziare ad esplorare l’abbazia. Quando uscirono dalla stanza, si guardarono intorno. Il corridoio era vuoto e scarsamente illuminato da fosche luci notturne. Non vi era anima viva, e il silenzio, rotto solo dal russare che perveniva da una cella chiusa, la faceva da padrone. Ad un cenno di Masson, i due iniziarono a percorrere cautamente il budello dal quale erano venuti. L’accordo che avevano fatto prima di iniziare l’esplorazione, era di cercare lo studio dell’abate priore fra’ Vincent. Forse, lì avrebbero trovato qualche elemento prova in più da addizionare a quelli già esistenti. A passo lento, per non fare rumore, giunsero alla scala che discendeva nell’altro corridoio dal quale erano venuti. Un gradino alla volta, degradarono sino al secondo passaggio interno che avrebbe portato all’altra rampa di scale che conduceva all’atrio d’entrata. Da lì, secondo le istruzioni di Cassandre, sarebbe stato facile raggiungere lo studio di fra’ Vincent.
La sorta di budello era molto lungo e gelido, tanto che i loro fiati si tramutavano in vapore acqueo denso e nebbioso. Fortunatamente erano ben coperti dai vestiti e dal saio che li avvolgeva. Anche in quel corridoio regnava il silenzio e la scarsa luce. Quando arrivarono ai piedi della scala ascendente, percepirono un lieve rumore di passi frettolosi. Senza attendere oltre, si eclissarono nel sottoscala zitti e acquattati. Quei passi si fecero più intensi e, poco dopo, un frate discese i gradini affrettatamente. Masson, che era più esposto, diede un’occhiata, riconoscendo il passo pesante di fra’ Vincent. Il monaco, percorso metà del budello, entrò in una cella e si chiuse la porta alle spalle. Lentamente, con prudenza, uscirono dal nascondiglio e iniziarono a percorrere la chiocciola della scala. Giunti al termine si ritrovarono nell’androne d’entrata, con le sue gigantesche colonne in marmo screziato. Masson si fermò a ricordare le spiegazioni di sua nipote: “dalla sala d’entrata, imboccare un corridoio saturo di quadri sulle pareti, percorrere una scala di sasso indi, alla fine del budello successivo verso il termine, trovare una porta vecchia e obsoleta che chiudeva lo studio di fra’ Vincent“. Tra i tanti corridoi, intrapresero l’unico con una miriade di quadri appesi alla parete per tutta la sua lunghezza. Arrivati alla scala di sasso, la discesero. Poi si ritrovarono in un altro corridoio che percorsero nel massimo silenzio. Davanti ai loro occhi, vi era la famosa porta vecchia e obsoleta menzionata nell’illustrazione di Cassandre. Stranamente, la trovarono aperta. Lo scricchiolio sui cardini diede la scossa alle loro due spine dorsali e li immobilizzò per qualche secondo. Ma, nel corridoio, non s’intravedeva forma di vita umana. Vi era un silenzio quasi innaturale. Varcata la soglia si ritrovarono in una sorta di ufficio con una scrivania vecchia, un grosso mobile con le vetrine dipinte a mano e un’enorme libreria zeppa di volumi di ogni genere. Era un contesto polveroso, con un odore stantio di muffa e di vecchio. Masson diede un’occhiata sopra la scrivania colma di tutti gli oggetti utili per la scrittura: biro, penne, calamaio, fogli, insomma, pareva più un rifugio di uno scrittore che non quello di un frate.
Neveu si avvicinò alla libreria e diede un’occhiata ai vari volumi. Vi era di tutto: dalla psicologia umana ai trattati religiosi, dalla sociologia alla teologia, tutto era impolverato come se da anni nessuno vi passasse uno strofinaccio. Ma che attirò la sua attenzione, fu un volume con il titolo in latino. Era vecchio di secoli, si capiva dalla rifinitura e, peraltro, anche stranamente più pulito degli altri.
<<Guarda questo, Jacques>> bisbigliò Neveu.
Masson si girò, <<tiralo fuori, ma stai attento a non muovere polvere, il proprietario si potrebbe accorgere che è stato estratto.>>
La pelle sconosciuta color tabacco che componeva la copertina era satura di borchie tinta oro che si estendevano su tutta la superficie. Il titolo scritto in latino e l’autore sconosciuto, non davano possibilità di comprenderne l’argomento. Neveu lo aprì, notando che la rilegatura non era nient’altro che due listelli di legno ai quali erano puntate con piccoli fermagli le pagine e la copertina. Era evidente che si trattava di un volume antichissimo. Masson si avvicinò e palpeggiò con i polpastrelli la carta. Era simile a quella usata nelle poesie inserite nei cadaveri: spessa e probabilmente di pelle animale. Sfogliando il libro si accorse che tutto era scritto in latino, quindi, indecifrabile. Facendo scorrere le pagine, giunse alla fine e si accorse che le quindici finali erano bianche e immacolate, proprio come aveva spiegato Cassandre che nei libri antichi le ultime facciate venivano lasciate in bianco. Si accorse anche che ne mancavano tre, visibilmente levate dalla rilegatura.
<<Hai visto>> mormorò rivolto a Neveu, <<mi sa che ci siamo!>>
Sulla scrivania trovò una forbice e, con quella, tagliò un coriandolo di foglio in un punto poco visibile e lo mise nella tasca del saio. <<Questo lo faremo analizzare>> affermò.
Neveu intanto si era accostato al cestino della carta straccia, nel quale, scritti a mano e accartocciati, vi erano dei normali fogli che il frate aveva gettato via. <<Questo ci servirà per il raffronto con la scrittura sulle pergamene>> bisbigliò mettendone in tasca uno.
Cercando di non lasciare indizi della loro presenza, esaminarono tutto il locale. Non trovarono nulla di interessante relativamente alle indagini. Le impronte non sarebbero servite a nulla, visto che la Scientifica non ne aveva rinvenute sui piccoli cadaveri.
Il programma predeterminato precedentemente, prevedeva l’ispezione dell’ufficio dell’abate priore e, successivamente, avrebbero dovuto uscire all’esterno dell’abbazia per ulteriori verifiche. Ma il fatto che nevicasse, diventava un grosso problema per i loro piedi calzati con i sandali da monaco. Decisero, quindi, di ritornare a prendere gli stivaletti nelle loro celle, poi, con il favore della notte inoltrata, sarebbero usciti dall’enorme stabile e avrebbero dato un’occhiata in giro. Prima di andar via dall’ufficio, Masson fece delle foto con il cellulare alla copertina del libro e a tutto il contesto. Non vi era l’ombra di un frate, quando fecero il percorso a ritroso, probabilmente tutti dormivano in un sonno profondo. Dalle borse levarono gli stivaletti e li calzarono, dopodichè rifecero il percorso che portava all’androne principale. Unica seccatura che trovarono nel tragitto, un grosso topo che attraversò loro la strada facendoli trasalire in un attimo di sgomento.
Giunti nell’atrio guardarono dalle finestre circostanti, accorgendosi che la neve aveva smesso di scendere.
<<Siamo anche fortunati>> dichiarò Masson a bassa voce.
L’enorme portone ligneo, tarlato e obsoleto, non aveva serrature di sorta. Solo un chiavistello lo serrava. Procedendo con cautela per non farlo scricchiolare, Neveu lo aprì e permise ad una follata di aria gelida di entrare all’istante.
<<Andiamo>> ordinò Masson.
Una volta usciti, si richiusero il portone alle spalle e si ritrovarono in un contesto surreale: ghiaccio, gelo intenso, vento freddo e neve sedimentata per una ventina di centimetri che copriva tutto e pesava sulle fronde degli abeti facendole piegare quasi a rompersi. Con cautela, scesero la larga e breve scalinata che portava nel piazzale. Vi erano il loro furgone e una sorta di piccolo autocarro che doveva avere almeno cinquant’anni. Un cenno del commissario indicò un sentiero che fiancheggiava l‘abbazia.
Le rimostranze di Neveu a proposito delle impronte lasciate alle loro spalle, ebbero come risposta un’alzata di spalle del commissario che iniziò ad imboccare il piccolo sentiero innevato. Seguendo il lato dell’enorme palazzo religioso, si resero conto dell’enormità di quella costruzione arcaica.

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Mer Gen 05, 2022 11:07 pm
Faticosamente raggiunsero la fine del lato lungo almeno un centinaio di metri. La sorpresa fu grande quando notarono che il terreno posteriormente all’abbazia, iniziava a salire in una ascesa leggera e praticabile, addentrandosi poi nei boschi. Nonostante il latteo colore del paesaggio, il buio della notte non permetteva alla vista di superare la decina di metri.
<<Guarda là>> bisbigliò Neveu, indicando un sentiero coperto dalla neve che saliva dai muri retrostanti dell’abbazia verso il bosco fitto di abeti.
I due poliziotti iniziarono a risalirlo, cercando di non scivolare. Circondati da enormi alberi aghifoglia bianchi di neve, andarono su per un centinaio di metri. Il monastero si vedeva distante e, immerse nelle tenebre della notte, le sue guglie salivano e si perdevano nel cielo corvino. Masson sbuffava, non era abituato a certe arrampicate notturne nel manto nevoso. Poco dopo, procedendo ancora per una ventina di metri, trovarono una facciata di sasso larga una decina di passi con una porta vecchia e marcia al centro. Il resto di quell’enigmatica costruzione penetrava nel terreno sparendo alla vista. Sembrava un rifugio antibombe usato nelle guerre mondiali.
<<Non capisco>> affermò il commissario, passandosi il dorso della mano sul naso gocciolante.
<<Sarà un magazzino>> sostenne Neveu.
Le mani erano ghiacciate e quasi insensibili. Masson iniziò ad ingegnarsi su come aprire quella porta obsoleta. Era serrata a chiave e, nonostante gli sforzi dei due uomini, non ne voleva proprio sapere di schiudersi.
<<Sarà ora di ritornare>> consigliò Neveu, consultando l’orologio, <<sono le tre e non vorrei che qualche frate si svegliasse, sai, sono mattinieri i religiosi.>>
<<D’accordo, ma in questa specie di bunker cosa cavolo c’è?!>>
<<E troppo tardi, capo, domani notte vedremo di ritornarci. Del resto non abbiamo neanche un cacciavite per fare leva, come facciamo ad aprirla?>>
<<Va bene….va bene!!>> abbaiò Masson irritato.
Mentre facevano il percorso a ritroso, videro una piccola finestrella dell’abbazia accendersi. Cercarono di velocizzare il passo. Poco tempo dopo, giunsero davanti al portone d’entrata che avevano lasciato aperto. Senza attendere oltre, entrarono, chiusero il chiavistello e si levarono gli stivali per non lasciare tracce di bagnato sul rustico pavimento. Ripercorse le scale e i corridoi, si ritrovarono davanti alle loro celle. Un rapido saluto e si eclissarono con l’accordo di tenersi in contatto con i cellulari.

Cassandre e Maurice uscirono da casa Roux con un saluto e una preziosa provetta in vetro con un po’ del sangue di Alexiane, la ragazza disabile. L’infermiera era stata gentile e, quando le avevano fatto vedere i distintivi della Gendarmerie, aveva ubbidito con l’accordo di Elvire Roux e si era premurata di fare il prelievo.
<<E’ mezzogiorno, andiamo a farci un toast>> propose Maurice.
Proprio sotto il palazzo da dove erano usciti vi era un bar, nel quale entrarono e si sedettero ad un tavolino in un angolo.
<<Forse mi sbaglio>> disse Maurice, <<ma ho visto una certa somiglianza tra te e quella povera Alexiane.>>
<<Ma che dici, Maurice?!>>
<<Non dico che siete due gocce d’acqua, ma qualche similitudine nei tratti del viso li ho visti.>>
<<Lasciamo perdere!>> esclamò Cassandre.
<<Ok, ma ora con questo sangue cosa facciamo?>>
<<Facciamo fare la striscia del DNA alla Medicina Legale, la dottoressa Brunet.>>
<<Sì, ma è come avere la metà di una banconota senza possedere l’altra.>>
Cassandre si accigliò <<appunto, dobbiamo trovarla l’altra metà della banconota.>>
Maurice si grattò la testa non comprendendo le parole della compagna.
<<Insomma, Maurice, diciamo che mezzo lavoro è fatto. Ora dobbiamo mettere in atto l’altro.>>
<<Va bene, ma l’altro chi sarebbe?>>
<<Dobbiamo scoprirlo!>>
In quel momento arrivarono i toast e le birre. <<Ok>> confermò lui, <<e da dove hai intenzione di cominciare?>>
Cassandre sorseggiò la birra, <<io sono del parere che è d’uopo fare una considerazione>> disse appoggiando il bicchiere, <<uno dei quattro implicati negli omicidi è il padre di Alexiane Roux, su questo non ci piove. Provando a ipotizzare che i due frati del Convento del Sole siano solo complici e colui che rapisce i nani un mercenario, rimane solo il personaggio che si è confessato dal segretario del vescovo. Per me, lui è il padre di Alexiane. Di questo personaggio “X”, così lo voglio definire, abbiamo la voce e il DNA che ci ricaverà la Medicina Legale. Se riuscissimo ad identificarlo e a paragonare la voce con quella impressa nel registratore, il DNA darebbe la prova definitiva.>>
<<Questo è vero>> affermò Maurice, <<ma per il mercenario?>>
<<Colui che è interessato a rapire i nani, non ha alcun tornaconto se non quello economico. Una volta arrestati i tre assassini, i suoi rapimenti cesserebbero all’istante, così come gli omicidi.>>
Il giovane azzannò il toast e la fissò con fare affettuoso, <<però, dopo la risoluzione del caso, se questa dovesse esserci, dovrò chiederti una cosa.>>
<<Di che genere?>>
<<Lo saprai a suo tempo debito.>>
Il discorso non si protrasse oltre e i due, dopo aver pranzato, si recarono con la vettura alla Medicina Legale, consegnarono la provetta con il sangue e chiesero alla dottoressa Brunet di avere il più presto possibile la striscia del DNA. La donna di medicina garantì che avrebbe fatto uno strappo alla regola e che la mattina seguente avrebbe consegnato, insieme ad altri reperti, il risultato alla Gendarmerie.
Intorno alle tre di pomeriggio, sotto un grigio novembrino, giunsero alla Gendarmerie e si recarono nell’ufficio di Lucas. Il grande capo era preso con una pratica di un altro omicidio e, quando loro entrarono, si strinse nelle spalle, <<ogni giorno ce n’è una!>> borbottò, passandosi i capelli cremisi con le mani.
<<Siamo a buon punto>> dichiarò Cassandre, accomodandosi davanti a lui,
<<Meno male, ogni tanto una buona notizia.>>
Lei gli spiegò ciò che avevano compiuto nella mattinata e gli domandò novità dello zio e di Neveu.
<<Sono in viaggio per il Convento del Sole. Vestiti da frati, ingannerebbero anche il papa.>>

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Mar Gen 04, 2022 11:05 pm
Per i lettori assidui di libri dell'antico Egitto, ai tempi di Ramses, Nefertari e altri faraoni...consiglio i romanzi di Christian Jacq...io li ho letti tutti e sono affascinato da quelle storie dell'antico Egitto....ho una libreria fornitissima e sono un divoratore di libri..dalle trilogie di Ken Follet, ai gialli di Dan Brown, alle avventure di Clive Cussler (da poco deceduto) a tantissimi altri scrittori fantastici...insomma mi nutro di libri come del cibo...anche i giovani di oggi dovrebbero leggere di più....ma li vedo sempre attaccati ai telefonini a cliccare i tasti spasmodicamente.
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