- ALE 51
- Messaggi : 778
Mattoncini : 695
Data di iscrizione : 30.11.21
Località : Tigullio Liguria
Re: Fantasink & company
Dom Gen 09, 2022 11:13 pm
CAPITOLO N° 28
Dopo che fra’ Vincent fu portato via per essere internato in un carcere in attesa di giudizio, Masson e Neveu si recarono dalla dottoressa Brunet per i brevi esami autoptici sui due cadaveri.
<<Nulla di ché>> asserì la donna di medicina, <<suo fratello è deceduto quasi all’istante, con un proiettile nel polmone e uno diretto nel cuore. Il nano aveva la consueta statuetta e il solito tubetto con la pergamena. Da ciò che c’è scritto, v’è la certezza che trattasi di Brontolo.>>
Il commissario la prese e iniziò a leggerla:
HAI SEMPRE IL VISO IMBRONCIATO
E NON SEI MAI CONTENTO
CON TUTTI SEMPRE HAI BRONTOLATO
E’ PERVENUTO IL TUO MOMENTO
LA MORTE TI GIUNGA PRESTO
SORDIDO NANO MOLESTO
REGINA GRIMILDE
<<Anche questo povero Cristo e passato nelle grinfie di quel pazzo psicopatico di mio fratello!!>> esclamò Masson.
<<Comunque è tutto finito, se Dio vuole>> disse la dottoressa.
Dopo averla salutata e ringraziata per la collaborazione, i due poliziotti uscirono e si avviarono verso la Gendarmerie.
Alla fine dell’interrogatorio di fra’ Vincent, Cassandre e Maurice erano usciti e saliti sull’auto di lui. La giovane aveva preso la decisione di recarsi a far visita a sua sorella Alexiane, in casa di Elvire Roux. Quando l’aveva vista la prima volta, non aveva fatto caso alla somiglianza. Ma ora, che aveva la certezza della loro stretta parentela, voleva vederla e sapere qualcosa di più sulla sua vita. Alexiane non avrebbe potuto risponderle, per via del suo stato vegetativo, ma la zia sì.
Il cielo di Parigi, come sempre nel periodo autunnale, era plumbeo, con una grigia nuvolaglia che correva veloce verso sud. Cassandre percepiva in se stessa una sorta di angoscia, mentre teneva lo sguardo fisso fuori dal finestrino della macchina. Tutto era accaduto troppo veloce perché la sua mente potesse registrarlo. Suo padre aveva avuto una seconda vita: quella della famiglia Roux. Ora Cassandre riusciva a collegare le sue sparizioni per settimane. Lui, certamente, lasciava la Germania per recarsi in Francia e vedere di nascosto Ginette e Alexiane Roux. Si chiese anche se la sua povera madre sapesse qualcosa di quel torbido fatto, <<non far caso a tuo padre, è molto strano, ma è una brava persona>> diceva sempre. I fatti non stavano così, e lei ne aveva avuto conferma dagli eventi.
Maurice taceva, non volendo in alcun modo entrare nei sentimenti della compagna. Anche per lui, ciò che era accaduto esulava da ogni logica della mente umana. Le voleva bene, oltre ogni cosa, ma si rendeva conto che in quel momento la sua mente era da tutt’altra parte.
<<Siamo arrivati>> disse quando parcheggiarono davanti all’immobile della famiglia Roux.
Ad aprire la porta dell’appartamento fu Elvire Roux e, quando li vide, non rimase sorpresa, <<sapevo che sareste ritornati>> mormorò con gli occhi lucidi di pianto. <<E’ appena stato qui il dottore>> aggiunse facendoli entrare, <<ha detto che Alexiane non avrà più di un paio di giorni da vivere.>>
Cassandre si sentì un brivido nella schiena, <<posso….posso….vederla?>> balbettò.
Quando entrò nella camera, si accostò al letto e si sedette sulla sedia affianco. Alexiane era immobile, con una cannetta di plastica che le entrava nella gola per farla respirare artificialmente. Cassandre la guardò e notò, dalle fattezze del viso, che aveva delle somiglianze con lei: il taglio dell’occhio, le labbra carnose, il viso lungo. Era sua sorella, non ne ebbe più dubbio. Con gli occhi fissi al soffitto, Alexiane pareva non vedere ciò che le era intorno. Dal lato del labbro le colava un po’ di saliva e dal naso qualche goccia di muco. Cassandre prese un fazzoletto di carta e glielo passò delicatamente per pulirla. Le parve, in quell’attimo sfuggente, che le pupille della sorella si girassero verso di lei. Le sembrò che la guardassero con affetto. Si accorse, in quel momento, che un qualcosa le accomunava. Percepì, dallo stomaco, pervenire un forte supplizio. Avvertì una lacrima scenderle sino alle labbra, un singhiozzo travolgerla. Le venne spontaneo: abbracciò Alexiane e si mise a piangere. In quell’attimo di dolore, captò la mano della sorella toccare la sua, le parve una leggera carezza data da quei palmi freddi e apparentemente immobili. Girò lo sguardo verso quel punto e vide chiaramente che la mano della sorella si muoveva sulla sua. Non seppe resistere, non fu capace di trattenersi, il pianto le allagò gli occhi color nocciola. Poi si asciugò e accarezzò i capelli della sorella, <<ti voglio bene Alexiane>> bisbigliò piangendo. Da quello sguardo senza attività, parve nascere un sorriso, un cenno di riscontro verso una sorella che non aveva mai conosciuto. Si chiese se tutto ciò che provava erano sensazioni o verità. Si domandò se la sorella l’aveva veramente accarezzata o se fosse stato tutto frutto della sua fantasia. Ma poi capì che quel corpo era praticamente inerme nel mondo del nulla e che quello che aveva ravvisato erano solo sue sensazioni dettate da un bene che non avrebbe mai più potuto essere tale.
Cassandre si alzò e la guardò per l’ultima volta con affetto. In quel momento si rese conto che gli occhi di Alexiane erano rimasti vitrei e dispersi in un cosmo senza fine. Mise il pollice sul polso, per sentire qualche segno di vita, ma il battito era scomparso, la vita aveva lasciato Alexiane, forse, per traghettarla in un mondo più bello. Cassandre si lasciò andare sulla sedia e si prese il viso tra le mani.
<<Penso che sia morta con la felicità di aver visto almeno una volta sua sorella>> disse Elvire con le lacrime agli occhi.
Cassandre si girò verso di lei, <<ma lei non sapeva…>>
<<Ti sbagli>> proseguì la signora, <<Alexiane era al corrente di tutto: chi era suo padre, sapeva che aveva una sorella, e che suo padre aveva un’altra famiglia….>>
<<Ma….fra’ Vincent ha detto che….>>
Elvire alzò la mano bloccandole la parola, <<mio fratello non era informato di nulla, se n’è andato da giovane e non si è più interessato. Lui non era al corrente che Ginette aveva raccontato tutto alla figlia. Il cruccio di Alexiane, prima che restasse inferma, non era quello di non conoscere di persona suo padre ma, bensì, il fatto di avere una sorella e non averla mai vista.>>
Cassandre la guardava con gli occhi spalancati, <<perché non ce l’ha detto quando siamo venuti qui?>>
Elvire rimase un attimo a riflettere, poi rispose, <<Alexiane mi aveva fatto promettere di non rivelare questa storia a nessuno. Ora che è morta, la promessa se l’è portata con sé. Ricordo che mi diceva:“zia, ho tanta voglia di conoscere mia sorella, chissà se mi assomiglia?” e poi mi ripeteva ancora: “promettimi che non dirai a nessuno questa storia”, a quel punto promisi quello che mi aveva chiesto, non avrei potuto fare altrimenti.>>
Cassandre si avvicinò a Alexiane e, con le dita, le chiuse gli occhi vitrei ma, alla parvenza, felici.
Dopo che fra’ Vincent fu portato via per essere internato in un carcere in attesa di giudizio, Masson e Neveu si recarono dalla dottoressa Brunet per i brevi esami autoptici sui due cadaveri.
<<Nulla di ché>> asserì la donna di medicina, <<suo fratello è deceduto quasi all’istante, con un proiettile nel polmone e uno diretto nel cuore. Il nano aveva la consueta statuetta e il solito tubetto con la pergamena. Da ciò che c’è scritto, v’è la certezza che trattasi di Brontolo.>>
Il commissario la prese e iniziò a leggerla:
HAI SEMPRE IL VISO IMBRONCIATO
E NON SEI MAI CONTENTO
CON TUTTI SEMPRE HAI BRONTOLATO
E’ PERVENUTO IL TUO MOMENTO
LA MORTE TI GIUNGA PRESTO
SORDIDO NANO MOLESTO
REGINA GRIMILDE
<<Anche questo povero Cristo e passato nelle grinfie di quel pazzo psicopatico di mio fratello!!>> esclamò Masson.
<<Comunque è tutto finito, se Dio vuole>> disse la dottoressa.
Dopo averla salutata e ringraziata per la collaborazione, i due poliziotti uscirono e si avviarono verso la Gendarmerie.
Alla fine dell’interrogatorio di fra’ Vincent, Cassandre e Maurice erano usciti e saliti sull’auto di lui. La giovane aveva preso la decisione di recarsi a far visita a sua sorella Alexiane, in casa di Elvire Roux. Quando l’aveva vista la prima volta, non aveva fatto caso alla somiglianza. Ma ora, che aveva la certezza della loro stretta parentela, voleva vederla e sapere qualcosa di più sulla sua vita. Alexiane non avrebbe potuto risponderle, per via del suo stato vegetativo, ma la zia sì.
Il cielo di Parigi, come sempre nel periodo autunnale, era plumbeo, con una grigia nuvolaglia che correva veloce verso sud. Cassandre percepiva in se stessa una sorta di angoscia, mentre teneva lo sguardo fisso fuori dal finestrino della macchina. Tutto era accaduto troppo veloce perché la sua mente potesse registrarlo. Suo padre aveva avuto una seconda vita: quella della famiglia Roux. Ora Cassandre riusciva a collegare le sue sparizioni per settimane. Lui, certamente, lasciava la Germania per recarsi in Francia e vedere di nascosto Ginette e Alexiane Roux. Si chiese anche se la sua povera madre sapesse qualcosa di quel torbido fatto, <<non far caso a tuo padre, è molto strano, ma è una brava persona>> diceva sempre. I fatti non stavano così, e lei ne aveva avuto conferma dagli eventi.
Maurice taceva, non volendo in alcun modo entrare nei sentimenti della compagna. Anche per lui, ciò che era accaduto esulava da ogni logica della mente umana. Le voleva bene, oltre ogni cosa, ma si rendeva conto che in quel momento la sua mente era da tutt’altra parte.
<<Siamo arrivati>> disse quando parcheggiarono davanti all’immobile della famiglia Roux.
Ad aprire la porta dell’appartamento fu Elvire Roux e, quando li vide, non rimase sorpresa, <<sapevo che sareste ritornati>> mormorò con gli occhi lucidi di pianto. <<E’ appena stato qui il dottore>> aggiunse facendoli entrare, <<ha detto che Alexiane non avrà più di un paio di giorni da vivere.>>
Cassandre si sentì un brivido nella schiena, <<posso….posso….vederla?>> balbettò.
Quando entrò nella camera, si accostò al letto e si sedette sulla sedia affianco. Alexiane era immobile, con una cannetta di plastica che le entrava nella gola per farla respirare artificialmente. Cassandre la guardò e notò, dalle fattezze del viso, che aveva delle somiglianze con lei: il taglio dell’occhio, le labbra carnose, il viso lungo. Era sua sorella, non ne ebbe più dubbio. Con gli occhi fissi al soffitto, Alexiane pareva non vedere ciò che le era intorno. Dal lato del labbro le colava un po’ di saliva e dal naso qualche goccia di muco. Cassandre prese un fazzoletto di carta e glielo passò delicatamente per pulirla. Le parve, in quell’attimo sfuggente, che le pupille della sorella si girassero verso di lei. Le sembrò che la guardassero con affetto. Si accorse, in quel momento, che un qualcosa le accomunava. Percepì, dallo stomaco, pervenire un forte supplizio. Avvertì una lacrima scenderle sino alle labbra, un singhiozzo travolgerla. Le venne spontaneo: abbracciò Alexiane e si mise a piangere. In quell’attimo di dolore, captò la mano della sorella toccare la sua, le parve una leggera carezza data da quei palmi freddi e apparentemente immobili. Girò lo sguardo verso quel punto e vide chiaramente che la mano della sorella si muoveva sulla sua. Non seppe resistere, non fu capace di trattenersi, il pianto le allagò gli occhi color nocciola. Poi si asciugò e accarezzò i capelli della sorella, <<ti voglio bene Alexiane>> bisbigliò piangendo. Da quello sguardo senza attività, parve nascere un sorriso, un cenno di riscontro verso una sorella che non aveva mai conosciuto. Si chiese se tutto ciò che provava erano sensazioni o verità. Si domandò se la sorella l’aveva veramente accarezzata o se fosse stato tutto frutto della sua fantasia. Ma poi capì che quel corpo era praticamente inerme nel mondo del nulla e che quello che aveva ravvisato erano solo sue sensazioni dettate da un bene che non avrebbe mai più potuto essere tale.
Cassandre si alzò e la guardò per l’ultima volta con affetto. In quel momento si rese conto che gli occhi di Alexiane erano rimasti vitrei e dispersi in un cosmo senza fine. Mise il pollice sul polso, per sentire qualche segno di vita, ma il battito era scomparso, la vita aveva lasciato Alexiane, forse, per traghettarla in un mondo più bello. Cassandre si lasciò andare sulla sedia e si prese il viso tra le mani.
<<Penso che sia morta con la felicità di aver visto almeno una volta sua sorella>> disse Elvire con le lacrime agli occhi.
Cassandre si girò verso di lei, <<ma lei non sapeva…>>
<<Ti sbagli>> proseguì la signora, <<Alexiane era al corrente di tutto: chi era suo padre, sapeva che aveva una sorella, e che suo padre aveva un’altra famiglia….>>
<<Ma….fra’ Vincent ha detto che….>>
Elvire alzò la mano bloccandole la parola, <<mio fratello non era informato di nulla, se n’è andato da giovane e non si è più interessato. Lui non era al corrente che Ginette aveva raccontato tutto alla figlia. Il cruccio di Alexiane, prima che restasse inferma, non era quello di non conoscere di persona suo padre ma, bensì, il fatto di avere una sorella e non averla mai vista.>>
Cassandre la guardava con gli occhi spalancati, <<perché non ce l’ha detto quando siamo venuti qui?>>
Elvire rimase un attimo a riflettere, poi rispose, <<Alexiane mi aveva fatto promettere di non rivelare questa storia a nessuno. Ora che è morta, la promessa se l’è portata con sé. Ricordo che mi diceva:“zia, ho tanta voglia di conoscere mia sorella, chissà se mi assomiglia?” e poi mi ripeteva ancora: “promettimi che non dirai a nessuno questa storia”, a quel punto promisi quello che mi aveva chiesto, non avrei potuto fare altrimenti.>>
Cassandre si avvicinò a Alexiane e, con le dita, le chiuse gli occhi vitrei ma, alla parvenza, felici.
A Nanni e Dalila piace tantissimo ♥♥♥♥
- ALE 51
- Messaggi : 778
Mattoncini : 695
Data di iscrizione : 30.11.21
Località : Tigullio Liguria
Re: Fantasink & company
Dom Gen 09, 2022 11:12 pm
CAPITOLO N° 27
La mezza luna aveva abdicato per un freddo nevischio che cadeva di sbieco spinto dai freddi venti nordici. Nel grande salone d’entrata all’abbazia, Masson era seduto affianco a Neveu e fissava i tanti monaci che mormoravano tra di loro esterrefatti. Il commissario capo Rouseau, stava distaccato con la sua trentina di poliziotti a seguire l’interrogatorio. Maurice si era svegliato dalla botta procuratagli da frà Vincent e, come prima azione, gli aveva assestato un pugno in pieno viso facendolo cadere all’indietro. Ma poi era stato bloccato da un paio di agenti che cercavano di calmarlo. Cassandre era andata in una cella, aveva tolto l’abito di Biancaneve, ed era ritornata nel salone vicino allo zio. A lato dell’enorme portone d’uscita dall’abbazia, giacevano i corpi del nano e del padre della giovane, con ancora indosso il saio. Dopo qualche minuto, entrarono gli altri poliziotti che avevano trascinato sino a lì l’energumeno della vettura ferma a lato della strada: il rapitore di nani. Il corpulento uomo indossava ancora il saio da frate e, avendo su il cappuccio, non permetteva di vedere il proprio viso. Masson si alzò dalla sedia e gli si recò di fianco. Con una manovra rapida gli tolse il cappuccio esibendo un volto dalle fattezze conosciute. L’omaccione era di stazza grossa, leggermente informe, aveva i capelli lunghi sino alle spalle ingrigiti dall’età, una barba folta faceva da corona ad un viso largo con un naso fortemente aquilino.
<<Guarda guarda chi abbiamo qui!>> esclamò Masson, <<il nostro amico torturatore di nani Renard Tristan.>>
Neveu spalancò gli occhi, <<ma questo è quella stupida persona che abbiamo interrogato in quella casa vecchia e pestilenziale, vicino alla città di Noisiel! Quello che dieci anni fa ha scontato tre anni di carcere per il maltrattamento di un nano!>>
Il mastodontico uomo fece uno sbuffo, <<vaffa..ulo sbirro di ****!!>>
Con un micidiale pugno nella testa, il commissario lo fece abbattersi al suolo. <<Questo ca..otto non l’ha visto nessuno, chiaro!!>> disse con enfasi ai poliziotti presenti.
<<Dovrai spiegarci molte cose>> proclamò Neveu, quando fra’ Vincent fu portato ammanettato davanti a loro. Il monaco abbassò lo sguardo e stillò una lacrima.
Anche a fra’ André furono messe le manette, sotto l’ordine di Masson. E quando lo vide davanti a sé, il commissario gli fece la domanda di rito: <<perché tutto questo?>>
Il monaco si esternò in un viso stupefatto, <<io non c’entro nulla con questa storia!>> si difese, <<non dovete rivolgervi al sottoscritto!>>
<<Le porto a conoscenza>> intervenne Neveu, <<che sul cadavere abbiamo trovato i suoi capelli.>>
Il frate strabiliò, <<ve lo giuro, non so niente di questo fatto, chiedetelo a fra’ Vincent, se dice la verità ve lo confermerà!>>
Fra’ Vincent annuì con il capo.
<<Non ha importanza>> aggiunse Masson, <<lei verrà con noi alla centrale della Gendarmerie di Parigi e sarà interrogato ufficialmente!>>
Un’ora dopo, quando giunsero nel piazzale dove era fermo l’elicottero, Masson, Neveu, Cassandre e Maurice, salutarono il commissario capo della città di Chambéry e lo ringraziarono calorosamente.
<<Dovere>> disse lui dando la mano a tutti, <<quando avrete bisogno di noi, saremo a vostra disposizione.>>
<<Speriamo non tanto presto>> affermò Neveu sorridendo.
Renard Tristan, frà Vincent e fra’ André, ammanettati, furono fatti salire nei sedili posteriori dell’elicottero. Masson, Neveu, Cassandre e Maurice, di fronte a loro. I due cadaveri furono sistemati nel portabagagli del velivolo.
Sotto una forte nevicata, l’elicottero rombò e si alzò dal suolo.
Masson diede un’occhiata all’orologio: era quasi mezzanotte.
Il velivolo volò velocemente sino a Parigi, atterrando nel piazzale della Gendarmerie intorno alle due e trenta. Veniva giù una leggera acquerugiola fastidiosa, quando scesero e si recarono nell’enorme immobile. I tre detenuti furono presi in consegna da alcuni agenti e incarcerati nelle celle di detenzione in attesa di interrogatorio. I due cadaveri furono caricati su un’autoambulanza e inviati alla Medicina Legale per i dovuti rilievi.
La mezza luna aveva abdicato per un freddo nevischio che cadeva di sbieco spinto dai freddi venti nordici. Nel grande salone d’entrata all’abbazia, Masson era seduto affianco a Neveu e fissava i tanti monaci che mormoravano tra di loro esterrefatti. Il commissario capo Rouseau, stava distaccato con la sua trentina di poliziotti a seguire l’interrogatorio. Maurice si era svegliato dalla botta procuratagli da frà Vincent e, come prima azione, gli aveva assestato un pugno in pieno viso facendolo cadere all’indietro. Ma poi era stato bloccato da un paio di agenti che cercavano di calmarlo. Cassandre era andata in una cella, aveva tolto l’abito di Biancaneve, ed era ritornata nel salone vicino allo zio. A lato dell’enorme portone d’uscita dall’abbazia, giacevano i corpi del nano e del padre della giovane, con ancora indosso il saio. Dopo qualche minuto, entrarono gli altri poliziotti che avevano trascinato sino a lì l’energumeno della vettura ferma a lato della strada: il rapitore di nani. Il corpulento uomo indossava ancora il saio da frate e, avendo su il cappuccio, non permetteva di vedere il proprio viso. Masson si alzò dalla sedia e gli si recò di fianco. Con una manovra rapida gli tolse il cappuccio esibendo un volto dalle fattezze conosciute. L’omaccione era di stazza grossa, leggermente informe, aveva i capelli lunghi sino alle spalle ingrigiti dall’età, una barba folta faceva da corona ad un viso largo con un naso fortemente aquilino.
<<Guarda guarda chi abbiamo qui!>> esclamò Masson, <<il nostro amico torturatore di nani Renard Tristan.>>
Neveu spalancò gli occhi, <<ma questo è quella stupida persona che abbiamo interrogato in quella casa vecchia e pestilenziale, vicino alla città di Noisiel! Quello che dieci anni fa ha scontato tre anni di carcere per il maltrattamento di un nano!>>
Il mastodontico uomo fece uno sbuffo, <<vaffa..ulo sbirro di ****!!>>
Con un micidiale pugno nella testa, il commissario lo fece abbattersi al suolo. <<Questo ca..otto non l’ha visto nessuno, chiaro!!>> disse con enfasi ai poliziotti presenti.
<<Dovrai spiegarci molte cose>> proclamò Neveu, quando fra’ Vincent fu portato ammanettato davanti a loro. Il monaco abbassò lo sguardo e stillò una lacrima.
Anche a fra’ André furono messe le manette, sotto l’ordine di Masson. E quando lo vide davanti a sé, il commissario gli fece la domanda di rito: <<perché tutto questo?>>
Il monaco si esternò in un viso stupefatto, <<io non c’entro nulla con questa storia!>> si difese, <<non dovete rivolgervi al sottoscritto!>>
<<Le porto a conoscenza>> intervenne Neveu, <<che sul cadavere abbiamo trovato i suoi capelli.>>
Il frate strabiliò, <<ve lo giuro, non so niente di questo fatto, chiedetelo a fra’ Vincent, se dice la verità ve lo confermerà!>>
Fra’ Vincent annuì con il capo.
<<Non ha importanza>> aggiunse Masson, <<lei verrà con noi alla centrale della Gendarmerie di Parigi e sarà interrogato ufficialmente!>>
Un’ora dopo, quando giunsero nel piazzale dove era fermo l’elicottero, Masson, Neveu, Cassandre e Maurice, salutarono il commissario capo della città di Chambéry e lo ringraziarono calorosamente.
<<Dovere>> disse lui dando la mano a tutti, <<quando avrete bisogno di noi, saremo a vostra disposizione.>>
<<Speriamo non tanto presto>> affermò Neveu sorridendo.
Renard Tristan, frà Vincent e fra’ André, ammanettati, furono fatti salire nei sedili posteriori dell’elicottero. Masson, Neveu, Cassandre e Maurice, di fronte a loro. I due cadaveri furono sistemati nel portabagagli del velivolo.
Sotto una forte nevicata, l’elicottero rombò e si alzò dal suolo.
Masson diede un’occhiata all’orologio: era quasi mezzanotte.
Il velivolo volò velocemente sino a Parigi, atterrando nel piazzale della Gendarmerie intorno alle due e trenta. Veniva giù una leggera acquerugiola fastidiosa, quando scesero e si recarono nell’enorme immobile. I tre detenuti furono presi in consegna da alcuni agenti e incarcerati nelle celle di detenzione in attesa di interrogatorio. I due cadaveri furono caricati su un’autoambulanza e inviati alla Medicina Legale per i dovuti rilievi.
A Nanni e Dalila piace tantissimo ♥♥♥♥
- ALE 51
- Messaggi : 778
Mattoncini : 695
Data di iscrizione : 30.11.21
Località : Tigullio Liguria
Re: Fantasink & company
Dom Gen 09, 2022 11:10 pm
Stanchi e snervati, Maurice e Cassandre ripartirono immediatamente con l’autovettura verso l’abitazione di lui. Masson e Neveu firmarono alcune carte burocratiche e, anche loro, rientrarono nelle proprie abitazioni per riposare e dormire sino alla mattina seguente.
Quando entrarono nel piccolo appartamento di Maurice, Cassandre si gettò sotto la doccia e rifletté su quando accaduto. Aveva rischiato la vita, se non ci fosse stato suo zio, anzi, probabilmente l’avrebbe persa. Ma ora era tutto finito, tutto come lei aveva previsto. Un’unica cosa le restava in sospeso nella mente, ed era il fatto più importante: perché suo padre era diventato un assassino? Perché, poi, dei nani? Che relazione v’era tra Alexiane Roux e suo padre? In quel momento si rammentò del DNA della giovane e del suo che era in corso di lavorazione alla Scientifica. Era evidente che fra’ Vincent era lo zio di Alexiane, ma suo padre cosa c’entrava? Le vennero in mente le lettere scritte nel suo sangue dal segretario del vescovo: MAS. Quelle lettere erano chiaramente riferite a Masson, suo papà, e la voce della registrazione ne portava la prova definitiva. Ma perché lui si confessava che non era stato mai un fervido credente? Pensò che la mattina seguente avrebbero risolto il problema e, quando uscì dalla doccia, avvolta in un accappatoio azzurro, si rivolse a Maurice. <<Adesso che il caso è finito, mi puoi spiegare cosa volevi intendere quando hai detto “ti dovrò chiedere una cosa”.>>
Lui si esternò con un viso da sornione, <<non è ancora finito il caso, mi sa che dovrai aspettare un po’.>>
<<Insomma, Maurice, se devi dirmi una cosa dimmela e basta, il caso è finito!>>
<<Mancano i moventi e gli interrogatori>> bisbigliò lui accarezzandole i capelli.
<<Te l’ho detto l’altra volta e te lo ripeto: ****!>> replicò la giovane sorridendo, ma non troppo.
Quando si adagiarono nel letto, si lasciarono andare in un sonno profondo.
A pochi chilometri di distanza, Masson si girava e rigirava nel letto. Ci aveva provato in tutti i modi: camomilla, sonnifero che usava ogni tanto Arielle, conta delle pecore, ma non v’era stato nulla da fare, il sonno non voleva prendere il sopravvento. Il viso del fratello prima di morire, gli si replicava nella mente ogni volta che provava ad assopirsi. Oltre al riscaldamento alto come in tutti i condomini, le domande che si poneva lo facevano sudare come una spugna. Il vortice delle immagini girava davanti a lui nel buio della camera: Cassandre vestita da Biancaneve, il nano, il fratello che si accasciava al suolo morto, fra’ Vincent. Ma quello che più lo massacrava era il movente collegato a quelle truci uccisioni. Finalmente, intorno alle cinque, si addormentò fradicio di sudore.
Il cielo si era ingrigito, quando il commissario alle otto della mattina entrò nella Gendarmerie. Lucas, nel suo ufficio, stava compilando alcune dichiarazioni da rilasciare alla stampa sull’omicidio dei nani. Ma l’avrebbe lasciata in sospeso nell’attesa del fatidico movente, presunto, ma ancora in parte sconosciuto. Neveu era lì con lui e, quando arrivò Masson, lo salutò calorosamente.
<<Avete già visto mia nipote e il suo compagno?>> s’informò il commissario.
<<Sono alla Scientifica per il controllo del DNA di Cassandre>> replicò Lucas.
<<I detenuti?>>
<<In attesa nella sala interrogatori.>>
Intanto che i tre poliziotti si scambiavano commenti sui fatti accaduti, Cassandre e Maurice entrarono nell’ufficio. Lei aveva il viso incredulo, agnostico, come colei che ha ricevuto una notizia alla quale non vuole prestare fede.
Il commissario li fece accomodare sulle altre sedie, fissando la nipote con apprensione, <<novità?>> chiese.
La ragazza restò un attimo a riflettere, poi abbassò la testa e si asciugò una lacrima che le colava dagli occhi, <<Alexiane è mia sorella>> balbettò a bassa voce.
Lo zio deglutì e si passò la mano nei grigi capelli, <<voglio dire, proprio tua sorella?>>
Cassandre accennò positivamente.
<<Ma come…..?>>
<<Il mio DNA si trasporta la maggior parte del suo fattore genetico.>>
Intervenne Neveu, <<ma, allora, tuo padre dovrebbe essere il padre di Alexiane Roux.>>
Lei alzò lo sguardo con gli occhi pieni di lacrime, <<sì>> affermò, <<salvo ricavare il DNA dal cadavere, ma, quasi con certezza, lo è.>>
Tutti restarono in silenzio per qualche minuto. Il movente relativo a quegli omicidi si stava delineando a poco a poco. Il padre di Cassandre lo era anche di Alexiane.
<<Non resta che interrogare fra’ Vincent e fra’ André>> asserì Masson, alzandosi e andando verso la porta dell’ufficio.
La sala interrogatori era un piccolo locale con un tavolo al centro e svariate sedie intorno. Vi erano anche delle telecamere, un registratore e uno specchio grande con la facciata interna riflettente e quella esterna in vetro dalla quale si poteva vedere senza essere visti.
I due monaci erano seduti uno affianco all’altro, ed avevano indosso abiti non religiosi. Fra’ Vincent aveva la testa abbassata, mentre frà André si guardava intorno come se fosse in un museo delle belle arti.
I tre poliziotti si sedettero di fronte a loro, Cassandre e Maurice restarono spettatori all’esterno del locale, proprio dietro allo specchio.
<<Bene, fra’ Vincent>> iniziò il commissario, con fare ironico, <<come credo abbia già avuto modo di appurare, io non sono fra’ Jacques e lui non è fra’ Adrien e, chiaramente, non facciamo parte dei frati Francescani e, men che meno, abbiamo residenza nel convento di Parigi “Cristo Risorto”>>
Il monaco alzò la testa e annuì.
<<Ok>> assentì Masson, <<come da prassi, la debbo avvisare che se lei volesse un avvocato ne avrebbe pieno diritto….
<<Perché, servirebbe a qualcosa?>> mormorò fra’ Vincent.
<<Non credo proprio, se lei confessasse risparmieremmo tempo, se non lo facesse, saremmo costretti a tirare in ballo prove, moventi, ed altro e, le garantisco, ce ne sono a secchiate.>>
Masson pigiò il tasto del registratore attivandolo, <<stiamo aspettando la sua deposizione!>>
Il monaco tirò il fiato e iniziò a illustrare la sua versione dei fatti, <<bisogna tornare a ritroso nel tempo, molti e molti anni fa. La mia famiglia era composta da papà, mamma, io e le mie due sorelle Ginette e Elvire.>>
<<Conosciamo già i componenti della sua famiglia>> lo fermò Masson, <<vogliamo solo sapere il motivo degli omicidi dei nani, voglio dire, il movente.>>
<<Ginette rimase incinta di uno sconosciuto e, dopo la gestazione, nacque Alexiane. Mia sorella non ha mai voluto rivelare il nome del padre. Anch’io, sino a poco tempo fa, non lo conoscevo. Infatti, quest’uomo mi si presentò nel convento qualche mese dopo l’incidente che ha reso disabile Alexiane. Mi spiegò che lui era il padre e che avrebbe voluto vendicare la figlia per ciò che le era accaduto per colpa di un nano.>>
<<Conosciamo già anche il fatto dell’incidente, stringa sui contenuti!>>
Il frate fece una smorfia, <<allora siete al corrente di tutta la storia?>>
<<Diciamo che ne conosciamo solo la prima parte, comunque vada avanti da dopo che il padre è venuto da lei.>>
Quando entrarono nel piccolo appartamento di Maurice, Cassandre si gettò sotto la doccia e rifletté su quando accaduto. Aveva rischiato la vita, se non ci fosse stato suo zio, anzi, probabilmente l’avrebbe persa. Ma ora era tutto finito, tutto come lei aveva previsto. Un’unica cosa le restava in sospeso nella mente, ed era il fatto più importante: perché suo padre era diventato un assassino? Perché, poi, dei nani? Che relazione v’era tra Alexiane Roux e suo padre? In quel momento si rammentò del DNA della giovane e del suo che era in corso di lavorazione alla Scientifica. Era evidente che fra’ Vincent era lo zio di Alexiane, ma suo padre cosa c’entrava? Le vennero in mente le lettere scritte nel suo sangue dal segretario del vescovo: MAS. Quelle lettere erano chiaramente riferite a Masson, suo papà, e la voce della registrazione ne portava la prova definitiva. Ma perché lui si confessava che non era stato mai un fervido credente? Pensò che la mattina seguente avrebbero risolto il problema e, quando uscì dalla doccia, avvolta in un accappatoio azzurro, si rivolse a Maurice. <<Adesso che il caso è finito, mi puoi spiegare cosa volevi intendere quando hai detto “ti dovrò chiedere una cosa”.>>
Lui si esternò con un viso da sornione, <<non è ancora finito il caso, mi sa che dovrai aspettare un po’.>>
<<Insomma, Maurice, se devi dirmi una cosa dimmela e basta, il caso è finito!>>
<<Mancano i moventi e gli interrogatori>> bisbigliò lui accarezzandole i capelli.
<<Te l’ho detto l’altra volta e te lo ripeto: ****!>> replicò la giovane sorridendo, ma non troppo.
Quando si adagiarono nel letto, si lasciarono andare in un sonno profondo.
A pochi chilometri di distanza, Masson si girava e rigirava nel letto. Ci aveva provato in tutti i modi: camomilla, sonnifero che usava ogni tanto Arielle, conta delle pecore, ma non v’era stato nulla da fare, il sonno non voleva prendere il sopravvento. Il viso del fratello prima di morire, gli si replicava nella mente ogni volta che provava ad assopirsi. Oltre al riscaldamento alto come in tutti i condomini, le domande che si poneva lo facevano sudare come una spugna. Il vortice delle immagini girava davanti a lui nel buio della camera: Cassandre vestita da Biancaneve, il nano, il fratello che si accasciava al suolo morto, fra’ Vincent. Ma quello che più lo massacrava era il movente collegato a quelle truci uccisioni. Finalmente, intorno alle cinque, si addormentò fradicio di sudore.
Il cielo si era ingrigito, quando il commissario alle otto della mattina entrò nella Gendarmerie. Lucas, nel suo ufficio, stava compilando alcune dichiarazioni da rilasciare alla stampa sull’omicidio dei nani. Ma l’avrebbe lasciata in sospeso nell’attesa del fatidico movente, presunto, ma ancora in parte sconosciuto. Neveu era lì con lui e, quando arrivò Masson, lo salutò calorosamente.
<<Avete già visto mia nipote e il suo compagno?>> s’informò il commissario.
<<Sono alla Scientifica per il controllo del DNA di Cassandre>> replicò Lucas.
<<I detenuti?>>
<<In attesa nella sala interrogatori.>>
Intanto che i tre poliziotti si scambiavano commenti sui fatti accaduti, Cassandre e Maurice entrarono nell’ufficio. Lei aveva il viso incredulo, agnostico, come colei che ha ricevuto una notizia alla quale non vuole prestare fede.
Il commissario li fece accomodare sulle altre sedie, fissando la nipote con apprensione, <<novità?>> chiese.
La ragazza restò un attimo a riflettere, poi abbassò la testa e si asciugò una lacrima che le colava dagli occhi, <<Alexiane è mia sorella>> balbettò a bassa voce.
Lo zio deglutì e si passò la mano nei grigi capelli, <<voglio dire, proprio tua sorella?>>
Cassandre accennò positivamente.
<<Ma come…..?>>
<<Il mio DNA si trasporta la maggior parte del suo fattore genetico.>>
Intervenne Neveu, <<ma, allora, tuo padre dovrebbe essere il padre di Alexiane Roux.>>
Lei alzò lo sguardo con gli occhi pieni di lacrime, <<sì>> affermò, <<salvo ricavare il DNA dal cadavere, ma, quasi con certezza, lo è.>>
Tutti restarono in silenzio per qualche minuto. Il movente relativo a quegli omicidi si stava delineando a poco a poco. Il padre di Cassandre lo era anche di Alexiane.
<<Non resta che interrogare fra’ Vincent e fra’ André>> asserì Masson, alzandosi e andando verso la porta dell’ufficio.
La sala interrogatori era un piccolo locale con un tavolo al centro e svariate sedie intorno. Vi erano anche delle telecamere, un registratore e uno specchio grande con la facciata interna riflettente e quella esterna in vetro dalla quale si poteva vedere senza essere visti.
I due monaci erano seduti uno affianco all’altro, ed avevano indosso abiti non religiosi. Fra’ Vincent aveva la testa abbassata, mentre frà André si guardava intorno come se fosse in un museo delle belle arti.
I tre poliziotti si sedettero di fronte a loro, Cassandre e Maurice restarono spettatori all’esterno del locale, proprio dietro allo specchio.
<<Bene, fra’ Vincent>> iniziò il commissario, con fare ironico, <<come credo abbia già avuto modo di appurare, io non sono fra’ Jacques e lui non è fra’ Adrien e, chiaramente, non facciamo parte dei frati Francescani e, men che meno, abbiamo residenza nel convento di Parigi “Cristo Risorto”>>
Il monaco alzò la testa e annuì.
<<Ok>> assentì Masson, <<come da prassi, la debbo avvisare che se lei volesse un avvocato ne avrebbe pieno diritto….
<<Perché, servirebbe a qualcosa?>> mormorò fra’ Vincent.
<<Non credo proprio, se lei confessasse risparmieremmo tempo, se non lo facesse, saremmo costretti a tirare in ballo prove, moventi, ed altro e, le garantisco, ce ne sono a secchiate.>>
Masson pigiò il tasto del registratore attivandolo, <<stiamo aspettando la sua deposizione!>>
Il monaco tirò il fiato e iniziò a illustrare la sua versione dei fatti, <<bisogna tornare a ritroso nel tempo, molti e molti anni fa. La mia famiglia era composta da papà, mamma, io e le mie due sorelle Ginette e Elvire.>>
<<Conosciamo già i componenti della sua famiglia>> lo fermò Masson, <<vogliamo solo sapere il motivo degli omicidi dei nani, voglio dire, il movente.>>
<<Ginette rimase incinta di uno sconosciuto e, dopo la gestazione, nacque Alexiane. Mia sorella non ha mai voluto rivelare il nome del padre. Anch’io, sino a poco tempo fa, non lo conoscevo. Infatti, quest’uomo mi si presentò nel convento qualche mese dopo l’incidente che ha reso disabile Alexiane. Mi spiegò che lui era il padre e che avrebbe voluto vendicare la figlia per ciò che le era accaduto per colpa di un nano.>>
<<Conosciamo già anche il fatto dell’incidente, stringa sui contenuti!>>
Il frate fece una smorfia, <<allora siete al corrente di tutta la storia?>>
<<Diciamo che ne conosciamo solo la prima parte, comunque vada avanti da dopo che il padre è venuto da lei.>>
A Nanni e Dalila piace tantissimo ♥♥♥♥
- ALE 51
- Messaggi : 778
Mattoncini : 695
Data di iscrizione : 30.11.21
Località : Tigullio Liguria
Re: Fantasink & company
Dom Gen 09, 2022 11:09 pm
<<Dicevo, questo signor Masson mi ha obbligato ad associarmi alle sue trame di vendetta, in caso contrario, mi avrebbe ucciso. Fui costretto ad assecondarlo….>>
<<Perché non si è rivolto alla polizia?>>
<<Sotto la minaccia di morte?>>
<<Va bene, vada avanti.>>
<<Mi disse che si era messo d’accordo con un tale che odiava i nani e che, per una somma cospicua, ne avrebbe rapiti sette.>>
<<Mio fratello era un pazzo!>> esclamò Masson.
<<No>> replicò il monaco, <<era solo un padre che è uscito di testa per la menomazione della figlia….>>
<<Alexiane lo conosceva?>>
<<No, e la mamma non ci teneva a farglielo conoscere.>>
<<Non capisco….>>
<<Suo fratello, due o tre volte all’anno veniva dalla Germania in Francia per vedere la figlia di nascosto. L’amava, come amava e aveva sempre amato la madre Ginette, mia sorella, ma non aveva mai avuto il coraggio di affrontare un matrimonio. Per questo lei lo rifiutò. Poi, a complicare la situazione, fu il suo carattere di donnaiolo e menefreghista.>>
Il commissario si strinse nelle spalle, <<pazzesco! Mi spieghi il meccanismo dei vostri misfatti.>>
Fra’ Vincent proseguì, <<il meccanismo era semplice: Renard Tristan, remunerato con una cospicua cifra, rapiva i nani. Successivamente li portava al convento e li consegnava a suo fratello. Dove ci avete scoperti, avveniva la tortura e l’uccisione….>>
<<Perché proprio al Convento del Sole?>>
<<Perché c’ero io, lo zio di Alexiane, insomma, suo fratello voleva mondare il suo dispiacere con la mia complicità….>>
<<Ma è semplicemente assurdo!>>
<<Successivamente alla morte dei nani, Renard Tristan, per ordine di suo fratello, li occultava in una sacca di plastica e li riportava a Parigi….>>
<<Perché proprio sotto i ponti in quella zona della città?>>
<<Perché l’incidente è accaduto da quelle parti.>>
Masson s’incupì, <<mio fratello aveva le rotelle fuori posto!>>
<<Non solo> proseguì fra’ Vincent, <<ma il cadavere doveva contenere una statuetta…..>>
<<Tralasciamo i particolari dei quali siamo già al corrente>> lo bloccò il commissario, <<piuttosto, perché mio fratello si confessava nel palazzo del vescovo? Avrebbe potuto farlo nella vostra chiesa.>>
<<Lui veniva all’abbazia solamente per torturare e uccidere i nani, per il resto risiedeva in incognito a Parigi, proprio nelle vicinanze dell’immobile vescovile. Quando doveva confessarsi, si recava lì travestito da prete, per non destare sospetti, e si mondava la coscienza dichiarando i propri peccati al segretario del vescovo. Per il resto non so molto, suo fratello non mi diceva nulla. Quello del quale sono sicuro, è che la sofferenza per l’incidente della figlia gli ha fatto perdere il lume della ragione.>>
<<Per me può bastare>> dichiarò Masson, rivolgendosi ai colleghi, <<passiamo a fra’ André.>>
Il monaco divento ceruleo e incominciarono a tremargli le mani, <<non so nulla>> balbettò.
<<Allora mi spieghi la presenza dei suoi capelli sulla casacca del primo nano assassinato e del crocifisso con il Cristo nero nella mano dei cadaveri.>>
<<Glielo ripeto, commissario, io non so nulla.>>
Fra’ Vincent alzò la mano, come per fermare il dialogo, <<fra’ André non c’entra niente>> palesò, <<per ordine di suo fratello, ho messo io quei capelli sui vestiti del primo cadavere e il crocifisso nelle mani. Avrebbero dovuto depistare le indagini che, chiaramente, avrebbero avuto corso dopo il primo omicidio.>>
<<Non credo che vi sia altro da aggiungere>> disse Masson, <<ne ero certo che frà André non c’entrasse nulla, me lo sono sentito nel sangue dal primo momento che l’ho visto.>>
<<Credo che il nostro colloquio termini qui>> intervenne Lucas, <<fate avere al magistrato la registrazione dell’interrogatorio per l’inizio del processo.>>
<<E io?>> balbettò fra’ André.
Il commissario gli fece un sorriso, <<lei può tranquillamente ritornare al Convento del Sole e, se le aggrada, preghi perché queste cose non accadano più.>>
<<Perché non si è rivolto alla polizia?>>
<<Sotto la minaccia di morte?>>
<<Va bene, vada avanti.>>
<<Mi disse che si era messo d’accordo con un tale che odiava i nani e che, per una somma cospicua, ne avrebbe rapiti sette.>>
<<Mio fratello era un pazzo!>> esclamò Masson.
<<No>> replicò il monaco, <<era solo un padre che è uscito di testa per la menomazione della figlia….>>
<<Alexiane lo conosceva?>>
<<No, e la mamma non ci teneva a farglielo conoscere.>>
<<Non capisco….>>
<<Suo fratello, due o tre volte all’anno veniva dalla Germania in Francia per vedere la figlia di nascosto. L’amava, come amava e aveva sempre amato la madre Ginette, mia sorella, ma non aveva mai avuto il coraggio di affrontare un matrimonio. Per questo lei lo rifiutò. Poi, a complicare la situazione, fu il suo carattere di donnaiolo e menefreghista.>>
Il commissario si strinse nelle spalle, <<pazzesco! Mi spieghi il meccanismo dei vostri misfatti.>>
Fra’ Vincent proseguì, <<il meccanismo era semplice: Renard Tristan, remunerato con una cospicua cifra, rapiva i nani. Successivamente li portava al convento e li consegnava a suo fratello. Dove ci avete scoperti, avveniva la tortura e l’uccisione….>>
<<Perché proprio al Convento del Sole?>>
<<Perché c’ero io, lo zio di Alexiane, insomma, suo fratello voleva mondare il suo dispiacere con la mia complicità….>>
<<Ma è semplicemente assurdo!>>
<<Successivamente alla morte dei nani, Renard Tristan, per ordine di suo fratello, li occultava in una sacca di plastica e li riportava a Parigi….>>
<<Perché proprio sotto i ponti in quella zona della città?>>
<<Perché l’incidente è accaduto da quelle parti.>>
Masson s’incupì, <<mio fratello aveva le rotelle fuori posto!>>
<<Non solo> proseguì fra’ Vincent, <<ma il cadavere doveva contenere una statuetta…..>>
<<Tralasciamo i particolari dei quali siamo già al corrente>> lo bloccò il commissario, <<piuttosto, perché mio fratello si confessava nel palazzo del vescovo? Avrebbe potuto farlo nella vostra chiesa.>>
<<Lui veniva all’abbazia solamente per torturare e uccidere i nani, per il resto risiedeva in incognito a Parigi, proprio nelle vicinanze dell’immobile vescovile. Quando doveva confessarsi, si recava lì travestito da prete, per non destare sospetti, e si mondava la coscienza dichiarando i propri peccati al segretario del vescovo. Per il resto non so molto, suo fratello non mi diceva nulla. Quello del quale sono sicuro, è che la sofferenza per l’incidente della figlia gli ha fatto perdere il lume della ragione.>>
<<Per me può bastare>> dichiarò Masson, rivolgendosi ai colleghi, <<passiamo a fra’ André.>>
Il monaco divento ceruleo e incominciarono a tremargli le mani, <<non so nulla>> balbettò.
<<Allora mi spieghi la presenza dei suoi capelli sulla casacca del primo nano assassinato e del crocifisso con il Cristo nero nella mano dei cadaveri.>>
<<Glielo ripeto, commissario, io non so nulla.>>
Fra’ Vincent alzò la mano, come per fermare il dialogo, <<fra’ André non c’entra niente>> palesò, <<per ordine di suo fratello, ho messo io quei capelli sui vestiti del primo cadavere e il crocifisso nelle mani. Avrebbero dovuto depistare le indagini che, chiaramente, avrebbero avuto corso dopo il primo omicidio.>>
<<Non credo che vi sia altro da aggiungere>> disse Masson, <<ne ero certo che frà André non c’entrasse nulla, me lo sono sentito nel sangue dal primo momento che l’ho visto.>>
<<Credo che il nostro colloquio termini qui>> intervenne Lucas, <<fate avere al magistrato la registrazione dell’interrogatorio per l’inizio del processo.>>
<<E io?>> balbettò fra’ André.
Il commissario gli fece un sorriso, <<lei può tranquillamente ritornare al Convento del Sole e, se le aggrada, preghi perché queste cose non accadano più.>>
A Dalila piace il post ♥
Re: Fantasink & company
Dom Gen 09, 2022 12:11 am
:matitagialla:
Ma non mi risulta che nel mio romanzo ci sia un cinese...probabilmente è uno scappato dalla Cina per il covid e è entrato nel mio romanzo come clandestino....ma pensa te!! ahahahaha:Ale 51: certo l'ingresso di un cinese nel tuo romanzo sarebbe un colpo di scena...una variante ...opss , chissà perché , finiamo sempre a discutere di Covid ...sarà, ma anche qui è contagioso come il sorriso. Ma pensa te , ci sono ricascato ... Ciao Ale alla prossima .
A Dalila e ALE 51 piace tantissimo ♥♥♥♥
- ALE 51
- Messaggi : 778
Mattoncini : 695
Data di iscrizione : 30.11.21
Località : Tigullio Liguria
Re: Fantasink & company
Sab Gen 08, 2022 11:05 pm
Ma non mi risulta che nel mio romanzo ci sia un cinese...probabilmente è uno scappato dalla Cina per il covid e è entrato nel mio romanzo come clandestino....ma pensa te!! ahahahaha
CAPITOLO N° 26
Una manciata di ore prima, intorno alle quattro del pomeriggio, Masson era seduto nel suo ufficio e ponderava preoccupato per la missione che avevano tirato in ballo Cassandre e il compagno. Sicuramente non sarebbe accaduto nulla, al Convento del Sole, ma se proprio nella notte futura vi fosse stato un omicidio, non riusciva a capacitarsi come avrebbero fatto i due giovani sprovveduti ad intervenire.
<<Qualcosa non va?>> domandò Neveu, entrando nel suo ufficio.
<<No….no….nulla….sono solo un po’ impensierito.>>
<<Per tua nipote?>>
Masson deglutì, <<per lei e per quel sempliciotto di Maurice.>>
<<Sai, capo>> aggiunse Neveu, <<il fatto della rassomiglianza di Cassandre con Alexiane Roux, come ha dichiarato Maurice, mi ha dato da pensare.>>
Il commissario palesò un accenno, <<oltre a quello vi è anche la scritta “MAS” trovata nel sangue che mi lascia pensieroso.>>
<<Pensieroso?!>>
<<Voglio dire, Neveu, se la striscia del sangue di Cassandre avesse qualche similitudine con quella di Alexiane, il fattore “MAS” si potrebbe tradurre in Masson, il sottoscritto.>>
<<Tu l’assassino?>> sbalordì Neveu, <<ma cosa stai dicendo?!>>
Il commissario gli strizzò l’occhio, <<ma dai, Neveu, stavo scherzando. Piuttosto proporrei di andare da Picard nell’Ufficio Analisi a controllare se sia pronta la striscia del DNA di Cassandre.>>
Quando entrarono, intorno alle cinque, Picard stava elargendo ordini a destra e a manca, <<oh, Masson, scommetto che siete qui per le analisi del sangue.>>
<<In realtà, sì.>>
<<Siamo ancora in alto mare>> spiegò il direttore, <<il computer e i macchinari stanno lavorando, ma è una storia lunga. Ci vorranno ancora almeno cinque ore. Per adesso abbiamo solo un terzo del codice genetico.>>
Masson rifletté, poi chiese, <<con quel terzo non potete fare la comparazione con quello di Alexiane Roux?>>
<<Il computer non lo accetterebbe, la verifica viene sempre messa in atto quando il DNA è completo.>>
Masson e Neveu uscirono dal centro specialistico e si avviarono a consulto da Lucas. Anche dal grande capo non risolsero nulla se non presupposizioni lanciate al vento.
Intorno alle otto della sera, Masson si stava preparando per uscire dalla Gendarmerie. Quando uscì dall’ascensore per recarsi nel parcheggio esterno, fu chiamato da Neveu che lo bloccò prendendolo animatamente per il braccio, <<capo, ci siamo!!>> esclamò trafelato, <<pochi minuti fa ha telefonato una donna dicendo che hanno rapito suo figlio!>>
<<E allora?>>
<<Si tratta di un nano!>>
<<Quando è accaduto?>>
Neveu cercò di calmare la mancanza di fiato per la notevole corsa, <<capo>> disse ansimando, <<ha telefonato poco fa e ha detto che un amico di suo figlio ha visto il rapimento dal bar vicino all’abitazione intorno alle undici di stamattina!>>
<<E perché questo amico non l’ha avvisata subito, questa mattina?>>
<<Dice che lei era a lavorare e l’ha saputo poco fa, per questo ci ha chiamato!>>
Masson si bloccò a meditare, poi ordinò, <<chiama l’eliporto della Gendarmerie, partiamo
subito per Chambéry. Se hanno rapito il nano questa mattina, sono convinto che sia già stato portato al monastero! Anzi, avvisa il distretto di polizia di quella città e informali di prepararsi che tra un paio d‘ore saremo sul posto.>>
CAPITOLO N° 26
Una manciata di ore prima, intorno alle quattro del pomeriggio, Masson era seduto nel suo ufficio e ponderava preoccupato per la missione che avevano tirato in ballo Cassandre e il compagno. Sicuramente non sarebbe accaduto nulla, al Convento del Sole, ma se proprio nella notte futura vi fosse stato un omicidio, non riusciva a capacitarsi come avrebbero fatto i due giovani sprovveduti ad intervenire.
<<Qualcosa non va?>> domandò Neveu, entrando nel suo ufficio.
<<No….no….nulla….sono solo un po’ impensierito.>>
<<Per tua nipote?>>
Masson deglutì, <<per lei e per quel sempliciotto di Maurice.>>
<<Sai, capo>> aggiunse Neveu, <<il fatto della rassomiglianza di Cassandre con Alexiane Roux, come ha dichiarato Maurice, mi ha dato da pensare.>>
Il commissario palesò un accenno, <<oltre a quello vi è anche la scritta “MAS” trovata nel sangue che mi lascia pensieroso.>>
<<Pensieroso?!>>
<<Voglio dire, Neveu, se la striscia del sangue di Cassandre avesse qualche similitudine con quella di Alexiane, il fattore “MAS” si potrebbe tradurre in Masson, il sottoscritto.>>
<<Tu l’assassino?>> sbalordì Neveu, <<ma cosa stai dicendo?!>>
Il commissario gli strizzò l’occhio, <<ma dai, Neveu, stavo scherzando. Piuttosto proporrei di andare da Picard nell’Ufficio Analisi a controllare se sia pronta la striscia del DNA di Cassandre.>>
Quando entrarono, intorno alle cinque, Picard stava elargendo ordini a destra e a manca, <<oh, Masson, scommetto che siete qui per le analisi del sangue.>>
<<In realtà, sì.>>
<<Siamo ancora in alto mare>> spiegò il direttore, <<il computer e i macchinari stanno lavorando, ma è una storia lunga. Ci vorranno ancora almeno cinque ore. Per adesso abbiamo solo un terzo del codice genetico.>>
Masson rifletté, poi chiese, <<con quel terzo non potete fare la comparazione con quello di Alexiane Roux?>>
<<Il computer non lo accetterebbe, la verifica viene sempre messa in atto quando il DNA è completo.>>
Masson e Neveu uscirono dal centro specialistico e si avviarono a consulto da Lucas. Anche dal grande capo non risolsero nulla se non presupposizioni lanciate al vento.
Intorno alle otto della sera, Masson si stava preparando per uscire dalla Gendarmerie. Quando uscì dall’ascensore per recarsi nel parcheggio esterno, fu chiamato da Neveu che lo bloccò prendendolo animatamente per il braccio, <<capo, ci siamo!!>> esclamò trafelato, <<pochi minuti fa ha telefonato una donna dicendo che hanno rapito suo figlio!>>
<<E allora?>>
<<Si tratta di un nano!>>
<<Quando è accaduto?>>
Neveu cercò di calmare la mancanza di fiato per la notevole corsa, <<capo>> disse ansimando, <<ha telefonato poco fa e ha detto che un amico di suo figlio ha visto il rapimento dal bar vicino all’abitazione intorno alle undici di stamattina!>>
<<E perché questo amico non l’ha avvisata subito, questa mattina?>>
<<Dice che lei era a lavorare e l’ha saputo poco fa, per questo ci ha chiamato!>>
Masson si bloccò a meditare, poi ordinò, <<chiama l’eliporto della Gendarmerie, partiamo
subito per Chambéry. Se hanno rapito il nano questa mattina, sono convinto che sia già stato portato al monastero! Anzi, avvisa il distretto di polizia di quella città e informali di prepararsi che tra un paio d‘ore saremo sul posto.>>
A Nanni, Dalila e Red Tony piace tantissimo ♥♥♥♥
- ALE 51
- Messaggi : 778
Mattoncini : 695
Data di iscrizione : 30.11.21
Località : Tigullio Liguria
Re: Fantasink & company
Sab Gen 08, 2022 11:03 pm
Nel giro di dieci minuti, l’elicottero arrivò e si adagiò con un gran rumore e vento nel piazzale della Gendarmerie, proprio in mezzo alle vetture. Masson e Neveu salirono e il velivolo si rialzò velocemente e partì repentinamente verso sud-est.
<<Abbiamo urgenza>> s’informò Masson con il pilota, <<quando prevede di arrivare a Chambéry?>>
Un’occhiata all’orologio fu sufficiente per una risposta esaustiva, <<sono le otto e un quarto>> spiegò l’uomo, << dovremmo atterrare nell’eliporto di Chambéry intorno alle dieci, dieci e un quarto.>>
Il commissario, mentre l’elicottero procedeva veloce nella notte, si chiese se la nipote e il compagno fossero già arrivati al convento. Ma, secondo i conti fatti dalla sua mente, sarebbero giunti intorno alle dieci, quindi poco prima che loro fossero atterrati nell’eliporto della città montana. Dovevano agire subito appena arrivati sul posto, il fatto che i due giovani fossero inesperti gli falcidiava la mente. Quasi si sentiva in colpa per aver tirato dentro Cassandre. Le voleva bene, si sentiva come un padre per lei, cosa che il vero padre, suo fratello, non lo era mai stato.
Neveu si era appisolato, e Masson lo svegliò proprio mentre l’elicottero atterrava sul piazzale dell’eliporto di Chambéry. Ad attenderli una decina di auto della polizia locale stipate di uomini dell’ordine.
<<Rouseau, Clovis Rouseau, commissario capo distretto di Chambéry>> si presentò il poliziotto che pareva essere il superiore.
<<Masson, Jacques Masson, commissario Gendarmerie Nationale di Parigi.>>
<<Bene, commissario Masson, ci mettiamo ai suoi ordini.>>
Masson spiegò velocemente l’accaduto e intimò di partire immediatamente con destinazione il Convento del Sole. Le auto, una dietro l’altra, uscirono dalla città e s’inserirono nella strada che portava al monastero ma senza immettere le sirene, come da ordini del commissario. In realtà, Masson voleva basarsi sul fattore sorpresa. Lui la pensava in quel modo, se fossero arrivati con il chiassoso fonema di dieci auto della polizia, avrebbero potuto vanificare l’azione dando il tempo agli assassini di scomparire, loro e il cadavere del nano. Del resto, i meandri, i sotterranei e i cunicoli dell’abbazia, avrebbero reso vita facile nel nascondere salme, prove e quant’altro.
Masson dispose che tutti gli agenti a disposizione avrebbero dovuto fare irruzione nel grande immobile religioso, bloccando tutti i frati che alloggiavano all‘interno. Lui e Neveu, invece, avrebbero fatto un veloce blitz nella baita interrata posta alle spalle del convento.
La strada era scivolosa, nonostante la mancanza di neve sull‘asfalto, e le vetture affrontavano le curve con una certa prudenza.
Masson controllò l’ora notando che erano le dieci e trenta passate. Si chiese che fine avessero fatto Cassandre e Maurice. Nella sua mente li immaginava nei guai più seri: legati e trucidati, feriti o addirittura morti. Scosse il capo cercando di levarsi quei macabri pensieri e proseguì a controllare il contesto fuori dal vetro della vettura. Nei campi, sugli alberi e a lato della strada, si notava una decina di centimetri di neve resa giallognola dalla luce lattiginosa della mezza luna. Come il corpo di un serpente, la fila di vetture faceva una curva dopo l’altra. Dopo l’ennesimo tornante, videro stagliarsi a distanza l’abbazia inserita nei boschi alla loro destra. In una sorta di rientranza, Masson notò il furgone spia della Gendarmerie. <<Fermati!>> ordinò all’autista. Il corteo di macchine si fermò dietro la prima. Il commissario, insieme a Neveu e Rouseau, scesero e si appressarono al mezzo seminascosto tra le fronde degli abeti che rasentavano la strada. Aperta la porta scorrevole, notarono che lo schermo del computer era ancora acceso e suddiviso in sei riquadri riflettenti le immagini esterne riprese dalle telecamere. Masson pigiò un tasto e spense il sistema. Mentre usciva dal furgone, un poliziotto si presentò davanti a lui, <<commissario>> disse trafelato, <<guardi in fondo al rettilineo, c’è una vettura ferma a lato della strada con le luci spente.>>
<<Potrebbe essere il rapitore dei nani!>> esclamò Neveu.
Masson diede ordine a Rouseau di mandare due autovetture a bloccare la macchina ferma. Ma raccomandò la massima prudenza nel procedere, <<colui che eventualmente fosse nell’abitacolo, potrebbe essere un elemento estremamente pericoloso!>>
Il commissario non poteva aspettare altro tempo. La vita di Cassandre avrebbe potuto essere in gioco. Il fatto che lei e Maurice non fossero nel furgone, voleva significare che erano entrati in azione e si trovavano da qualche parte dell’abbazia o, forse, nella strana costruzione interrata ubicata alle spalle della stessa.
Le due auto si staccarono dalla fila parcheggiata a lato della strada e, prontamente, raggiunsero la vettura ferma un po’ più in su arginandole ogni movimento. I vari agenti intervennero con forza aprendo la portiera sinistra. Masson, con la coda dell’occhio, vide strappare con violenza un uomo, che subito tentò di reagire con brutalità, ma le forze dell’ordine lo bloccarono al suolo e gli misero le manette. A quella distanza, il buio impediva al commissario di vedere in viso l’arrestato, ma non aveva più tempo, il pensiero della nipote lo portò ad agire immediatamente. Al suo ordine, la coda di vetture ripartì e s’infilò nella strada sterrata ed innevata che portava al piazzale del convento. Masson aveva già dato disposizioni di intervenire in forze e di invadere l’abbazia, fermando tutti i frati per un successivo interrogatorio. L’enorme porta del monastero fu aperta davanti ad una trentina di poliziotti che, distintivo alla mano, fecero irruzione sotto il mormorio di protesta da parte dei frati. Masson e Neveu, invece, armi in pugno si misero a correre lungo il lato del grande immobile, raggiungendo il retro. Lì, con un’immane fatica a causa della neve, iniziarono a salire la mulattiera che portava alla costruzione interrata. Con il fiato in gola, giunsero davanti alla porta imputridita e provarono ad aprirla. Con sorpresa il battente scricchiolò e, sotto la spinta della mano, si aprì con un forte cigolio. Si doveva far presto. Se Cassandre e Maurice erano dentro quel posto e non erano ancora usciti, il fatto deponeva per una preoccupazione falcidiante. Masson entrò per primo e, pistola alla mano, iniziò ad annaspare nel buio.
<<Potevamo portare una pila!>> si lamentò a voce bassa.
Sempre nelle tenebre, i suoi piedi percepirono dei gradini che scendevano. Appoggiando le mani al muro, intrapresero la discesa a chiocciola con prudenza. In quel momento Masson capì cosa provasse un cieco immerso nel suo buio perenne. Lentamente arrivarono in fondo alla scala e il commissario percepì con i polpastrelli la presenza di un’altra porta. In quell’attimo si domandò se fare irruzione o accedere con prudenza, ma, dopo alcuni lamenti che giungevano dall’interno, estrasse la pistola e spinse la porta aprendola completamente. Ai suoi occhi, e a quelli di Neveu, si presentò uno spettacolo agghiacciante sotto la luce di alcune candele: in un angolo, steso in terra e legato come un salame, vi era Maurice privo di sensi, vicino a lui una piccola sacca aperta con il corpo di un nano e, sul tavolo di tortura, Cassandre con addosso un abito tale e quale a quello di Biancaneve nei cartoni animati della Walt Disney. Gli occhi della nipote lo videro e, dalla sofferenza passarono allo stupore. Uno dei monaci mise la mano sotto il saio ed estrasse una pistola. L’altro rimase smarrito in un viso ceruleo e atterrito. Il frate con l’arma iniziò a girarsi verso i due poliziotti.
<<Fermo!!>> urlò Masson, <<fermo o sparo!!>>
Ma, quasi rallentata, la pistola maneggiata dall’estraneo incominciò a puntare verso il commissario.
<<Non sparare, zio!!>> sbraitò Cassandre, <<è papà!!>>
Masson entrò in quell’attimo di meditazione rapida che precede l’azione. Le sue orecchie avevano sentito bene: la nipote aveva urlato <<papà!!>> Aveva ancora una frazione di secondo, prima di essere ucciso. I suoi occhi s’incontrarono con quelli del monaco, e lì, a quel punto, riconobbe il fratello che lo fissava con aria di sfida. Doveva sparare, se non voleva cedergli la vita. Ma avrebbe dovuto uccidere suo fratello, nonché il padre di Cassandre. Una detonazione fece vibrare le pareti di
quell’enorme stanza delle barbarie con una eco frastornante che travolse i timpani dei presenti. E poi di nuovo, un altro proiettile raggiunse nuovamente il suo bersaglio. Gli occhi spalancati di Cassandre s’inumidirono, per poi chiudersi in un pianto incontenibile. Il frate con la pistola, si appoggiò al grande tavolo fissando il fratello con sguardo feroce. L’arma cadde al suolo. La bocca riversa dell’individuo cercò di articolare alcune parole, ma senza riuscirci. Il suo corpo stramazzò sul pavimento privo di vita. Neveu, con aria sicura e sprezzante, soffiò sulla punta della pistola facendo dissolvere il poco fumo che restava nella canna.
<<Abbiamo urgenza>> s’informò Masson con il pilota, <<quando prevede di arrivare a Chambéry?>>
Un’occhiata all’orologio fu sufficiente per una risposta esaustiva, <<sono le otto e un quarto>> spiegò l’uomo, << dovremmo atterrare nell’eliporto di Chambéry intorno alle dieci, dieci e un quarto.>>
Il commissario, mentre l’elicottero procedeva veloce nella notte, si chiese se la nipote e il compagno fossero già arrivati al convento. Ma, secondo i conti fatti dalla sua mente, sarebbero giunti intorno alle dieci, quindi poco prima che loro fossero atterrati nell’eliporto della città montana. Dovevano agire subito appena arrivati sul posto, il fatto che i due giovani fossero inesperti gli falcidiava la mente. Quasi si sentiva in colpa per aver tirato dentro Cassandre. Le voleva bene, si sentiva come un padre per lei, cosa che il vero padre, suo fratello, non lo era mai stato.
Neveu si era appisolato, e Masson lo svegliò proprio mentre l’elicottero atterrava sul piazzale dell’eliporto di Chambéry. Ad attenderli una decina di auto della polizia locale stipate di uomini dell’ordine.
<<Rouseau, Clovis Rouseau, commissario capo distretto di Chambéry>> si presentò il poliziotto che pareva essere il superiore.
<<Masson, Jacques Masson, commissario Gendarmerie Nationale di Parigi.>>
<<Bene, commissario Masson, ci mettiamo ai suoi ordini.>>
Masson spiegò velocemente l’accaduto e intimò di partire immediatamente con destinazione il Convento del Sole. Le auto, una dietro l’altra, uscirono dalla città e s’inserirono nella strada che portava al monastero ma senza immettere le sirene, come da ordini del commissario. In realtà, Masson voleva basarsi sul fattore sorpresa. Lui la pensava in quel modo, se fossero arrivati con il chiassoso fonema di dieci auto della polizia, avrebbero potuto vanificare l’azione dando il tempo agli assassini di scomparire, loro e il cadavere del nano. Del resto, i meandri, i sotterranei e i cunicoli dell’abbazia, avrebbero reso vita facile nel nascondere salme, prove e quant’altro.
Masson dispose che tutti gli agenti a disposizione avrebbero dovuto fare irruzione nel grande immobile religioso, bloccando tutti i frati che alloggiavano all‘interno. Lui e Neveu, invece, avrebbero fatto un veloce blitz nella baita interrata posta alle spalle del convento.
La strada era scivolosa, nonostante la mancanza di neve sull‘asfalto, e le vetture affrontavano le curve con una certa prudenza.
Masson controllò l’ora notando che erano le dieci e trenta passate. Si chiese che fine avessero fatto Cassandre e Maurice. Nella sua mente li immaginava nei guai più seri: legati e trucidati, feriti o addirittura morti. Scosse il capo cercando di levarsi quei macabri pensieri e proseguì a controllare il contesto fuori dal vetro della vettura. Nei campi, sugli alberi e a lato della strada, si notava una decina di centimetri di neve resa giallognola dalla luce lattiginosa della mezza luna. Come il corpo di un serpente, la fila di vetture faceva una curva dopo l’altra. Dopo l’ennesimo tornante, videro stagliarsi a distanza l’abbazia inserita nei boschi alla loro destra. In una sorta di rientranza, Masson notò il furgone spia della Gendarmerie. <<Fermati!>> ordinò all’autista. Il corteo di macchine si fermò dietro la prima. Il commissario, insieme a Neveu e Rouseau, scesero e si appressarono al mezzo seminascosto tra le fronde degli abeti che rasentavano la strada. Aperta la porta scorrevole, notarono che lo schermo del computer era ancora acceso e suddiviso in sei riquadri riflettenti le immagini esterne riprese dalle telecamere. Masson pigiò un tasto e spense il sistema. Mentre usciva dal furgone, un poliziotto si presentò davanti a lui, <<commissario>> disse trafelato, <<guardi in fondo al rettilineo, c’è una vettura ferma a lato della strada con le luci spente.>>
<<Potrebbe essere il rapitore dei nani!>> esclamò Neveu.
Masson diede ordine a Rouseau di mandare due autovetture a bloccare la macchina ferma. Ma raccomandò la massima prudenza nel procedere, <<colui che eventualmente fosse nell’abitacolo, potrebbe essere un elemento estremamente pericoloso!>>
Il commissario non poteva aspettare altro tempo. La vita di Cassandre avrebbe potuto essere in gioco. Il fatto che lei e Maurice non fossero nel furgone, voleva significare che erano entrati in azione e si trovavano da qualche parte dell’abbazia o, forse, nella strana costruzione interrata ubicata alle spalle della stessa.
Le due auto si staccarono dalla fila parcheggiata a lato della strada e, prontamente, raggiunsero la vettura ferma un po’ più in su arginandole ogni movimento. I vari agenti intervennero con forza aprendo la portiera sinistra. Masson, con la coda dell’occhio, vide strappare con violenza un uomo, che subito tentò di reagire con brutalità, ma le forze dell’ordine lo bloccarono al suolo e gli misero le manette. A quella distanza, il buio impediva al commissario di vedere in viso l’arrestato, ma non aveva più tempo, il pensiero della nipote lo portò ad agire immediatamente. Al suo ordine, la coda di vetture ripartì e s’infilò nella strada sterrata ed innevata che portava al piazzale del convento. Masson aveva già dato disposizioni di intervenire in forze e di invadere l’abbazia, fermando tutti i frati per un successivo interrogatorio. L’enorme porta del monastero fu aperta davanti ad una trentina di poliziotti che, distintivo alla mano, fecero irruzione sotto il mormorio di protesta da parte dei frati. Masson e Neveu, invece, armi in pugno si misero a correre lungo il lato del grande immobile, raggiungendo il retro. Lì, con un’immane fatica a causa della neve, iniziarono a salire la mulattiera che portava alla costruzione interrata. Con il fiato in gola, giunsero davanti alla porta imputridita e provarono ad aprirla. Con sorpresa il battente scricchiolò e, sotto la spinta della mano, si aprì con un forte cigolio. Si doveva far presto. Se Cassandre e Maurice erano dentro quel posto e non erano ancora usciti, il fatto deponeva per una preoccupazione falcidiante. Masson entrò per primo e, pistola alla mano, iniziò ad annaspare nel buio.
<<Potevamo portare una pila!>> si lamentò a voce bassa.
Sempre nelle tenebre, i suoi piedi percepirono dei gradini che scendevano. Appoggiando le mani al muro, intrapresero la discesa a chiocciola con prudenza. In quel momento Masson capì cosa provasse un cieco immerso nel suo buio perenne. Lentamente arrivarono in fondo alla scala e il commissario percepì con i polpastrelli la presenza di un’altra porta. In quell’attimo si domandò se fare irruzione o accedere con prudenza, ma, dopo alcuni lamenti che giungevano dall’interno, estrasse la pistola e spinse la porta aprendola completamente. Ai suoi occhi, e a quelli di Neveu, si presentò uno spettacolo agghiacciante sotto la luce di alcune candele: in un angolo, steso in terra e legato come un salame, vi era Maurice privo di sensi, vicino a lui una piccola sacca aperta con il corpo di un nano e, sul tavolo di tortura, Cassandre con addosso un abito tale e quale a quello di Biancaneve nei cartoni animati della Walt Disney. Gli occhi della nipote lo videro e, dalla sofferenza passarono allo stupore. Uno dei monaci mise la mano sotto il saio ed estrasse una pistola. L’altro rimase smarrito in un viso ceruleo e atterrito. Il frate con l’arma iniziò a girarsi verso i due poliziotti.
<<Fermo!!>> urlò Masson, <<fermo o sparo!!>>
Ma, quasi rallentata, la pistola maneggiata dall’estraneo incominciò a puntare verso il commissario.
<<Non sparare, zio!!>> sbraitò Cassandre, <<è papà!!>>
Masson entrò in quell’attimo di meditazione rapida che precede l’azione. Le sue orecchie avevano sentito bene: la nipote aveva urlato <<papà!!>> Aveva ancora una frazione di secondo, prima di essere ucciso. I suoi occhi s’incontrarono con quelli del monaco, e lì, a quel punto, riconobbe il fratello che lo fissava con aria di sfida. Doveva sparare, se non voleva cedergli la vita. Ma avrebbe dovuto uccidere suo fratello, nonché il padre di Cassandre. Una detonazione fece vibrare le pareti di
quell’enorme stanza delle barbarie con una eco frastornante che travolse i timpani dei presenti. E poi di nuovo, un altro proiettile raggiunse nuovamente il suo bersaglio. Gli occhi spalancati di Cassandre s’inumidirono, per poi chiudersi in un pianto incontenibile. Il frate con la pistola, si appoggiò al grande tavolo fissando il fratello con sguardo feroce. L’arma cadde al suolo. La bocca riversa dell’individuo cercò di articolare alcune parole, ma senza riuscirci. Il suo corpo stramazzò sul pavimento privo di vita. Neveu, con aria sicura e sprezzante, soffiò sulla punta della pistola facendo dissolvere il poco fumo che restava nella canna.
A Nanni e Dalila piace tantissimo ♥♥♥♥
- ALE 51
- Messaggi : 778
Mattoncini : 695
Data di iscrizione : 30.11.21
Località : Tigullio Liguria
Re: Fantasink & company
Sab Gen 08, 2022 11:02 pm
Masson si accasciò al suolo con lo sguardo fisso nel vuoto. A tutto avrebbe creduto, ma non che l’assassino dei nani fosse suo fratello. Gli occhi spalancati, guardava le candele che guizzavano nella loro fuggevole vita. Non si rendeva ancora conto che Neveu aveva ucciso suo fratello, ma, se non l’avesse fatto, lui sarebbe morto. Dalla sua posizione raggomitolata, il commissario girò lo sguardo verso l’altro frate, che era inchiodato alla parete da un’atavica paura che lo sconvolgeva. Riconobbe in lui fra Vincent, quel monaco con lo sguardo buono e accondiscendente. Neveu iniziò a liberare Cassandre dai legacci. La giovane, vestita da Biancaneve, andò sopra il cadavere del padre e, chiudendo gli occhi, pianse con le mani giunte quasi volesse pregare. Neveu agguantò malamente fra’ Vincent e gli mise le manette ai polsi. Poi si appressò a Maurice e appoggiò il polpastrello della mano al collo, sede delle carotidi. <<E’ solo svenuto!>> dichiarò sorridendo, <<è una fibra forte, si ridesterà molto presto.>>
Masson si rialzò e si accostò alla nipote, la tirò su e la prese tra le braccia con affetto, <<forza, Cassandre, è tutto finito. Mi dispiace per tuo padre, ma non potevamo fare altrimenti.>>
Lei lo strinse forte e pianse nuovamente, <<gra..zie, zio, mi…mi….avete salvato la vita. Ma….ma….perché tutto questo?>> balbettò.
Masson rimase un attimo a riflettere, sconcertato per l’accaduto, <<non so, Cassandre, non so veramente cosa dire. Non comprendo il motivo che abbia portato tuo padre a mettere in atto tutto quello che è accaduto.>>
<<Non ho più una mamma>> disse la giovane singhiozzando, <<ora neanche un papà.>>
<<Ma hai me e la zia Arielle. Noi ti vogliamo bene come un padre e una madre.>>
Cassandre lo strinse più forte e si lasciò andare in un singhiozzo accompagnato da un inarrestabile piagnucolio.
<<Forza….forza, bambina mia, vedrai che tutto si sistemerà.>>
Masson si rialzò e si accostò alla nipote, la tirò su e la prese tra le braccia con affetto, <<forza, Cassandre, è tutto finito. Mi dispiace per tuo padre, ma non potevamo fare altrimenti.>>
Lei lo strinse forte e pianse nuovamente, <<gra..zie, zio, mi…mi….avete salvato la vita. Ma….ma….perché tutto questo?>> balbettò.
Masson rimase un attimo a riflettere, sconcertato per l’accaduto, <<non so, Cassandre, non so veramente cosa dire. Non comprendo il motivo che abbia portato tuo padre a mettere in atto tutto quello che è accaduto.>>
<<Non ho più una mamma>> disse la giovane singhiozzando, <<ora neanche un papà.>>
<<Ma hai me e la zia Arielle. Noi ti vogliamo bene come un padre e una madre.>>
Cassandre lo strinse più forte e si lasciò andare in un singhiozzo accompagnato da un inarrestabile piagnucolio.
<<Forza….forza, bambina mia, vedrai che tutto si sistemerà.>>
A Nanni piace il post ♥
Re: Fantasink & company
Sab Gen 08, 2022 10:20 am
ALE 51 ha scritto:Non manca molto io lancio un toto assassino....chi riesce ha capire chi è l'assassino può scriverlo anche gente che solo legge....vediamo se c'è qualche personaggio perspicace e intuitivo.....io dico che non lo indovinerete mai sino alla fine
:confuso: e chi lo sa Ale ? Sono appena... appena indietro di lettura.
La velocità con cui pubblichi le pagine del tuo romanzo , sono eguagliabili alla velocità delle serie di Netflix di passare da un episodio all altro successivo
Io la butto li , per ora...secondo me è stato il ....cinese
ciaooo
- ALE 51
- Messaggi : 778
Mattoncini : 695
Data di iscrizione : 30.11.21
Località : Tigullio Liguria
Re: Fantasink & company
Ven Gen 07, 2022 10:58 pm
Non manca molto io lancio un toto assassino....chi riesce ha capire chi è l'assassino può scriverlo anche gente che solo legge....vediamo se c'è qualche personaggio perspicace e intuitivo.....io dico che non lo indovinerete mai sino alla fine
CAPITOLO N° 25
Dopo che Cassandre ebbe fatto il prelievo del sangue alla Scientifica, insieme a Maurice scesero nel bar della Gendarmerie per il caffé di mezzo pomeriggio. Erano ad un passo dalla soluzione definitiva, ma vi era sempre quel tassello che non si riusciva a incastrare nel puzzle. Quel tassello si chiamava “MAS”, aveva una voce registrata e un DNA compatibile con Alexiane Roux.
<<Sono un po’ demoralizzata>> mormorò la giovane, centellinando la cremosa bevanda.
<<Io un’idea ce l’avrei>> replicò il compagno, passandole affettuosamente la mano nei capelli bicolore.
<<Avanti, sentiamo.>>
Maurice tirò il fiato, <<avendo la quasi certezza che gli omicidi avvengono nell’abbazia, viste le prove accumulate fino ad ora, e notato che lo spazio temporale tra uno e l’altro si traduce in quattro o cinque giorni, dovremmo essere vicini alla quarta uccisione. Voglio dire, l’ultimo omicidio è avvenuto nella notte del 18, oggi è il 22, credo che questa notte o, al massimo, la prossima, un altro nano sarà ucciso….>>
<<Stringi, Maurice!>>
<<Insomma, io proporrei di farci assegnare dal distretto il veicolo specializzato per gli appostamenti.>>
<<E dopo?>>
<<Partire per il Convento del Sole e, una volta giunti sul posto, appostarsi sulla provinciale in un luogo nascosto per sorvegliare l’arrivo di qualche automezzo che girasse nella strada sterrata che porta all’abbazia.>>
<<Non è una brutta idea, anche perché partendo ora che sono le tre, dovremmo essere sul posto in prima serata, intorno alle dieci.>>
La decisione fu presa rapidamente. Cassandre e Maurice andarono da Lucas e si fecero assegnare il furgone che la Gendarmerie usava per gli appostamenti. Si trattava di un vecchio Ford Transit che di vecchio aveva solo la carrozzeria. Di fatto, l’interno del cassone era un agglomerato di alta tecnologia. Vi era un riscaldamento autonomo che funzionava con il gasolio del mezzo, alimenti in scatola, acque minerali, micro telecamere ubicate all’esterno che inviavano immagini a trecentosessanta gradi su un computer disposto nel cassone. Essendo dotate di raggi infrarossi, i dispositivi per la ripresa potevano ritrarre le immagini anche nell’oscurità più totale.
Quando esposero la loro intenzione a Lucas, il grande capo si assentò un attimo. Quando tornò, una decina di minuti dopo, aveva nelle mani due fogli già firmati in precedenza dal magistrato. Lui li compilò e li consegnò a Cassandre, <<per Maurice non ci sono problemi, essendo già un poliziotto>> affermò, <<per te, Cassandre, questi due documenti ti danno la facoltà di portare ed usare delle armi e di fare indagini per conto della Gendarmerie. Praticamente, sei una poliziotta a tutti gli effetti.>> Lucas aprì un cassetto ed estrasse una pistola Beretta in dotazione al distretto e un fodero ascellare dove inserirla, <<ora sei completa>> terminò con un sorriso.
Dopo aver ricevuto dall’esperto le spiegazioni d’uso dei meccanismi del furgone spia, i due giovani partirono con direzione Chambéry.
Quando Masson lo venne a sapere, andò diretto dal grande capo per rimostrare la sua disapprovazione.
<<Non che voglia essere d’intralcio>> disse il commissario, sedendosi davanti a Lucas, <<ma mia nipote mi sembra troppo giovane ed inesperta per azioni del genere. Maurice, poi, è sempre stato fisso alla sua scrivania e non ha mai fatto un’indagine in vita sua!>>
<<Jacques>> replicò Lucas, passandosi i capelli rossi con la mano, <<se siamo arrivati ad un passo dalla risoluzione del caso, lo dobbiamo a loro. Non che voglia porre critiche al tuo operato o a quello di Neveu, ma se aspettavamo voi due eravamo ancora in ballo con le sette sataniche o con quel povero incolpevole di Alrich Hofmann che, tra l’altro, due giorni fa ha portato un alibi di ferro comprovato da dichiarazioni scritte ed innegabili. Quindi, per favore, lasciamo da parte le critiche e gli egoismi.>>
<<Uhm….>> mugugnò Masson.
<<Tu e Neveu, alla Omicidi, siete le mie due pedine più importanti>> proseguì Lucas, <<ma a volte bisogna mettere l’orgoglio da parte e capire che si può anche commettere un errore. Del resto non avete quasi mai fallito un caso, ma questo vi è sfuggito dalle mani. Comunque, vi annovero tra i migliori elementi che la Gendarmerie possa mettere in campo.>>
Masson non restò offeso, quando uscì, ma pensò che a breve avrebbe approfittato del beneficio della pensione. Del resto si sentiva anche stanco e sfibrato da tutti i casi di omicidio che aveva avuto nella carriera. Una carriera positiva, pensò, ma satura di sangue, barbarie e uccisioni senza senso. Si era sempre chiesto cosa avrebbe fatto qualora fosse andato in pensione. Quando era ragazzo andava a pescare sui fiumi e sui laghi, ma ora si sentiva vecchio, avrebbe ancora avuto lo spirito adatto per quelle cose? Insomma, e se ne fece una ragione, qualche viaggio, una pescatina nei laghetti privati, la lettura e la scrittura, ma sì, certo, pensò che avrebbe scritto qualche libro sulla sua lunga carriera nella polizia! Ma chi l’avrebbe letto? A chi sarebbe fregato delle sue indagini e risoluzioni dei casi? Si appioppò dello stupido e tralasciò di pensare andando poi nell’ufficio di Picard, alla Scientifica.
Il direttore Picard era immerso, insieme ai suoi subordinati, in mille pratiche da svolgere sempre con bruciante urgenza.
<<Salve Picard>> mormorò il commissario, mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni, <<qualche novità sul sangue di mia nipote?>>
<<Stiamo lavorando sul DNA. Abbiamo lasciato indietro molti altri esami per fare quello, ma i tempi sono lunghi, per avere l’esito e la striscia totale ci vorrà ancora almeno mezza giornata.>>
<<Quindi per oggi non se ne parla?>>
<<Non credo, Masson, sono più propenso per domattina intorno alle nove.>>
Il commissario uscì e si recò nel suo ufficio. Lì, si sedette sulla poltrona dietro la scrivania e iniziò a pensare con una certa preoccupazione a Cassandre e Maurice.
Inspiegabilmente, nelle vicinanze del Convento del Sole, a Chambéry, non nevicava. Una mezza luna limpida faceva capolino tra notturni cirri argentati dalla sua opalescente luce.
Il furgone spia era parcheggiato in un anfratto praticamente invisibile a lato della strada provinciale, un po’ più in su da quella sterrata che portava all’abbazia. Cassandre e Maurice si erano accorti che, ad una ventina di metri da loro, vi era un sentiero che portava direttamente nella foresta alle spalle del monastero. La prima volta che avevano visitato quel luogo, non avevano visto quella sorta di mulattiera secondaria.
Erano arrivati intorno alle dieci. Avevano acceso il riscaldamento nel cassone del furgone e vi erano entrati chiudendosi la porta scorrevole alle spalle. Benché basso, il contesto interno era confortevole a sufficienza per due persone e anche più. Davanti al computer che riceveva le immagini, vi erano due seggiolini in plastica fissati al suolo. Lì, loro si sedettero e iniziarono ad armeggiare con gli impianti elettronici. Maurice pigiò il tasto che accendeva le telecamere e, successivamente, quello che inseriva i raggi infrarossi. Con il tasto “enter” fecero accendere lo schermo che, immediatamente, si divise in sei piccoli riquadri di un bel color verde marziano. Lavorando con una levetta, dislocarono le telecamere in modo di aver tutto il contesto esterno sotto controllo. Due riquadri inquadravano la strada, due l’abbazia e il sentiero e gli altre due la mulattiera alle spalle del colossale edificio religioso.
<<Se qualcuno passa da queste parti, lo vediamo immediatamente>> disse Cassandre, bevendo un po’ di caffé scaldato su un piccolo fornello ad alcool.
<<Speriamo di essere fortunati>> ribatté Maurice.
CAPITOLO N° 25
Dopo che Cassandre ebbe fatto il prelievo del sangue alla Scientifica, insieme a Maurice scesero nel bar della Gendarmerie per il caffé di mezzo pomeriggio. Erano ad un passo dalla soluzione definitiva, ma vi era sempre quel tassello che non si riusciva a incastrare nel puzzle. Quel tassello si chiamava “MAS”, aveva una voce registrata e un DNA compatibile con Alexiane Roux.
<<Sono un po’ demoralizzata>> mormorò la giovane, centellinando la cremosa bevanda.
<<Io un’idea ce l’avrei>> replicò il compagno, passandole affettuosamente la mano nei capelli bicolore.
<<Avanti, sentiamo.>>
Maurice tirò il fiato, <<avendo la quasi certezza che gli omicidi avvengono nell’abbazia, viste le prove accumulate fino ad ora, e notato che lo spazio temporale tra uno e l’altro si traduce in quattro o cinque giorni, dovremmo essere vicini alla quarta uccisione. Voglio dire, l’ultimo omicidio è avvenuto nella notte del 18, oggi è il 22, credo che questa notte o, al massimo, la prossima, un altro nano sarà ucciso….>>
<<Stringi, Maurice!>>
<<Insomma, io proporrei di farci assegnare dal distretto il veicolo specializzato per gli appostamenti.>>
<<E dopo?>>
<<Partire per il Convento del Sole e, una volta giunti sul posto, appostarsi sulla provinciale in un luogo nascosto per sorvegliare l’arrivo di qualche automezzo che girasse nella strada sterrata che porta all’abbazia.>>
<<Non è una brutta idea, anche perché partendo ora che sono le tre, dovremmo essere sul posto in prima serata, intorno alle dieci.>>
La decisione fu presa rapidamente. Cassandre e Maurice andarono da Lucas e si fecero assegnare il furgone che la Gendarmerie usava per gli appostamenti. Si trattava di un vecchio Ford Transit che di vecchio aveva solo la carrozzeria. Di fatto, l’interno del cassone era un agglomerato di alta tecnologia. Vi era un riscaldamento autonomo che funzionava con il gasolio del mezzo, alimenti in scatola, acque minerali, micro telecamere ubicate all’esterno che inviavano immagini a trecentosessanta gradi su un computer disposto nel cassone. Essendo dotate di raggi infrarossi, i dispositivi per la ripresa potevano ritrarre le immagini anche nell’oscurità più totale.
Quando esposero la loro intenzione a Lucas, il grande capo si assentò un attimo. Quando tornò, una decina di minuti dopo, aveva nelle mani due fogli già firmati in precedenza dal magistrato. Lui li compilò e li consegnò a Cassandre, <<per Maurice non ci sono problemi, essendo già un poliziotto>> affermò, <<per te, Cassandre, questi due documenti ti danno la facoltà di portare ed usare delle armi e di fare indagini per conto della Gendarmerie. Praticamente, sei una poliziotta a tutti gli effetti.>> Lucas aprì un cassetto ed estrasse una pistola Beretta in dotazione al distretto e un fodero ascellare dove inserirla, <<ora sei completa>> terminò con un sorriso.
Dopo aver ricevuto dall’esperto le spiegazioni d’uso dei meccanismi del furgone spia, i due giovani partirono con direzione Chambéry.
Quando Masson lo venne a sapere, andò diretto dal grande capo per rimostrare la sua disapprovazione.
<<Non che voglia essere d’intralcio>> disse il commissario, sedendosi davanti a Lucas, <<ma mia nipote mi sembra troppo giovane ed inesperta per azioni del genere. Maurice, poi, è sempre stato fisso alla sua scrivania e non ha mai fatto un’indagine in vita sua!>>
<<Jacques>> replicò Lucas, passandosi i capelli rossi con la mano, <<se siamo arrivati ad un passo dalla risoluzione del caso, lo dobbiamo a loro. Non che voglia porre critiche al tuo operato o a quello di Neveu, ma se aspettavamo voi due eravamo ancora in ballo con le sette sataniche o con quel povero incolpevole di Alrich Hofmann che, tra l’altro, due giorni fa ha portato un alibi di ferro comprovato da dichiarazioni scritte ed innegabili. Quindi, per favore, lasciamo da parte le critiche e gli egoismi.>>
<<Uhm….>> mugugnò Masson.
<<Tu e Neveu, alla Omicidi, siete le mie due pedine più importanti>> proseguì Lucas, <<ma a volte bisogna mettere l’orgoglio da parte e capire che si può anche commettere un errore. Del resto non avete quasi mai fallito un caso, ma questo vi è sfuggito dalle mani. Comunque, vi annovero tra i migliori elementi che la Gendarmerie possa mettere in campo.>>
Masson non restò offeso, quando uscì, ma pensò che a breve avrebbe approfittato del beneficio della pensione. Del resto si sentiva anche stanco e sfibrato da tutti i casi di omicidio che aveva avuto nella carriera. Una carriera positiva, pensò, ma satura di sangue, barbarie e uccisioni senza senso. Si era sempre chiesto cosa avrebbe fatto qualora fosse andato in pensione. Quando era ragazzo andava a pescare sui fiumi e sui laghi, ma ora si sentiva vecchio, avrebbe ancora avuto lo spirito adatto per quelle cose? Insomma, e se ne fece una ragione, qualche viaggio, una pescatina nei laghetti privati, la lettura e la scrittura, ma sì, certo, pensò che avrebbe scritto qualche libro sulla sua lunga carriera nella polizia! Ma chi l’avrebbe letto? A chi sarebbe fregato delle sue indagini e risoluzioni dei casi? Si appioppò dello stupido e tralasciò di pensare andando poi nell’ufficio di Picard, alla Scientifica.
Il direttore Picard era immerso, insieme ai suoi subordinati, in mille pratiche da svolgere sempre con bruciante urgenza.
<<Salve Picard>> mormorò il commissario, mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni, <<qualche novità sul sangue di mia nipote?>>
<<Stiamo lavorando sul DNA. Abbiamo lasciato indietro molti altri esami per fare quello, ma i tempi sono lunghi, per avere l’esito e la striscia totale ci vorrà ancora almeno mezza giornata.>>
<<Quindi per oggi non se ne parla?>>
<<Non credo, Masson, sono più propenso per domattina intorno alle nove.>>
Il commissario uscì e si recò nel suo ufficio. Lì, si sedette sulla poltrona dietro la scrivania e iniziò a pensare con una certa preoccupazione a Cassandre e Maurice.
Inspiegabilmente, nelle vicinanze del Convento del Sole, a Chambéry, non nevicava. Una mezza luna limpida faceva capolino tra notturni cirri argentati dalla sua opalescente luce.
Il furgone spia era parcheggiato in un anfratto praticamente invisibile a lato della strada provinciale, un po’ più in su da quella sterrata che portava all’abbazia. Cassandre e Maurice si erano accorti che, ad una ventina di metri da loro, vi era un sentiero che portava direttamente nella foresta alle spalle del monastero. La prima volta che avevano visitato quel luogo, non avevano visto quella sorta di mulattiera secondaria.
Erano arrivati intorno alle dieci. Avevano acceso il riscaldamento nel cassone del furgone e vi erano entrati chiudendosi la porta scorrevole alle spalle. Benché basso, il contesto interno era confortevole a sufficienza per due persone e anche più. Davanti al computer che riceveva le immagini, vi erano due seggiolini in plastica fissati al suolo. Lì, loro si sedettero e iniziarono ad armeggiare con gli impianti elettronici. Maurice pigiò il tasto che accendeva le telecamere e, successivamente, quello che inseriva i raggi infrarossi. Con il tasto “enter” fecero accendere lo schermo che, immediatamente, si divise in sei piccoli riquadri di un bel color verde marziano. Lavorando con una levetta, dislocarono le telecamere in modo di aver tutto il contesto esterno sotto controllo. Due riquadri inquadravano la strada, due l’abbazia e il sentiero e gli altre due la mulattiera alle spalle del colossale edificio religioso.
<<Se qualcuno passa da queste parti, lo vediamo immediatamente>> disse Cassandre, bevendo un po’ di caffé scaldato su un piccolo fornello ad alcool.
<<Speriamo di essere fortunati>> ribatté Maurice.
A Nanni piace il post ♥
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
|
|