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Liguria tra mare e monti  - Pagina 2 Empty I forti di Genova

Mar Gen 30, 2024 7:08 pm
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Genova è stretta fra il mare ed i monti e sui monti c'è tutta una serie di forti che la circondano, costruiti a difesa della gloriosa Repubblica.

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I Forti di Genova, non hanno origine molto antica. Sorsero quasi tutti nell’800 sull’area di precedenti ridotte ideate per contenere l’assedio degli Austro-Piemontesi nel 1747.
La Repubblica di Genova fece costruire in quell’epoca una serie di fortificazioni provvisorie, per lo più muraglie in pietre a secco od in gabbioni per sostenere terrapieni. Le poche opere in muratura rimasero incomplete per le difficoltà finanziarie in cui versava la Repubblica; l’unico forte ad essere costruito, il Diamante, lo fu grazie all’offerta spontanea di una famiglia patrizia. Il periodo napoleonico apportò poche migliorie, infatti le spese militari dell’Impero erano nella maggior parte assorbite nella gestione dell’esercito e del materiale umano, relegando le opere difensive ad un ruolo secondario; le armate francesi non avevano bisogno di bastioni dietro cui ripararsi!Politica militare opposta orientava il governo Sabaudo, infatti vedremo sorgere enormi fortezze in un lasso di tempo relativamente breve, tra il 1815 ed il 1830. I Forti di Genova sono costruzioni che ne le esauste finanze della Repubblica di Genova nè il governo francese avrebbero mai potuto permettersi.

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Il Piemonte apporta anche una diversa tecnica costruttiva, basata sul mattone, unita ad una visione architettonica romantica che lascerà nelle fortezze un sapore talvolta medioevaleggiante.
Il contrasto è evidente, e ci permette di distinguere in un complesso di sovrapposizioni strutturali la linearità pulita di un elemento di periodo napoleonico da un’aggiunta talvolta cupa e mossa apportata dal Genio Sardo. Contribuisce anche alla formazione di masse articolate e possenti la nuova tecnologia nelle artiglierie, che iniziava allora a studiare le bocche da fuoco scanalate e i proiettili cilindrici, dotati di lunga gittata e di una forza di penetrazione nelle murature ben superiore a quella delle palle.

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Oltre i forti costruiti, molti altri rimasero alla fase progettuale, od interrotti nel primo stadio di costruzione.
Il motivo per cui il Piemonte si era preoccupato di fornire Genova di tante difese, così da costituirne la piazza più munita d’Europa, era che si voleva garantire una sede sicura ove trasferire il Governo Regio. Nel caso che Torino fosse minacciata od occupata, Genova sarebbe stata una testa di ponte con la Sardegna. I forti non furono mai messi a prova dal nemico, e nel giro di pochi anni si vide, fortunatamente, l’inutilità di tali opere, che furono usate soltanto durante l’insurrezione cittadina del 1849.

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Alla fine ‘800, non sussistendo più il pericolo rappresentato dall’Austria, divenuta ormai nostra amica con la “Triplice Alleanza” l’inasprirsi dei rapporti con la Francia, si diè impulso al potenziamento delle batterie costiere, ed alla realizzazione di fortezze per difendere Genova da ponente.
La tipologia di queste fortificazioni ormai è decisamente moderna, anche se conserva la tradizione del fossato perimetrale. Si tratta di fortezze a livello del suolo, con murature in pietra, coperte da un manto di terra per mimetizzarle solide con spesse volte in calcestruzzo.
A questo periodo risalgono i forti sulle alture tra Cornigliano e Sestri e presso il passo del Turchino. Ma anche questi ebbero vita breve perchè furono dismessi dopo la prima guerra mondiale. 



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Fonte: genovaforti.com

Fotografie: web 

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Liguria tra mare e monti  - Pagina 2 Empty Campo ligure, un paese in filigrana

Dom Gen 21, 2024 5:50 pm
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Campo Ligure
Uno dei Borghi più belli d’Italia, situato in una caratteristica posizione al centro dell’intersezione dei torrenti Stura, Angassino e Ponzema.
Il Paese si trova a circa 30 km nell’entroterra di Genova.
Il suo nome deriva da un campo fortificato che le legioni romane avrebbero posto nel 3° secolo a.C., diventato poi ‘Campo Freddo’, derivato da ‘frei’ (libero) perchè autonomo rispetto ai domini dell Superba e tramutatosi nel nome attuale sotto il Regno dei Savoia nel 1884.

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La fiera bellezza del castello medievale degli Spinola, che dall’alto osserva i tetti e i campanili dell’antico borgo; la sobria eleganza del ponte romanico sullo Stura; l’esuberante facciata dipinta del palazzo Spinola, sulla piazza principale del Paese; i colori liguri e vivaci delle case; i caruggi, sui quali si affacciano le botteghe degli artigiani e il profumo della revzora appena sfornata; il Museo della Filigrana, un gioiello che conserva gioielli, scrigno di un’arte antica che ha qui una delle sue capitali internazionali. Cartoline da Campo Ligure, eletto fra i borghi più belli d’Italia per la sua bellezza e per le sue infrastrutture, turistiche e non. Un Paese appoggiato nel verde delle colline e delle montagne che lo abbracciano, un posto in cui vivere è bello, in cui il tempo non si è fermato ma ha trovato, piuttosto, la sua giusta dimensione.
Chi arriva, magari in treno, lungo un percorso che, da Genova, è ricco di suggestioni scenografiche e paesaggistiche, vorrebbe restare: un giorno intero, un weekend, una vacanza. Il posto è bello, riposante, invitante, stuzzicante. E cose da fare ce ne sono: si può addirittura, in estate, andare alla spiaggia, lungo un torrente. È come essere al mare, solo che non c’è la folla, il chiasso… Oppure guardarsi intorno, decidere, una volta visitato il borgo, di dedicarsi a una bella escursione in montagna, o alla visita del Giardino Botanico di Pratorondanino. Siamo, qui, nel Parco Naturale del Beigua, il più esteso della Liguria e fra i più apprezzati per le sue peculiarità.

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E a sera, poi, scoprire il piacere di sedersi a tavola. Per gustare le specialità tipiche, piatti liguri o caratteristici della zona. Prodotti freschi, sapori che avevamo dimenticato, privi di incertezze, ricchi di genuinità.
Un mondo sempre più raro: Campo Ligure.
Inoltre Campo è famoso per l'artigianato della filigrana. In questo borgo vengono cesellati dei veri merletti di filigrana, meraviglie di arte e fantasia.

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Fonte: lamialiguria.it

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Liguria tra mare e monti  - Pagina 2 Empty I palazzi dei Rolli

Gio Gen 11, 2024 6:48 pm
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Genova è una città nascosta e molto originale. D'altra parte, la sua grandezza e potenza come repubblica marinara è innegabile (e ricordiamoci bene che Genova è stata regalata ai Savoia dal congresso di Vienna, ma mai è caduta. A rigor di logica si potrebbe rivendicarne il ripristino  Liguria tra mare e monti  - Pagina 2 1f606)
Scherzi a parte, lo spazio a Genova non è molto, per questa ragione i palazzi nobiliari bisogna andare a cercarli soprattutto nel "più grande centro storico sicuramente d'Europa se non del mondo (?)
E qui si inserisce l'argomento Rolli. 
Ma cosa sono e a cosa servivano? 
Qua sotto un po' di spiegazione. 

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Nel XVI Secolo il Palazzo Ducale di Genova non poteva accogliere tutti gli ospiti di Stato che affluivano nella città che allora era il centro finanziario più rilevante d’Europa, sia per ragioni politiche sia logistiche, tanto che nel 1576 il Senato della Repubblica della città creò i “Rolli degli alloggiamenti pubblici”. Questi erano elenchi dei principali palazzi aristocratici, i cui proprietari erano obbligati a ricevere diplomatici, dignitari e viaggiatori illustri in visita alla Repubblica, facendosi carico di tutte le spese di rappresentanza. Negli anni precedenti all’elenco, infatti, le antiche famiglie genovesi avevano rinnovato molte delle dimore del centro storico, e quelle più importanti ne avevano costruite di nuove.
Queste, estratte a sorte di volta in volta, andarono a sviluppare un modello di ospitalità pubblica unico che permise a Genova di accogliere celebri ospiti da tutto il mondo dando ulteriore impulso a commerci e centralità finanziaria. Tra questi, il pittore fiammingo Peter Paul Rubens, che ne racconta e disegna i palazzi in un importante volume pubblicato ad Anversa. Gli edifici, in stile tardo-rinascimentale e barocco immaginati spesso dal progetto dell’architetto Galeazzo Alessi, sono caratterizzati da scaloni aperti, cortili e loggiati che si affacciano su giardini e presentano ancora oggi le decorazioni originali del manierismo e del barocco genovese.

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Dal 13 luglio 2006, la commissione UNESCO riunita a Vilnius, in Lituania, ha inserito tra i siti Patrimonio dell’Umanità le Strade Nuove e 42 dei 163 palazzi iscritti almeno in una delle cinque liste ufficiali della Repubblica di Genova.
“Le maggiori dimore, varie per forma e distribuzione, erano sorteggiate in liste ufficiali (rolli) per ospitare le visite di Stato. I palazzi, spesso eretti su suolo declive, articolati in sequenza atrio – cortile – scalone – giardino e ricchi di decorazioni interne, esprimono una singolare identità sociale ed economica che inaugura l’architettura urbana di età moderna in Europa”, si legge nella targa posta dall’UNESCO a metà di Via Garibaldi a Genova.

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Fonte: artribune.com

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Liguria tra mare e monti  - Pagina 2 Empty Dolceacqua tra storia e leggenda

Ven Gen 05, 2024 9:15 pm
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E restiamo a ponente, estremo ponente. Vi porto a
Dolceacqua


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Si trova nella provincia di Imperia, a breve distanza dalla famosa Costa Azzurra e a soli 7 km dal Mar Mediterraneo.
Appena si entra a Dolceacqua, si è subito avvolti dal suo fascino storico. Il borgo è dominato dall’imponente Castello dei Doria, un maniero medievale che offre una vista mozzafiato sul paese e sui vigneti circostanti.
Passeggiando tra i vicoli stretti e acciottolati, si scoprono piazzette nascoste, case in pietra e la famosa “bottega di Monet“, dove il celebre pittore francese Claude Monet trasse ispirazione per alcune delle sue opere. 

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Il cuore di Dolceacqua è il suo iconico ponte medievale ad arco unico, un capolavoro di ingegneria che attraversa il fiume Nervia, unendo la parte antica del borgo con quella più moderna. 

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Dolceacqua non è solo ricca di storia e bellezza, ma anche di curiosità: questo borgo è famosa per la produzione del vino Rossese, un rosso D.O.C. che si accompagna perfettamente ai piatti tipici della cucina ligure.
Il Castello di Dolceacqua è una meta di sicuro interesse per gli amanti della storia e dell'arte. Una volta entrati nel castello, si può apprezzare una magnifica vista su Dolceacqua. Salendo la scalinata che conduce alla cima, si può ammirare l'intero paese e immortalare la bellezza del luogo sia dall'esterno dell'ingresso del castello che dall'interno delle sue mura. 

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La storia del castello è affascinante e si intreccia con quella della regione. Dopo la caduta dell'Impero Romano, l'area rimase isolata per diversi secoli, finché i saraceni si insediarono a Frassineto nel Golfo di Saint Tropez. Nel X secolo, saccheggiarono, distrussero e rapirono lungo la Val Nervia, controllando i valichi delle Alpi. Nel 980, i conti di Provenza, i conti di Ventimiglia, i Grimaldi e altri signori liguri e provenzali si allearono e sconfissero i saraceni.
I benedettini contribuirono alla ripopolazione e alla ricostruzione dell'area, introducendo la coltura dell'ulivo e il sistema delle terrazze. Nel 996, con l'investitura di Corrado I, nacque la signoria dei conti di Ventimiglia, che diventarono protagonisti della politica locale di confine e rivali di Genova fino al XIII secolo.
Per controllare le valli della Nervia e del Barbaira, i conti di Ventimiglia fecero costruire un castello su un'altura a strapiombo sul torrente Nervia. Intorno ad esso sorsero le prime case del villaggio di Dolceacqua. Il primo documento in cui viene citata Dolceacqua risale al 1151, confermando che i monaci dell'abbazia di Novalesa possedevano un fondo nella zona.
Il castello subì numerosi assedi nel corso dei secoli, durante le lotte tra i conti di Ventimiglia e Genova, che alla fine ebbe la meglio. Nel 1267, Dolceacqua fu acquistata da Oberto Doria, membro della famiglia Doria, che mantenne il controllo del castello fino al 1900.
Il castello di Dolceacqua è stato gravemente danneggiato dal terremoto del 1887, che ha colpito anche altri borghi della zona, tra cui Bussana Vecchia, Bajardo e i territori del Golfo Dianese. Ciò ha portato all'abbandono e alla parziale distruzione del castello. Tuttavia, grazie agli sforzi di restauro, è stato possibile preservare l'essenza e le caratteristiche, consentendo ai visitatori di ammirarne lo scheletro e le torri, nonché di esplorare le sue sale interne.
All'interno del castello, sono state allestite alcune stanze che ospitano un museo.
La prima sala è dedicata alla storia del castello stesso, fornendo una panoramica delle vicende storiche che hanno segnato la sua evoluzione nel corso dei secoli.
La seconda sala è dedicata alla famiglia Doria, che ha giocato un ruolo di rilievo nella storia di Dolceacqua e nella gestione del castello.
Infine, una sala è dedicata a Monet, il celebre pittore impressionista che dipinse il famoso quadro "Le chateau de Dolceacqua". Quest'opera è ora conservata presso il Museo Marmottan Monet, ma la sala nel castello offre la possibilità di ammirarne una riproduzione e di approfondire il rapporto tra Monet e Dolceacqua.

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In questo borgo vive anche una leggenda legata alla tradizionale michetta, un dolce squisito oggi tutelato dalla Denominazione Comunale di Origine.
Nel corso del quattordicesimo secolo, questo tranquillo villaggio era sotto il controllo del Marchese Imperiale Doria, un signore famigerato per la sua crudeltà. Questi imponeva nel suo dominio lo “jus primae noctis”, una norma che costringeva le nuove spose a passare la prima notte di nozze con lui, anziché con i loro mariti.
In quel periodo buio, una giovane donna del luogo, Lucrezia, si ritrovò vittima di questa legge barbarica. Determinata a salvaguardare il suo amore e la sua dignità, Lucrezia e il suo amato si sposarono in segreto, ma la loro felicità fu distrutta quando le guardie del marchese la rapirono per condurla al castello.
Nonostante l’angoscia e il terrore, Lucrezia si rifiutò di cedere alle richieste del Marchese, giungendo persino a tentare di suicidarsi dalla torre del castello. La sua resistenza indomita la portò ad essere rinchiusa nelle segrete, dove decise di morire piuttosto che soccombere. 
La tragica sorte di Lucrezia commosse profondamente gli abitanti di Dolceacqua, che si sollevarono contro il Marchese. Il fidanzato di Lucrezia, astuto e valoroso, riuscì ad accedere al castello e minacciò i uccidere il Marchese se non avesse abolito lo “jus primae noctis”. La leggenda racconta che, spaventato, il Marchese revocò immediatamente la sua crudele legge.
Da allora, la michetta di Dolceacqua, con la sua delicatezza e fragranza, è divenuta più di un semplice dolce: è il simbolo della resistenza e della speranza, un omaggio alla determinazione e al coraggio di Lucrezia, che scelse di rimanere fedele ai suoi principi fino alla fine.

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Fonti: piccoliesploratori.com, agriturismolegirandole.com

Foto: web

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Liguria tra mare e monti  - Pagina 2 Empty Re: Liguria tra mare e monti

Lun Gen 01, 2024 5:44 pm
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Riviera di Ponente in inverno: un paradiso per il trekking
Borghi secolari, aria densa di salsedine, panorami unici e antiche tradizioni: la Riviera ligure di Ponenteè uno scrigno di tesori e profumi.
Per i trekker l’inverno è una delle stagioni ideali per esplorarla sui sentieri: la folla estiva è un ricordo, il clima è ideale per camminare e c’è un altro aspetto fondamentale: l’aria ripulita dai venti regala panorami nitidi e spettacolari.
L’estremo ponente ligure ha un sapore del tutto particolare: la luce meravigliosa è la stessa della vicina Costa Azzurra e della Provenza.
Una luce che ha stregato artisti e pittori che, come nella vicina Francia, sono passati di qui fermandosi ad ammirare estasiati questo paradiso tra mare e monti.


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L’itinerario che proponiamo coglie molti di questi aspetti, portandoci da Sanremo – che ha ben più da regalare del suo celebre Festival – fino all’antica Taggia.


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Si parte da Corso Marconi a Sanremo, nei pressi del cimitero monumentale, e si prosegue per circa 4 chilometri lungo la pista ciclopedonale “Parco Costiero” parallela al lungomare.
Lungo il percorso si possono visitare con brevissime deviazioni il Casinò di Sanremo, che ospitò le prime edizioni del celebre festival della canzone italiana, e le sinuose geometrie della Chiesa Russa con le sue cinque eleganti cupole.
A pochi passi, anche la Cattedrale di San Siro fa bella mostra di sé. Una volta giunti in località Tre Ponti, si prosegue sull’omonima strada verso est attraversando il Corso Giuseppe Mazzini e imboccando la Salita Poggio. 


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Da qui si prende via Val d’Olivi fino ad incrociare Via Duca d’Aosta.
Il sentiero inizia ora a salire staccandosi dalla costa ed inoltrandosi nell’entroterra verso il torrente Rio Armea.
Dopo aver attraversato un piccolo ponte sul corso d’acqua, si segue Vico Moraglia e si incrocia Strada Armea, che indirizza il cammino verso l’antico centro storico di Bussana Vecchia, raggiungibile tramite Strada Cascine Lunaire. 

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Irrinunciabile una sosta tra le stradine e i vicoletti di Bussana, un borgo medievale dalla tipica struttura ligure a pigna, circondato da pini, castagni e una ricca macchia mediterranea che in estate è tutto un frinire di cicale. Ne avevo già scritto in un post precedente. 
Una volta usciti dal centro storico, si percorre Via dei Fronti per circa 200 metri, per poi svoltare a destra al secondo svincolo.
Proseguendo verso est si incrocia la località Castelletti e si imbocca la mulattiera Oliveto, avvicinandosi verso Taggia tra le serre e i campi.

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Dopo circa 4 chilometri si tiene la sinistra fino a Via Revelli e si prosegue nella stessa direzione verso Piazza B. Cristoforo.
Si prosegue in salita San Domenico fino al monumentale ed omonimo convento, che fu importante centro religioso e culturale per ben tre secoli.
Continuando su Via Bastioni si raggiunge la porta di San Dalmazzo, da cui è possibile discendere verso il maestoso ponte a 16 arcate di epoca romana che attraversa il torrente Argentina.



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Fonte: trekking.it

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Liguria tra mare e monti  - Pagina 2 Empty Re: Liguria tra mare e monti

Lun Dic 25, 2023 7:51 pm
Sono più di quaranta i presepi allestiti nel paesino di Cosio D’Arroscia . È una caccia al tesoro per le vie del borgo antico. Spuntano da vecchie finestre e negli ambienti del Museo a cielo aperto che si trova nei vicoli del paesino.
«Come da tradizione da ormai quarant’anni il giorno dell’Immacolata, gli abitanti di Cosio assieme alla Pro Loco addobbano il paese nel miglior modo possibile allestendo i presepi per le vie del borgo abbinandolo al Museo a cielo aperto- spiega il presidente della Pro Loco Fabio Gravagno– quest’anno ne abbiamo fatto uno galleggiante, molto bello, in un vecchio lavatoio e sono visitabili fino al 15 gennaio. Alla domenica ci sarà la possibilità di fare una visita guidata del paese a partire dalle 15.30».
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Fonte: riviera24.it

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Liguria tra mare e monti  - Pagina 2 Empty L'ANTICA CERIMONIA DEL CONFUOCO L'ANTIGA ÇEIMÒNIA DO CONFEUGO

Dom Dic 17, 2023 6:50 pm
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Il confuoco (O confeugo /u kuŋˈføːgu/ in ligure) è un'antica manifestazione culturale della Liguria, celebrata tradizionalmente la vigilia di Natale o ancora verso la fine dell'anno. Evento storico legato alla Repubblica di Genova, viene ancora oggi commemorato principalmente a Genova e Savona, ma anche in altri comuni liguri anticamente sede di podesterie e capitaneati.

La tradizione nacque a Genova, come attestano alcune fonti storiche, nei primi anni del XIV secolo anche se molto probabilmente tale usanza storica risale a tempi più antichi. Nata per omaggiare la massima carica del Libero Comune - il podestà - e in seguito della Repubblica di Genova (i Capitani del popolo) e dal 1339 il doge stesso - la cerimonia popolare consiste nel donare all'autorità pubblica un grosso tronco d'alloro coperto da rami e adornato di nastri bianchi-rossi, i colori del vessillo di Genova, e nella relazione dei diversi problemi cittadini ai quali l'amministrazione locale deve porre rimedio.



Il confuoco di Rapallo nel 2007
La commemorazione storica vuole che sia l'abate del popolo - per Genova il rappresentante delle tre podesterie del Bisagno, del Polcevera e di Voltri - o il governatore/rappresentante di una zona della città ad officiare tale manifestazione.

Il confuoco fu celebrato annualmente fino al 1499 quando fu abolito durante la dominazione francese del re Luigi XII; ripristinato nel 1530 fu nuovamente soppresso dal Senato della Repubblica di Genova il 30 dicembre del 1637 poiché, secondo il testo del senato, causava gran confusione e una grave spesa per la popolazione della val Bisagno.

La cerimonia - celebrata in seguito con toni minori e più in forma "privata" - fu comunque eseguita fino al 24 dicembre 1796 dove l'ultimo abate di San Martino di Struppa, Antonio Bazzorao, consegnò l'augurio di inizio d'anno al doge Giacomo Maria Brignole. Storicamente fu l'ultimo omaggio alla massima carica repubblicana poiché dal 22 maggio 1797 la nuova dominazione francese di Napoleone Bonaparte decretò la soppressione della Repubblica di Genova e, di conseguenza, della manifestazione popolare.

A Genova l'allora manifestazione prevedeva lo scambio di auguri tra l'abate del popolo e il doge a palazzo Ducale lasciando nel cortile il ceppo di alloro e rami, chiamato confeugo da cui deriva la denominazione della cerimonia storica. L'abate, giunto al cospetto della massima carica repubblicana, proferiva le seguenti parole di saluto in lingua genovese Ben trovòu, Mesê ro Duxe (Tradotto in lingua italiana: Ben trovato, signor Doge) il quale rispondeva a quest'ultimo con l'affermazione Ben vegnuo Mesê l'Abòu, Ben venuto, signor Abate.

Dopo lo scambio dei doni, un mazzo di fiori finti per il doge e un biglietto cartulario da cento lire del Banco di San Giorgio per l'autorità religiosa, l'abate elencava i problemi della popolazione cui il doge avrebbe dovuto porre rimedio nell'anno successivo. Il ceppo d'alloro veniva acceso nella notte della vigilia di Natale dal doge alla presenza di personalità dei collegi comunali e dell'arcivescovo di Genova; la cerimonia si concludeva con lo spegnimento del falò gettandogli sopra del vino, zucchero e confetti e con un banchetto gratuito presso il palazzo ducale.

Nella cerimonia del 22 dicembre 2007 si è verificato nel confuoco del comune di Genova un evento storico[1] poiché, per la prima volta nella storia della kermesse popolare, si è dovuto cambiare la classica formula di saluto del XV secolo. Nel saluto tradizionale l'abate si è rivolto alla sindaco genovese Marta Vincenzi - prima donna a diventare primo cittadino del capoluogo ligure - con la denominazione Madamma Duxe (signora Doge) anziché il classico Messé ro Duxe.

Ancora oggi la festività viene rinnovata in diversi comuni e borghi della Liguria con uguale formula ufficiale - il falò del ceppo d'alloro - ma con varie modalità celebrative a seconda del comune. Nel ponente ligure viene officiata ad Albenga (nella frazione di Lusignano), Pietra Ligure, Noli, Savona, Varazze, Arenzano e Genova; nel levante nei comuni di Uscio, Recco, Santa Margherita Ligure, Rapallo, Chiavari, Lavagna e Sestri Levante (quest'ultima nella frazione di Riva Trigoso).

Ed ecco la descrizione e spiegazione di Cesare Dotti (digilander)

Il Confuoco (in genovese Confêugo) è stato mutuato, in anni relativamente recenti e per mantenere un legame con la tradizione regionale, dalla cerimonia medioevale celebrata tradizionalmente in Genova, capitale della Repubblica Serenissima, sospesa talora (come nel 1637) per vari motivi, talora di tipo economico e soppressa definitivamente nel 1797: fu ripresa 127 anni dopo, il 24 dicembre del 1923, dall'Associazione genovese "A Compagna di Zeneixi", la madre di tutte le associazioni riunite oggi nella ligure Consulta che ne hanno seguito l'esempio anche nella celebrazione del Confêugo introducendolo anche in altre località della Repubblica Genovese nelle quali in effetti non era mai stato celebrato. Fuori Genova si ha unicamente notizia di Confêughi celebrati anticamente nelle Colonie genovesi del Levante e nel dominio di Corsica, quasi come un collegamento di sentimenti con la Patria lontana. La cerimonia genovese risale ai primi anni del XIV secolo ma certamente l'usanza era più antica: l'omaggio era dapprima offerto al Podestà, capo supremo del Comune, in seguito passò ai Capitani del Popolo ed infine, dal 1339 in poi, al Doge. "O Confêugo" (letteralmente il Confuoco), che consisteva in un grosso tronco di alloro (de öfêuggio) adorno di fronde, fiori e di nastri bianchi e rossi (i colori della Repubblica), era il saluto di Capo d'Anno e rappresentava l'omaggio del popolo e lo scambio di voti augurali con le più alte cariche della Repubblica. Il privilegio della consegna era riservato, pare sin dal 1307, agli Abati del Popolo rappresentanti le Podesterie del Bisagno e del Polcevera che si alternavano nella cerimonia: questa era anche il primo atto ufficiale dell'Abate neoeletto per il nuovo anno. Successivamente fu incombenza del solo Abate del Bisagno: l'ultimo Confêugo fu celebrato il 24 dicembre 1796 dall'Abate Antonio Bazzorro della parrocchia di San Martino di Struppa. Alla vigilia di Natale la popolazione del Bisagno si recava in processione al ponte di Sant'Agata dove, salendo su due appositi massi, avveniva il passaggio dello stendardo di S. Giorgio e delle consegne tra Abate in scadenza e quello di nuova nomina. Ricordiamo che lo stendardo di S. Giorgio era custodito durante l'anno nella chiesa di S. Maria delle Nasche, presso Bavari. Si riformava il corteo, che dalla Porta d'Arco era scortato dalle milizie cittadine e l'Abate, affiancato dal notaro (che faceva funzione di sindaco del suo villaggio) dopo aver accompagnato, con il popolo e gli sbandieratori con bandiere rossocrociate, il tronco di alloro, trainato da bianchi buoi aggiogati, fin nel cortile di Palazzo Ducale, o Paxo, saliva all'appartamento dogale, si presentava la Doge e con deferenza proferiva il rituale saluto "Ben trovòu Messê ro Dûxe" (Ben trovato Signor Doge): il Doge rispondeva "Ben vegnûo Messê l'Abbòu" (Benvenuto Signor Abate). L'Abate poi augurava le Buone Feste al Doge e gli riferiva sulle condizioni della sua valle: il Doge ringraziando donava una somma di denaro e dolci e vini alla folla dopo di che il corteo si scioglieva. Sopraggiunta la sera, all'ora dell'Ave Maria il Doge con le autorità e i rappresentanti dei Patrizi genovesi scendeva a dar fuoco al tronco d'alloro (o Confêugo appunto) dopo averlo asperso di vino e poi gettava tra le fiamme vino, zucchero e confetti: la cerimonia in piazza così aveva fine e seguiva un sontuoso ricevimento negli appartamenti con distribuzione di vini, confetterie e arance della riviera. L'abbruciamento rituale faceva sì che il popolo attribuisse ai tizzoni poteri magici e taumaturgici e la lotta per impossessarsene era così viva che si dovette imporre che il Cintraco(*) raccogliesse lui i residui del Confêugo arso per procedere poi ad un'equa distribuzione tra i richiedenti.

(*) Nel medioevo era il Pubblico Ufficiale che teneva le chiavi della città e della torre comunale, chiamava il popolo a parlamento e conduceva ambascerie. Dal ligure Cèntrego derivante dal greco bizantino KentraKos.

E dopo tutta questa pappardella, vediamolo un po' 




Questo è il corteo 





E questa la cerimonia 




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Ven Dic 15, 2023 3:53 pm
Stupendo questo presepe Genovese, Grazie  @Belibu Liguria tra mare e monti  - Pagina 2 1458171812

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Mar Dic 12, 2023 6:37 pm
Meraviglia!!!
Buona serata  @Belibu
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Liguria tra mare e monti  - Pagina 2 Empty Presepi genovesi

Mar Dic 12, 2023 6:20 pm
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Pochi sanno che la tradizione presepiale genovese risale agli inizi del XVII secolo e si sviluppa a tal punto da far sì che Genova si affermi, accanto a Napoli, come uno dei centri più attivi nella produzione di figure da presepe.

Il documento più antico che attesta l'esistenza di un presepe a Genova è costituito dalla cronaca manoscritta del convento carmelitano di Monte Oliveto, presso il sobborgo costiero di Multedo, datata 1610: viene documentato l'uso di manichini articolati e vestiti per un presepe, scandito nelle scene dell’Adorazione dei pastori, dell’Adorazione dei Magi e della Presentazione al Tempio. Quest'ultima veniva allestita attorno al 2 febbraio, quando la Candelora (l'usanza di benedire le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”) chiude il ciclo natalizio.
Tra le rappresentazioni della Natività più suggestive, il presepe del Santuario di Nostra Signora Assunta di Carbonara (detto “La Madonnetta”), il presepe biblico animato di Franco Curti presso l’Auditorium del Museo dei Beni Culturali Cappuccini, il Presepe del Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti e il presepe artistico (sec. XVII) con figure del Maragliano e del Navone, situato nell’Oratorio del Santissimo Sacramento e San Bartolomeo di Staglieno.
Il presepe del Santuario di Nostra Signora Assunta di Carbonara, detto “La Madonnetta”presenta un centinaio di sculture lignee o in costume d’epoca (databili dal XVII al XVIII secolo) in un’ambientazione assai scenografica della Genova antica, dove si riconoscono chiaramente molti luoghi cittadini. Si può inoltre ammirare la ricostruzione di una tipica fattoria genovese nel paesaggio della Val Bisagno. Dal 1977 il presepe è allestito in maniera permanente e pertanto visitabile tutto l’anno. Il santuario è raggiungibile utilizzando la funicolare che dal centro cittadino (Largo Zecca), sale verso le colline del Righi, scendendo alla fermata “Madonnetta”. Il viaggio in funicolare offre senza dubbio un’occasione unica per godere di suggestive viste “verticali” tra le case e il mare.
Da non perdere, il presepe biblico animato di Franco Curti presso l’Auditorium del Museo dei Beni Culturali Cappuccini di Genova, Questo presepe ha oltre 70 anni di storia ed è stato esposto nelle principali città del nord-Italia. Realizzato negli anni trenta del ‘900 da un artigiano di Carmagnola, Franco Curti, ha una superfice di 40 metri quadrati e si conserva ancora con tutti i suoi meccanismi originali. Il presepe, composto dalla ricostruzione di Betania, Gerusalemme e Betlemme al tempo di Gesù, con i cinque quadri meccanici delle Profezie, conta oltre 150 personaggi in movimento, cadute d’acqua, vedute panoramiche orientali, degradanti cambi di luce e un sottofondo musicale. All’interno del Museo sono inoltre esposte, come tradizione, le statuine settecentesche a manichino della prestigiosa scuola di Anton Maria Maragliano e Pasquale Navone accompagnate da statuine popolari genovesi e napoletane.
Il Presepe del Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti è uno dei presepi più piccoli al mondo. Una preziosa cornice in ebano e filigrana d'argento racchiude un rilievo di minuscole dimensioni (mm 84 x 62 x 16): raffinatissime figurine, modellate in cera bianca con una tecnica prodigiosa dal bavarese Johann Baptist Cetto, popolano i ruderi di un tempio che accoglie la Natività. Alberi e palme scandiscono la prospettiva della scena mentre in lontananza si scorge l’annuncio ai pastori sullo sfondo di una fantastica città turrita che domina un paesaggio lacustre. 
Presso l’Oratorio del Santissimo Sacramento e San Bartolomeo di Staglieno il suggestivo Presepe artistico (sec. XVII) con figure del Maragliano e del Navone, di cui vanno segnalate in particolare la qualità dell’intaglio delle figure settecentesche e la ricchezza dei costumi dei Magi e del loro corteo.

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Fonte visitgenoa.it

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