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La bandiera di Genova
Sab Apr 27, 2024 7:05 pm
Ogni anno il 23 aprile a Genova si festeggia la bandiera.
Siccome la si è concessa in uso (e non hanno mai pagato) agli inglesi, per la precisione, a re Riccardo Cuor di Leone, e pure a Milano,
chiariamoci subito, quella è la bandiera di Genova!
Arremba San Zorzu!
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Il borgo saraceno affacciato sul mare: Varigotti
Mer Apr 17, 2024 6:02 pm
Varigotti, in provincia di Savona e nella Riviera delle Palme (che fa parte del Ponente della Liguria) è una frazione che appartiene al comune di Finale Ligure. Il comune ha ottenuto il riconoscimento della Bandiera Blu di Legambiente per la qualità del mare. La particolarità del borgo sta nella sua discendenza saracena, che si vede in tante attrazioni.
Il “borgo vecchio” o borgo saraceno è un tipico borgo di pescatori, con case dai colori accesi e dall’aspetto mediorientale, affacciate direttamente sulla spiaggia. Il molo è intitolato al regista Renato Castellani. Addentrandosi all’interno del pittoresco ma essenziale centro storico, ci si perde in un labirinto di vie, vicoletti e piazzette nascoste.
Salendo ancora di più, attraverso sentieri battuti, si sale al promontorio di Punta Crena, che è facilmente accessibile dal centro storico grazie a un percorso pedonale. Sul promontorio c’è un uliveto secolare e un’antica torre di avvistamento saracena, costruita nel 1559.
Al di sotto di Punta Crena c’è l’omonima spiaggia, affascinante perché incastonata in una fessura della roccia. La si può raggiungere tramite un percorso impervio con corde su parete rocciosa: è sconsigliato alle persone non esperte, meglio raggiungere la caletta con un pedalò… o a nuoto!
Ma Punta Crena non è l’unica spiaggia, ce ne sono altre con mare molto bello – e soprattutto molto più semplici da raggiungere. Quella centrale è molto caratteristica con le casette disposte davanti al mare. Nella direzione di Capo Noli ci sono la Baia dei Saraceni e il Malpasso; per la maggior parte si tratta di spiagge fatte di sabbia fine.
Ti va una passeggiata?
Un bel percorso (facile e adatto a tutti) è il Sentiero del Pellegrino che collega Varigotti alla vicina Noli, per una lunghezza di 5 km. Il sentiero regala una bella vista sulla Baia dei Saraceni, e permette di vedere la Grotta dei Falsari (o Grotta dei Briganti), un’apertura nella roccia che regala uno scorcio splendido sul mare.
Fonte: trueriders.it
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Il Castello della Pietra (Vobbia)
Lun Mar 25, 2024 4:42 pm
Oggi andiamo in un posto che sa di favola, un Catello incastrato fra le rocce che sfida i nidi delle aquile
Il Castello della Pietra
Sulla provinciale che s'incunea nella gola scavata dal torrente Vobbia si può scorgere un capolavoro di architettura castellana ligure: il Castello della Pietra. Anche se le mura si trovano strette tra due grandi torrioni di puddinga, l'appellativo dell'architettura difensiva medioevale deriva dal nome della famiglia "della Pietra" che ne fu proprietaria fino al 1518, anno in cui il maniero passò agli Adorno fino ad essere abbandonato a seguito del trattato di Campoformio (1797) che sanciva la fine dell'epoca feudale.
L'imprendibile roccaforte rappresenta il più originale dei manieri che durante l'epoca dei feudi imperiali dominavano le valli risalenti verso il Monte Antola.
Il castello dal 1993 è visitabile negli ambienti interni grazie a oculati interventi di recupero: cisterne, segrete, camini, scale, posti di guardia, camminamenti di ronda e l'ampia sala centrale che occasionalmente diventa protagonista di rappresentazioni teatrali, concerti, sagre e mostre.
Un percorso figurativo illustra la storia del fortilizio, mentre una mostra permanentepresenta su tavole e stampe di altri manieri, affini a quello del Castello della Pietra per arditezza dell'impianto architettonico. Un sentiero si stacca dalla SP8 per raggiungere in 20 minuti circa questo vero e proprio nido d'aquila a guardia della Val Vobbia.
Fonte: parcoantola.it
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Il Monastero di Santa Maria in Valle Christi
Lun Mar 18, 2024 5:43 pm
Un’idea per una gita in Liguria? Specialmente per chi abita nella zona Genova e dintorni?
Il Monastero di Santa Maria in Valle Christi, a 30min da Genova, a 5min da Rapallo.
Secondo alcuni documenti presenti nell’Archivio di Stato di Genova si è potuto scoprire che la fondazione del monastero abbia avuto origine dal volere di una nobildonna genovese, Altilia Malfanti e della sorella Tiba, all’inizio del 1200.
Pare che siano state le due sorelle, già proprietarie del terreno, a voler la costruzione di un convento di monache dell’Ordine dei Cistercensi, con l’intenzione poi di ritirarsi esse stesse alla vita monacale.
Alcuni documenti riportano come gia dall’anno successivo alla richiesta (1205), il monastero era abitato dalle monache.
Non si conoscono, però, i motivi del progressivo abbandono del monastero a fine dell’Ottocento… Le autorità non diedero più alcuna importanza all’edificio e cian cianin il monastero iniziò il suo degrado. Le mura iniziarono a sgretolarsi e così facendo fornirono materiale per la costruzione di case coloniche, mentre gli edifici attornianti la chiesa ed il chiostro divennero il focolare ed il ricovero per le famiglie dedite al lavoro dei campi.
La svolta? Anno 1903: ciò che restava del monastero fu dichiarato monumento nazionale italiano, portando così i primi veri e concreti restauri.
Una curiosità/leggenda?
Si narra che in tempi molto antichi, una suora, follemente innamorata di un pastore, abbia trasgredito alla regola di castità rimanendo incinta e che per punizione sia stata murata viva, con la sua bambina appena nata, in una cella del convento. Molti asseriscono che nelle notti senza luna un lamento struggente sale dalle antiche pietre e si diffonde nella campagna.
Fonte: ilmugugnogenovese.it
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Filmato riviera di Levante
Dom Mar 10, 2024 6:15 pm
Oggi, giornata di pioggia furiosa che sta causando non pochi problemi in quell'arco di terra che si affaccia sul mare, vi propongo un filmato della riviera di Levante pieno di sole, colore e mare in abbondanza
E, da genovese, vi lascio con un
Arremba San Zorzu!
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trekking dall'aspetto lunare tra i forti Richelieu e Monteratti
Ven Mar 01, 2024 9:35 pm
Genova nasconde delle vere e proprie perle, ormai è risaputo. Tutti siamo ormai abituati alla bellezza delle nostre spiagge, a pochi kilometri dalla città, ma anche delle nostre alture, quando non addirittura delle nostre montagne che formano i primi tratti dell'Appennino, direttamente a picco sul mare.
Queste sono perle classiche, nella loro bellezza piuttosto conosciuta e dai canoni perfetti per gli scatti social più glamour, ma ci esistono anche perle più grezze, più ruvide e dall'aria anche forse un po' abbandonata, ma non per questo prive di fascino.
Una di queste è senza dubbio la grande Cava che si trova tra il Forte Richelieu e il Forte Monteratti, due delle fortificazioni orientali della città. Si tratta di un luogo quasi lunare, selvaggio, perfetto per un set di un film distopico, tra rocce di un color grigio pallido, ma che con il sole diventa brillante. Qui tutto è lasciato al trascorrere del tempo che passa inesorabile, testimonianza di una Genova che non c'è più, ma che non smette di affascinare. La Cava, anche se sarebbe più consono chiamarla ex Cava, fino al 1985 riforniva infatti la materia prima per la produzione di cemento allo stabilimento Italcementi, in Val Bisagno.
Si può arrivare qui abbastanza facilmente, sia con i mezzi pubblici, sia in macchina. Se si prende il bus basta scendere al capolinea del 67, direzione da Piazza Giusti verso Camaldoli, se si opta per la macchina è necessario impostare Google Maps in corrispondenza dell'Istituto Piccolo Cottolengo Di Don Orione (si consiglia di parcheggiare poco prima o nelle immediate vicinanze).
A questo punto si oltrepassa la catena a destra del Cottolengo Don Orione e si prosegue sempre dritti su di un sentiero ampio e comodo. Prima di arrivare alla ex Cava, poco dopo l'imbocco del sentiero, è possibile fare una piccola deviazione verso destra, per visitare Forte Richelieu. Purtroppo, come la maggior parte delle fortificazioni alle spalle della città di Genova, lo stato di abbandono è tristemente evidente, anche se, essendo vietato l'accesso al pubblico alla parte interna, il forte e il suo ponte levatoio sono piuttosto ben conservati, inoltre da qui la vista sulla città è incantevole. L'unica nota dolente è la grande antenna che svetta a pochi centimentri dalla facciata della fortificazione ma, tutto sommato, aggiunge al paesaggio un tocco industrial che non stona. Il forte si trova sulla collina di Camaldoli, è stato costruito tra il 1747 e il 1809, è intitolato al maresciallo omonimo e nella metà del diciottesimo secolo fungeva da baluardo nel periodo in cui Genova era minacciata dagli austro-piemontesi, belligeranti con Francia e Spagna e interessati agli sbocchi liguri sul mare.
Per raggiungere la ex Cava, da qui, è meglio tornare indietro verso il sentiero principale, comodo e praticamente privo di difficoltà o esposizioni. Nel caso si volesse costeggiare Forte Richelieu, lasciandolo alla propria destra, si percorrerebbe un tratto molto affascinante, disseminato di batterie risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, ma sarebbe comunque necessario tornare sul sentiero principale, questa volta in maniera però non troppo agevole, quindi meglio scendere nuovamente e raggiungere la Cava senza troppe deviazioni.
Dopo circa un quarto d'ora di cammino ecco la ex Cava, con il suo fascino lunare. Se si capita da queste parti in una giornata di meteo variabile i giochi di luce sono veramente affascinanti, soprattuto se il grande lago, in realtà un grosso avvallamento del terreno che normalmente è secco, si riempie di acqua piovana. A sinistra del lago sono visibili ancora strutture di servizio in cemento, oggi ricoperte di graffiti, a destra un grande arco nella roccia. Se lo si attraversa non si giunge su nessun sentiero secondario, ma è il luogo perfetto per degli scatti fotografici. Di fronte al lago, invece, si staglia una grossa parete, che spesso viene utilizzata come palestra di roccia, mentre tutto attorno è possibile incontrare ciclisti impegnati in acrobazione. Insomma, ce n'è per tutti i gusti!
A questo punto l'escursione potrebbe essere terminata, ma se ci si lascia il lago della ex Cava alla propria destra, si incontra il sentiero che conduce in circa un'ora di cammino alla sommità del Monte Ratti e all'omonimo forte. Il percorso è semplice, anche se leggermente in salita ed è caratterizzato da larghi tornanti che salgono verso la cima, in un'alternanza tra passaggi in un fitto bosco e punti più panoramici, verso la città. Non ci sono particolari difficoltà, ma in caso di pioggia nei giorni precedenti l'escursione, le foglie e il fango rendono la camminata poco agevole e piuttosto scivolosa. Alla fine del sentiero ecco sorgere il Forte Monteratti, che fu edificato tra il 1831 e il 1841 dal Governo Sabaudo, per difendere dagli assedi nemici proprio questo rivilievo, che si trova ad un'altezza modesta, poco meno di seicento metri sul livello del mare, alle spalle di Marassi e Bavari. Si tratta di un'imponente struttura lineare, completamente costruita in pietra, la cui facciata principale guarda direttamente alla città. L'interno è visitabile, anche se in stato di totale abbandono, tra vegetazione selvatica e strutture in rovina. Sulla strada del ritorno si possono trovare i resti di una struttura cirolare in pietra, da cui si gode una vista mozzafiato di Genova e del Monte Fasce.
Per tornare indietro si percorre esattamente il percorso a ritroso, oltrepassando nuovamente la ex Cava, ma tralasciando totalmente Forte Richelieu, per poi fare ritorno al capolinea del bus numero 67 oppure alle macchine parcheggiate lungo la via che porta all' Istituto Piccolo Cottolengo Di Don Orione. L'intero percorso è di circa 10 km, con un dislivello di circa trecento metri, senza particolari difficoltà.
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Re: Liguria tra mare e monti
Lun Feb 12, 2024 9:18 pm
In inverno, lontano dalle folle estive, la Riviera Ligure di Ponente sprigiona tutta la sua magia: la temperatura ideale per fare trekking, i colori e la luce del Mediterraneo invitano a camminare in questo paradiso tra piccole baie, grotte millenarie e giardini meravigliosi a picco sul mare
Nella parte più estrema della Riviera di Ponente, al confine tra Italia e Francia, la luce e l’ambiente mediterranei assomigliano al Paradiso.
Un paradiso millenario, come le Grotte dei Balzi Rossi che custodiscono uno dei più importanti siti archeologici del Paleolitico.
Da esplorare a piedi, tra insenature e spiaggette dove si può anche fare il bagno in acque cristalline.
Balzi Rossi, Giardini Hanbury, Capo Mortola: paradiso d’inverno
Dal parcheggio dei Balzi Rossi si raggiunge l’edificio del Museo, proprio sotto una ripida falesia rocciosa in cui si aprono le grotte che hanno restituito numerosi reperti paleolitici.
Si supera il museo, si passa alle spalle di una bellissima spiaggetta, per poi rimontare a fianco della ferrovia dopo una breve salita.
Godiamo degli straordinari panorami su Mentone e Cap Martin.
Raggiungiamo la prima casetta fianco ferrovia.
Lasciamo la stradina e svoltiamo a destra per scendere lungo la costa per un sentiero immerso nella macchia mediterranea tra grandi piante di aloe e agavi.
Superata punta Garavano rimanendo a pochi metri dal mare si apre un bellissima su una piccola spiaggia.
Dalla spiaggia due scalinate sottopassano la ferrovia e salgono al vicino tracciato dell’Aurelia, che va seguita verso destra per circa 1 km.
Dopo la galleria si segue l’Aurelia fino al successivo imbocco di una seconda galleria.
Qui svoltiamo a destra su sterrato lungo una porzione ancora ben conservata della via Julia Augusta.
Si tratta della strada voluta dall’imperatore Augusto per collegare la pianura padana con la Gallia.
Ci immergiamo in una rilassante pineta fino all’ingresso dei giardini di Villa Hanbury, con nuovi punti panoramici.
I Giardini si trovano a Capo Mortola, un promontorio da cui si gode di una vista spettacolare sulla costa tra Italia e Francia.
Borghi medievali e natura: l’arrivo a Ventimiglia
Da Capo Mortola, coi suoi imperdibili panorami e la grande ricchezza di biodiversità dei Giardini Hanbury, continuiamo su una strada privata per una decina di metri.
Si attraversa quindi la ferrovia con un sottopasso e si giunge di nuovo su Corso Francia.
Dalla strada asfaltata si scende per circa un chilometro attraversando piccole strade – che offrono diversi punti di accesso alla costa.
Raggiungiamo la località di Ville di Latte all’altezza di un cavalcavia ferroviario.
Da qua si percorre via Romana e si raggiunge in pochi metri Corso Toscanini.
Si prosegue verso il centro di Ventimiglia Alta, arroccata su un’altura, salendo da Piazzale Funtanin alla Cattedrale dell’Assunta per via Garibaldi.
Costruita tra il XI e il XII secolo, la chiesa principale di Ventimiglia fu restaurata completamente alla fine degli anni ’60.
Proseguiamo verso Lungo Roia Girolamo Rossi, a pochi passi dal punto in cui il torrente sfocia nel Mar Ligure.
Fonte: trekking.it
fotografie: web
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Re: Liguria tra mare e monti
Dom Feb 04, 2024 9:17 pm
Metto delle immagini che ho carpito in un blog, sono da attribuire ad Andrea Ferrando e sono talmente belle che ve le voglio proporre. Non è un fenomeno insolito per la Liguria, ma è speciale essere su di un monte (qui credo che si tratti vicino al Monte Fasce) ed avere sotto di se un mare di nuvole.
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Cosio D'Arroscia
Mer Gen 31, 2024 9:16 pm
Il comune è situato nell'alta valle del torrente Arroscia, a neanche venti chilometri dal confine con la Francia. Il paese, a 721 metri sul livello del mare, è situato nelle Alpi Liguri. Oggi ha poco meno di duecento abitanti.
Il territorio di Cosio di Arroscia, così come dai reperti rinvenuti presso la grotta Cornarea, è stato abitato fin da un'epoca preromana dai Liguri Ingauni, una popolazione dedita all'agricoltura e alla transumanza, che vi avevano costruito un tipico castellaro (un recinto fortificato in pietra, solitamente eretto sulla cima di un colle).
In epoca romana sul territorio comunale sorsero una "azienda agricola", una villa romana e varie torri a scopo difensivo, una delle quali, opportunamente rimaneggiata, è divenuta in epoca medioevale il campanile dell'oratorio di Nostra Signora Assunta ed anche il simbolo del paese stesso.
La caduta dell'Impero romano d'Occidente nel 476 provocò anche in questo territorio l'invasione dei Barbari e la successiva dominazione dei Bizantini. Seguì nel 643 la conquista longobarda del re Rotari e il dominio dei Franchi con l'istituzione del Comitato di Albenga, territorio nel quale fu inserita anche la comunità cosiese.
Nel XIII secolo il feudo d'Arroscia, e quindi anche Cosio, passò sotto il dominio dei conti di Ventimiglia ed in particolare nella castellania dell'alta valle Arroscia, che aveva nel borgo cosiese il suo centro principale. I marchesi di Clavesana, discendenti degli Aleramici, fecero erigere un poderoso castello in seguito abbattuto nel 1232 durante una rivolta dei valligiani. Del castello non si hanno resti: secondo la storia, il forte dei Clavesana si trovava nella località detta U castéllu nelle vicinanze dell'attuale quartiere di San Rocco, secondo altre teorie il castello sorgeva sotto l'attuale piazza San Sebastiano, ed in seguito inglobato nelle varie abitazioni. Fino al 1300, infatti, gli abitanti di Cosio non vivevano nel borgo, ma sparsi in vari casolari nei vari poderi. A testimoniare ciò la chiesa di San Pietro del Fossato, risalente ad un tempo anteriore al XIV secolo, che si trova fuori dal centro abitato, in località Villa.
Nel 1233 fu uno dei borghi che fondarono la Pieve di Teco.
La fine del XIII secolo fu interessato da nuove diatribe signorili per il controllo del territorio ed in particolare tra il marchese di Ceva e il marchese di Clavesana. Questa parte del territorio dell'alta valle Arroscia giurò la sua fedeltà alla repubblica di Genova con atto del 13 giugno 1449 con la firma dei tre rappresentanti delle comunità cosiese, mendaticese e montegrossina. Tuttavia, i rapporti tra la famiglia Lengueglia e lo stato genovese non furono sempre ottimali e in più occasioni si verificarono incomprensioni, ma anche rivolte locali contro la signoria feudale.
Altri scontri bellici si verificarono in questa zona durante la guerra del 1625 tra la Repubblica di Genova e il Ducato di Savoia. Le truppe sabaude, al comando del principe Amedeo, occuparono il territorio di Cosio costringendo la popolazione al rifugiarsi per diciotto giorni nella grotta Cornarea; il paese fu poi liberato da una guarnigione di 130 soldati corsi.
Un passaggio nel Regno di Sardegna che si attuò con il trattato di Vienna del 1735 di quei territori dell'alta valle Arroscia, delle valli di Oneglia e del Maro e che perdurò sino agli eventi napoleonici di fine XVIII secolo. Con la dominazione napoleonica entrò dal 1805 nei possedimenti del Primo Impero francese che assoggettò Cosio nel circondario di Porto Maurizio nella giurisdizione del Dipartimento di Montenotte dal 13 giugno 1805 al 1814.
Nel 1815 il territorio fu nuovamente inglobato nel Regno di Sardegna, così come stabilì il Congresso di Vienna del 1814, e successivamente nel Regno d'Italia dal 1861. Con regio decreto assume nel 1862 la denominazione di Cosio di Arroscia.
Dal 1859 al 1926 il territorio fu compreso nel V mandamento di Pieve di Teco del circondario di Porto Maurizio facente parte della provincia di Porto Maurizio (poi Provincia di Imperia, dal 1923).
Dal 1973 al 31 dicembre 2008 ha fatto parte della Comunità montana Alta Valle Arroscia e, con le nuove disposizioni della Legge Regionale nº 24 del 4 luglio 2008, ha fatto parte fino al 2011 della Comunità montana dell'Olivo e Alta Valle Arroscia.
E' un borgo medievale, ha chiese di pregio e diversi musei. E' presente il Museo diffuso[16], un percorso che si snoda nelle piccole strade del paese (carruggi, in ligure) toccando molte installazioni che ricordano la vita del luogo di inizio Novecento. Queste "scene d'arte" sono realizzate con oggetti originali dell'epoca, custoditi e donati dalle famiglie che li possedevano. Ad oggi, si contano più di trenta installazioni: la liscivia, i tessuti di "Giuanetta", l'antico forno, macchinari per il grano, il frantoio; solo per citarne alcuni.
Il museo dei cartelami che trova sede, presso l'oratorio dell'Assunta. I cartelami lì raccolti e custoditi, sono figure religiose realizzate tra il 1600 e il 1800, in tela, latta, cartone o legno. Nascono dall'intenzione di animare e rendere "concrete" le scene della Settimana Santa. Nello specifico, presso il museo è possibile vedere la ricostruzione della "Flagellazione di Cristo".
Il museo delle erbe[18]in herbis salus, dedicato alle erbe alpine e non solo, presenti sul territorio comunale. Il museo spazia dalla lavanda, tipica coltivazione floreale di questa zona, alla stella alpina. Esso presenta anche una serie di strumenti per la lavorazione di tali erbe, utili per la preparazione di tisane, estratti, e distillati; nonché due vasi in coccio dipinto realizzati dell'artista Filippo Biagioli per l'uso rituale di alcune specifiche piante erbacee. Lo spazio è sito nelle sale dell'ex palazzo comunale del paese, accanto alla chiesa dell'Assunta.
Il museo Simondo, che raccoglie alcune opere dell'artista Piero Simondo, il quale nel luglio del 1957 fondò l'Internazionale Situazionista (proprio a Cosio di Arroscia, sua città natale) insieme alla moglie Elena Verone, Walter Olmo, Guy Debord, Asger Jorn, Pinot Gallizio e Michèle Bernstein.
La principale risorsa economica del comune è l'attività agricola, specie nella coltivazione della vite, con la produzione di varie tipologie di vini, come l'ormeasco, dell'ulivo, dalle olive del quale si ricava un olio extravergine ottimo e sulla produzione di miele. Di particolare rilievo è anche la produzione casearia, con formaggi tipici come la toma.
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I forti di Genova
Mar Gen 30, 2024 7:08 pm
Genova è stretta fra il mare ed i monti e sui monti c'è tutta una serie di forti che la circondano, costruiti a difesa della gloriosa Repubblica.
I Forti di Genova, non hanno origine molto antica. Sorsero quasi tutti nell’800 sull’area di precedenti ridotte ideate per contenere l’assedio degli Austro-Piemontesi nel 1747.
La Repubblica di Genova fece costruire in quell’epoca una serie di fortificazioni provvisorie, per lo più muraglie in pietre a secco od in gabbioni per sostenere terrapieni. Le poche opere in muratura rimasero incomplete per le difficoltà finanziarie in cui versava la Repubblica; l’unico forte ad essere costruito, il Diamante, lo fu grazie all’offerta spontanea di una famiglia patrizia. Il periodo napoleonico apportò poche migliorie, infatti le spese militari dell’Impero erano nella maggior parte assorbite nella gestione dell’esercito e del materiale umano, relegando le opere difensive ad un ruolo secondario; le armate francesi non avevano bisogno di bastioni dietro cui ripararsi!Politica militare opposta orientava il governo Sabaudo, infatti vedremo sorgere enormi fortezze in un lasso di tempo relativamente breve, tra il 1815 ed il 1830. I Forti di Genova sono costruzioni che ne le esauste finanze della Repubblica di Genova nè il governo francese avrebbero mai potuto permettersi.
Il Piemonte apporta anche una diversa tecnica costruttiva, basata sul mattone, unita ad una visione architettonica romantica che lascerà nelle fortezze un sapore talvolta medioevaleggiante.
Il contrasto è evidente, e ci permette di distinguere in un complesso di sovrapposizioni strutturali la linearità pulita di un elemento di periodo napoleonico da un’aggiunta talvolta cupa e mossa apportata dal Genio Sardo. Contribuisce anche alla formazione di masse articolate e possenti la nuova tecnologia nelle artiglierie, che iniziava allora a studiare le bocche da fuoco scanalate e i proiettili cilindrici, dotati di lunga gittata e di una forza di penetrazione nelle murature ben superiore a quella delle palle.
Oltre i forti costruiti, molti altri rimasero alla fase progettuale, od interrotti nel primo stadio di costruzione.
Il motivo per cui il Piemonte si era preoccupato di fornire Genova di tante difese, così da costituirne la piazza più munita d’Europa, era che si voleva garantire una sede sicura ove trasferire il Governo Regio. Nel caso che Torino fosse minacciata od occupata, Genova sarebbe stata una testa di ponte con la Sardegna. I forti non furono mai messi a prova dal nemico, e nel giro di pochi anni si vide, fortunatamente, l’inutilità di tali opere, che furono usate soltanto durante l’insurrezione cittadina del 1849.
Alla fine ‘800, non sussistendo più il pericolo rappresentato dall’Austria, divenuta ormai nostra amica con la “Triplice Alleanza” l’inasprirsi dei rapporti con la Francia, si diè impulso al potenziamento delle batterie costiere, ed alla realizzazione di fortezze per difendere Genova da ponente.
La tipologia di queste fortificazioni ormai è decisamente moderna, anche se conserva la tradizione del fossato perimetrale. Si tratta di fortezze a livello del suolo, con murature in pietra, coperte da un manto di terra per mimetizzarle solide con spesse volte in calcestruzzo.
A questo periodo risalgono i forti sulle alture tra Cornigliano e Sestri e presso il passo del Turchino. Ma anche questi ebbero vita breve perchè furono dismessi dopo la prima guerra mondiale.
Fonte: genovaforti.com
Fotografie: web
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