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Belibu
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Parole troppo povere  Empty Parole troppo povere

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Parole troppo povere  978880471947HIG


Le parole di Gianni Rodari


Abbiamo parole per vendere,
Parole per comprare,
Parole per fare parole.


Andiamo a cercare insieme
Le parole per pensare.
Andiamo a cercare insieme
Le parole per pensare.


Abbiamo parole per fingere,
Parole per ferire,
Parole per fare il solletico.


Andiamo a cercare insieme,
Le parole per amare.
Andiamo a cercare insieme
Le parole per amare.




Prendendo spunto dalla poesia di Gianni Rodari, voglio proporre un articolo di Orizzontescuola 
“Prof, non so come dire, mi confidò un giorno uno studente durante un’interrogazione. L’ammissione fu illuminante…”. Inizia così il bell’articolo di Stefano Picciano sul Foglio
“Mi provocò a pormi più di un quesito circa la difficoltà nel cogliere con esattezza le parole, introducendo la grande questione del rapporto che vi è tra queste ed il pensiero”, prosegue Picciano. “Quel mistero, cioè, per cui il pensiero – mentre genera la parola – al contempo viene da essa definito, precisato, descritto”.
Pensiero e parole. Quante volte gli insegnanti assistono a colloqui, interrogazioni e interventi degli studenti, appesantiti dalla pochezza di un lessico che non aiuta a esplicitare e forse nemmeno a costruire al meglio il proprio pensiero, ad onta di uno studio che pure c’è stato? E quante altre volte si è rimasti al contrario affascinati dal linguaggio forbito, privo di pause, e arricchito di figure retoriche azzeccate e di sinonimi illuminanti in un’altra interrogazione e dunque anche sconsolati dalla grande distanza che corre tra chi sa parlare bene e chi stenta a farsi capire?
In poche parole… Spesso si sente dire proprio così. Proprio nell’incipit di una risposta o di un intervento: in poche parole, in parole povere. Ma se poche e povere sono le parole, poca e povera sarà la qualità dell’interlocuzione, assai dimesso sarà il piacere del discorrere. E siamo sicuri che la mancanza di parole non rappresenti spesso la base della violenza verbale e talvolta anche di quella fisica che scaturiscono all’interno di una discussione tra amici, tra compagni di scuola e tra compagni di vita?
Picciano richiama l’analisi di Umberto Galimberti, laddove scrive: “Se hai poche parole non puoi avere tanti pensieri, perché i pensieri sono proporzionali alle parole che possiedi: io non posso pensare qualcosa di cui non ho la parola. Quando ho poche parole, penso poco”. E ancora: “Con l’impoverimento del linguaggio, che crescerà sempre di più, perdiamo anche i pensieri perché nessuno può pensare una cosa a cui non corrisponda una parola. Non dobbiamo pensare che la parola sia un mezzo per esprimere un pensiero: la parola è la condizione del pensiero (…). Quindi ai giovani che si affacciano alla vita direi: non perdete le parole, perché se perdete le parole, perdete i pensieri!”. 
“Il concetto non giunge ad avere un’esistenza individuale e indipendente fino a che non abbia trovato una ben distinta realizzazione linguistica” – il rimando è stavolta a Edward Sapir, che aggiungeva: “Appena abbiamo la parola noi sentiamo istintivamente, con qualcosa di simile al sollievo, che possiamo maneggiare il concetto. Ma fino a che non possediamo il simbolo noi non abbiamo la sensazione di avere la chiave necessaria all’immediata comprensione e conoscenza del concetto”. C’è inoltre un richiamo a Ludwig Wittgenstein – “i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo” – e un altro allo Zibaldone di Leopardi: “Un’idea senza parola o modo di esprimerla, ci sfugge, o ci erra nel pensiero come indefinita o mal nota a noi medesimi che l’abbiamo concepita. Colla parola prende corpo, e quasi forma visibile, e sensibile, e circoscritta”, in quanto “noi pensiamo parlando”.
Ma che cosa vuol dire avere un numero limitato di parole nel proprio bagaglio culturale? Può esistere il pensiero senza il linguaggio? La mancanza di parole può generare violenza? E i sinonimi? Si può usare a cuor leggero un sinonimo – il primo che la memoria restituisce alla consapevolezza dell’istante – pretendendo per esempio che l’aggettivo grande produca la stessa efficacia narrativa dell’aggettivo vasto, di ampio o di esteso?
Il docente dell'articolo propone almeno un'ora settimanale per comprendere ed arricchire il lessico.
E, attenzione, non sono solo parole, è ragionamento, comprensione, sviluppo intellettivo. Non è un caso che il QI umano negli ultimi tempi sia in regressione. 

A Nanni, Dalila e Red Tony piace tantissimo ♥♥♥♥

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Commenti

Dalila
Mar Nov 28, 2023 10:02 pmDalila
Quando ho poche parole, penso poco”. E ancora: “Con l’impoverimento del linguaggio, che crescerà sempre di più, perdiamo anche i pensieri perché nessuno può pensare una cosa a cui non corrisponda una parola. Non dobbiamo pensare che la parola sia un mezzo per esprimere un pensiero: la parola è la condizione del pensiero (…). Quindi ai giovani che si affacciano alla vita direi: non perdete le parole, perché se perdete le parole, perdete i pensieri!”. 


Grande Galimberti 


Infatti stiamo assistendo ad un notevole impoverimento del linguaggio negli ultimi 20 anni piuttosto preoccupante.


Ciao  @Belibu

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